Le navi corsare tedesche nel primo conflitto mondiale

Oltre alle navi corsare della Kaiserliche Marine, anche le unità mercantili furono utilizzate alla stessa stregua per affrontare il traffico navale nemico. In realtà queste unità da carico, convertite in navi armate, mediante opportune modifiche, furono denominate incrociatori ausiliari. Appartenevano a queste tipologie tutti i navigli la cui velocità non era inferiore ai diciotto nodi e furono autorizzati dal proprio Stato a intraprendere questa speciale guerra.  Le navi corsare operarono principalmente nelle rotte d’oltremare. Le loro incursioni ebbero lo scopo di fiaccare il nemico. I “mercantili armati” attaccarono in particolar modo le navi cargo durante i loro spostamenti. Infatti, fin dall’inizio del primo conflitto mondiale, categorico fu l’ordine di Guglielmo II: «Le navi all’estero devono condurre la “guerra di corsa”, a meno che non ricevano ordini contrari. Le unità non adatte alla “guerra di corsa” dovranno essere impiegate come incrociatori ausiliari. Le aree di operazioni sono l’Atlantico, l’Oceano Indiano, il Pacifico … Le nostre navi all’estero non potranno contare ne’ su rinforzi, ne’ su grandi quantità di rifornimenti … L’obiettivo della “guerra di corsa” è menomare il commercio nemico; ciò deve essere fatto ingaggiando, se necessario, forze nemiche inferiori o equivalenti». Abbiamo chiesto allo storico navale Virginio Trucco (1) di parlarci dei corsari di Guglielmo II.

«Prima del Trattato di Parigi del 1856, la guerra da corsa, veniva effettuata con navi ed equipaggi civili, autorizzati dal proprio Stato, tramite apposita “Patente da Corsa”, a compiere atti di guerra contro le navi e le coste nemiche. Parte del bottino ricavato, doveva essere ceduta allo Stato, mentre il resto veniva diviso tramite apposite percentuali fra l’equipaggio e l’armatore. Possiamo affermare, che la differenza fra corsaro e pirata, fosse molto labile. Dopo il 1856, la guerra al traffico marittimo, fu autorizzata solo alle navi militari che dovevano consegnare tutto il carico allo Stato e venivano ricompensati sempre in percentuale. Inoltre, perché la nave catturata fosse considerata buona preda, dovevano essere portati i registri di carico davanti all’apposito Tribunale delle prede, che analizzati i libri, le dichiarava navi “buona preda”. In seguito si provvedeva alla confisca e alla ricompensa, oppure rilasciava la nave, poiché fermata ingiustamente. Pertanto, le navi dovevano essere equipaggiate con una parte dei marinai della nave “corsara” detto equipaggio da preda, e inviata in patria per il procedimento da parte del Tribunale. La norma prevedeva che le navi potevano essere affondate solo in rare eccezioni, e comunque in tutti i casi, l’equipaggio doveva essere tratto in salvo. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, la Germania, aveva navi da guerra sparse nei vari possedimenti coloniali, pertanto, decise di rispondere al blocco inglese, con la guerra da corsa, sia per interrompere i traffici mercantili nemici sia per rifornire le navi, soprattutto di carbone. Dell’incrociatore leggero “Emdem” e della sua crociera abbiamo già trattato, ora vedremo le altre navi utilizzate per la guerra da corsa.

Il “Königbserg”, incrociatore leggero varato il 12 dicembre 1905, armato con 10 cannoni da 105 mm e 10 da 52 mm, con una velocità massima di 24 nodi, nel marzo del 1914, fu inviato nell’Africa Orientale Tedesca (l’attuale Tanzania), al comando del capitano di fregata Max Looff, dove arrivò a Dar es Salaam il 6 giugno, dopo soste a Cagliari, Napoli, Messina, Port Said e Aden. Alla fine di luglio Looff, rendendosi conto della possibilità della guerra contro l’Inghilterra, decise di salpare, al fine di non farsi sorprendere nella baia di Dar es Salaam. Il giorno 4 agosto, mentre era in navigazione, fu informato dello stato di guerra con Francia, Russia e Inghilterra.   Nel pomeriggio del 6 agosto, la nave del comandante Looff bloccò il cargo inglese “City of Winchester” (che affonderà il giorno 11) dopo averlo depredato del carbone e dei viveri, riprese la navigazione fino al giorno 19. Looff, arrivato sulle coste africane nei pressi di Capo Guardafui (dove aveva fissato l’appuntamento con la carboniera “Somali”, che però non era sul posto), con a bordo solo 200 tonnellate di carbone e poca acqua, non gli rimase altro che attendere la carboniera che giunse il giorno 21. Il 23 l’incrociatore dopo aver effettuato il rifornimento salpò, facendo rotta verso il Madagascar. Il “Königbserg” non trovando prede in quelle acque, ai primi di settembre, si ricongiunse con la carboniera “Somali”, presso l’isola di Aldabra. Ma essendo il mare troppo agitato per effettuare il trasbordo del carbone, su suggerimento del comandante del Somali, entrambi le navi si diressero verso il delta del Rufiji. La zona era ampiamente conosciuta, infatti, i comandanti di bordo erano in possesso di carte particolareggiate grazie ai recenti rilevamenti della nave idrografica “Möwe”. Qui giunti, risalirono per 8 miglia uno dei canali del delta, fu inviato un telegramma a Dar es Salaam. Il governatore della piccola cittadina appena ricevuta la notizia organizzò un invio di provviste. Il 19 settembre, dopo aver effettuato il rifornimento e la revisione dell’apparato motore, Looff, venne a sapere che una nave da guerra inglese era ancorata a Zanzibar. Si trattava dell’incrociatore inglese “Pegasus”, intento anche lui nella revisione delle caldaie. Il “Königsberg”, lascio il delta la sera stessa. Alle ore 4.00 del mattino seguente fu battuto il posto di combattimento. Alle 5.05 venne rilevato il Pegasus a 5 miglia di distanza, e Looff ordinò di aprire il fuoco con l’armamento principale. Alla terza salva l’incrociatore inglese fu colpito. Nel frattempo anche gli inglesi aprirono il fuoco, anche se la nave tedesca era fuori dalla loro portata, in una decina di minuti, tutti i cannoni del “Pegasus”, furono ridotti al silenzio. Dopo 20 minuti di combattimento il comandante inglese, ordinò di ammainare l’Union Jack e di alzare bandiera bianca. A questo punto Looff, fece sospendere il fuoco e mentre il “Pegasus” bruciava e imbarcava acqua, iniziò a bombardare la stazione radio di Zanzibar.  Al fine di far credere di aver minato le acque, gli uomini di Max Looff gettarono in mare 14 casse per la cordite vuote e fecero rotta verso sud, con l’intento di raggiungere l’Atlantico e di rientrare in patria. Solo poche ore dopo, una delle motrici dell’incrociatore, andò in avaria a causa della rottura di un pistone che gli ufficiali di macchina, dichiararono irreparabile con i mezzi di bordo. Pertanto Looff, fece di nuovo rotta verso il delta e tornò al suo nascondiglio. Con l’aiuto dei contadini tedeschi, si provvide a far giungere le parti da riparare fino alla ferrovia che arrivava a Dar es Salaam. Looff consapevole dei lunghi tempi di riparazione, fece mimetizzare la nave, creò dei posti d’osservazione sulle vicine colline e sbarcando l’armamento secondario creò le difese antisbarco. Intanto gli inglesi, dopo l’attacco a Zanzibar e il bombardamento di Madras da parte dell’Emden, inviarono nell’Oceano Indiano altri 3 incrociatori leggeri di recente costruzione. Il 19 ottobre, l’incrociatore Chatham, fermò il vapore tedesco “Präsident”e scoprì che i suoi ordini erano di portare carbone nel fiume Rufiji. Il 30 ottobre l’incrociatore “Chatham”, raggiunse la foce del fiume. L’equipaggio dell’incrociatore dopo aver interrogato gli indigeni, ebbero la conferma che sul fiume vi era una grande nave. La mattina seguente l’incrociatore entrò nel canale più ampio del delta e aprì il fuoco che risultò però impreciso. Il capitano Looff, non avendo riferimenti per il tiro preferì non rispondere e decise di spostarsi ancora più all’interno. Il 2 novembre, anche gli incrociatori “Weymouth” e “Dartmouth”, giunsero alla foce e non conoscendo la profondità dei canali, i tre incrociatori, si limitarono a pattugliare il delta. Intanto arrivò anche la corazzata “Goliath”. Il 9 novembre fu affondato alla foce del canale maggiore il mercantile “Newbridge”. Gli inglesi erano sicuri di bloccare la nave, non sapendo che i tedeschi erano a conoscenza di altri canali navigabili. Cosa realmente bloccava il “Königbserg” era la scarsità di carbone (che non gli avrebbe permesso una lunga navigazione) e il numero di navi che pattugliavano il delta che cresceva sempre di più. Pertanto Looff, decise di spostarsi ancora più all’interno, andando a incagliarsi su un banco di sabbia. Il 19 novembre venne effettuato un volo di ricognizione, con un idrovolante Curtiss, noleggiato a Durban. Ma solo il 22 novembre il pilota avvistò la nave a 10 miglia all’interno del fiume (cosa non ritenuta possibile dagli inglesi, che decisero ulteriori ricognizioni), intanto tutti i tentativi fatti per inoltrarsi nel fiume con le lance furono respinti dalle postazioni predisposte. Nel frattempo il “Königsberg”, si spostò in un altro canale navigabile, inoltrandosi ancora di più nel fiume, e arrivando a 15 miglia dalla costa. L’arrivo della stagione delle piogge fermò tutte le operazioni.  A questo punto sia gli inglesi, che i tedeschi, studiarono un piano per uscire dallo stallo che si era venuto a crearsi. Gli inglesi decisero di utilizzare i monitori (chiatte a fondo piatto, armate di cannoni di grosso calibro, utilizzati per il tiro contro costa) mentre i tedeschi prepararono un piano per rifornire la nave. Il 19 febbraio partì da Amburgo un cargo carico di carbone e altri rifornimenti. La mattina del 14 aprile, l’imbarcazione da carico giunse nel luogo dell’appuntamento, trovandovi le navi inglesi che avevano intercettato il messaggio. La nave cargo fu danneggiata dal fuoco inglese e il suo comandante riuscì a farla arenare sulla riva, la perdita del carbone, fu la fine dell’incrociatore. Looff, vide sfumare la possibilità di prendere il mare e scomparire nell’oceano, quindi, si preparò alla battaglia, fece dipingere lo scafo di verde, e aumentò la protezione della coperta. I monitori giunsero alla foce del Rufji a fine di giugno. Il 6 luglio si portarono sul fiume, alle 6.47 diretti da un aereo aprirono il fuoco, contro l’incrociatore tedesco. Alle 7.00 il “Königsberg”, aprì a sua volta il fuoco, che risultò subito più accurato di quello inglese. Alle 7.31 gli inglesi riuscirono a mettere a segno un colpo sull’incrociatore tedesco, mentre alle 7.40 uno dei monitori, ricevette due colpi a bordo, uno sul cannone di prua e l’altro aprì una falla nello scafo tale da costringerlo a ritirarsi momentaneamente. Alle 8.10 anche il secondo monitore fu colpito non subendo anche gravi conseguenze. Per resto della mattinata, continuò lo scambio di colpi ma senza danni per i due contendenti. Alle 15.35, i monitori con le canne arroventate dall’utilizzo, si ritirarono, dopo aver sparato 633 colpi da 152 mm, di cui solo 4 colpirono la nave tedesca. Il giorno 11, i monitori tornarono sul fiume, questa volta il primo ad aprire il fuoco fu l’incrociatore tedesco. Alle 11.25, dopo pochi minuti, due colpi colpirono il monitore: uno nei pressi del cannone e uno a poppa, costringendolo al ritiro. Alle 12.45 un colpo da 152 mm, colpì una riservetta dei cannoni da 105 mm del “Königsberg”, provocando un’esplosione, lo scoppio portò la diminuzione dei cannoni che rispondevano al fuoco. Alle 12.53 sull’incrociatore era rimasto attivo un solo cannone; per un colpo ricevuto in un deposito munizioni, si dovette allagare il compartimento, cosa che causò la fine delle scorte di munizioni. Ormai il tiro inglese si faceva sempre più preciso, tanto che Looff alle 13.30 ordinò l’abbandono nave che fu fatta affondare, tramite lo scoppio di un siluro alle 14.00. Nonostante, le poche navi affondate, il “Königsberg”, ebbe la capacità di bloccare una grande quantità di navi da guerra inglesi e distrasse i due monitori dallo scenario dei Dardanelli, per il quale erano stati approntati. Nei giorni seguenti, i tedeschi, asportarono tutto il materiale recuperabile dalla nave, compresi i cannoni da 105 mm e l’equipaggio continuò a combattere a fianco delle truppe terrestri.

Il “Dresden”, unità gemella dell’Emden, fu varata il 5 ottobre del 1907 ed entrò in servizio il 14 novembre 1908. Alla vigilia della guerra, si trovava nel Mar dei Caraibi. Il 25 luglio, fu sostituito dal “Karlsruhe” e il 31 lasciò Haiti per rientrare in Germania al comando di Fritz Lüdecke, ma ricevette subito l’ordine di fermarsi ai Caraibi, visto l’imminente stato di guerra. Tra il 6 e 8 agosto, fermò ben sei navi, e dopo un sommario controllo dei documenti di bordo furono lasciate andare. Il 15 affondò il mercantile “Hyades”, e in seguito catturò la carboniera inglese “Holmwood” dalla quale si rifornì di carbone prima di affondarla. A questo punto Lüdecke, decide di passare in Pacifico e unirsi alla squadra di von Spee. Il 18 settembre ricevette l’ordine di raggiungere il “Leipzig” e di incrociare con lui al largo del Cile. Il 12 ottobre, si unì alla squadra e la seguì fino alle Falkland. Lì riùscì a sfuggire alla distruzione, grazie alla sua posizione di retroguardia alla maggiore velocità. Raggiunto lo Stretto di Magellano, il “Leipzig” si nascose nei suoi fiordi, in cerca di combustibile fino che al 19 di dicembre; e dopo aver effettuato il rifornimento dalla carboniera “Sierra Cordoba”, iniziò il suo peregrinare fra Atlantico e il Pacifico, fino a che con il combustibile ridotto all’osso, si diresse verso l’isola cilena di Juan Fernandez, dove richiese via radio un rifornimento di carbone. Pertanto, in soccorso, gli fu inviata, la carboniera “Gotha”, ma i messaggi furono intercettati e decrittati dagli inglesi, che svelarono la posizione dell’incrociatore tedesco. Il 7 marzo, arrivarono nell’isola 3 incrociatori inglesi, fra cui il “Glasgow” che, nonostante la neutralità delle acque Cilene, si avvicinò al “Dresden”, e apri il fuoco, costringendo gli uomini di Lüdecke ad ammainare la bandiera (il comandante tedesco protestò energicamente per la violazione della neutralità), poi Lüdecke diede ordine di affondare la nave.

Il “Karlsruhe”, fu varato 11 novembre 1912 ed entrò in servizio il 15 gennaio 1914, moderno incrociatore leggero, lungo 142 metri, largo 13.7 metri, dislocava 6191 tonnellate. Le caldaie alimentavano due turbine, che gli permettevano di raggiungere la velocità di 28.5 nodi, era armato di 12 cannoni da 105 mm, quattro in torri scudate in coperta (due a prua e due a poppa), i rimanenti in barbette laterali. Come prima missione, fu inviato nell’estate del 1914, nel Mar dei Caraibi a rilevare il “Dresden”, al comando del Capitano Kohler. Allo scoppio delle ostilità, la nave si trovava in mare. Il comandante Kohler, ben sapeva che la squadra inglese forte di quattro incrociatori gli dava la caccia. Pertanto decise di nascondersi nella vastità dell’oceano, dirigendosi verso le coste brasiliane dove iniziò la guerra da corsa. Kohler, dispose le sue carboniere, in maniera da aumentare il suo raggio d’azione, il che gli permise fino all’inizio di novembre, di catturare 17 navi, affondandone 16, per un totale di 76500 tonnellate di stazza. All’inizio di novembre, Kohler, decise di ritornare nei Caraibi per attaccare le installazioni portuali, il giorno 4, quando si trovava in prossimità delle Barbados, una violenta esplosione nel deposito munizioni di prua, asportò l’intera sezione di prora, uccidendo diversi marinai, compreso il comandante. La nave affondò in 30 minuti, e i 129 superstiti, furono raccolti dalle carboniere che viaggiavano con la nave. Le cause dell’incidente s’imputarono allo scoppio delle munizioni, dovuto al forte riscaldamento dei locali, dovuti sia alle alte temperature, atmosferiche, sia a quelle dovute alle caldaie. Gli inglesi seppero dell’affondamento dell’incrociatore Kohler solo il 15 marzo, fino ad allora 11 navi da guerra continuarono a dargli la caccia.

Oltre alle navi da battaglia, nella guerra da corsa, furono impiegate anche navi mercantili. Agli inizi soprattutto navi passeggeri, scelte per la loro velocità e stazza, anche se si dimostrarono voraci di carbone. Le più importanti furono: la “Kronprinz Wilhelm”, nave da 24900 tonnellate di stazza, con una velocità di 23.3 nodi, fu il corsaro di maggiore successo: in 8 mesi affondo 14 navi, sino all’11 aprile 1915, quando si fece internare negli Stati Uniti, a causa delle pessime condizioni delle sue macchine. La “Kaiser Wilhem der Grosse”, nave da 24300 tonnellate di stazza, con una velocità di 22.5 nodi. Lasciò la Germania il 4 agosto, prima che gli inglesi ponessero il blocco, il 26 agosto, mentre effettuava operazioni di carbonamento, fu sorpresa dall’incrociatore “Highflyer”, che lo affondò dopo un violento scontro. Fino a quel momento aveva affondato un peschereccio e due mercantili per più di 10000 tonnellate. La “Printz Eitel Friedrich”, nave passeggeri da 16000 tonnellate di stazza, con una velocità massima di 15 nodi, lascio Tsing tao, assieme alla squadra di von Spee, di cui fu alle dipendenze sino a ottobre, quando si sganciò e si diresse verso l’atlantico. Lì catturò o affondò 11 navi, per un totale di 33424 tonnellate, fino all’11 marzo 1915, quando senza più carbone entrò nel porto di Newport in Virginia dove si fece internare. Così la minaccia delle navi corsare tedesche era stata sventata, il traffico mercantile verso l’Inghilterra, doveva affrontare solo i sommergibili tedeschi, che a causa della loro autonomia, riuscivano a operare solo nelle acque prossime all’Inghilterra e del Mediterraneo. Pertanto il comando tedesco, decise di inviare nuovamente delle navi da corsa nei mari fuori dalla portata degli U-Boat; vennero scartati gli incrociatori che necessitavano nel mare del Nord, e le navi passeggeri, che a causa dell’alta velocità avevano autonomie ridotte. Si decise quindi di approntare le normali navi mercantili, che oltre alla grande autonomia, avevano la possibilità di immagazzinare carbone nelle proprie stive. Ne furono modificate diverse, ma solo alcune ebbero successo, fra queste vi furono la “Möwe”, il “Wolf II” e il “Seeadler”, questa fu l’ultima nave corsara a vela. Il “Möwe”, fu la più famosa per numero di navi affondate nel corso di ben due crociere, al termine del quale riuscì a tornare in patria. Si trattava di una nave varata con il nome di Pungo nel 1915, con una stazza di 9800 tonnellate e una velocità di 14 nodi, ma con un’autonomia di 8700 miglia. La nave fu rinominata “Möwe”, in onore della nave idrografica autoaffondatasi in Africa Orientale Tedesca all’inizio della guerra. Il mercantile fu armato con 4 cannoni da 150 mm, uno da 105 mm e due lanciasiluri, mentre nelle stive furono imbarcate 500 mine. La prima crociera inizio il 27 dicembre del 1915, al comando di Dohna Scholdien, per prima cosa, la nave posò 250 mine nelle vicinanze della base inglese di Scapa Flow, poi si diresse verso le coste francesi, dove posò il resto delle mine alle foci della Gironda. Poi si avviò verso l’Atlantico centrale e meridionale, nella sua crociera che si concluse il 4 marzo del 1916, la nave affondò ben 14 navi e catturò il piroscafo inglese “Appan” (che utilizzo come nave prigione per gli equipaggi catturati, a bordo del piroscafo furono trovati ben 18 casse d’oro dirette in Inghilterra), a cui si aggiunsero due mercantili affondati poiché urtarono le mine posate alla foce della Gironda e la corazzata “King George VII”, affondata il 6 gennaio a causa dell’impatto contro una mina, posata sempre dal “Möwe”,  nei pressi di Scapa Flow. La nave corsara tedesca, dopo essere stata revisionata, sempre al comando di Dohna Schlodien, ora Capitano di Fregata, riprese il mare alle 16.00 del 22 novembre. Durante la crociera furono affondate 23 navi, mentre una, il cargo “Yarrowdale” (che una volta catturato risultò trasportare motori di auto, acciaio e altri materiali ritenuti strategici per la Germania), fu catturato e inviato tramite un equipaggio da preda in patria, dove giunse il 31 dicembre. La crociera del “Möwe” terminò ai primi di aprile del 1917. Una volta rientrata in patria, la nave finì la guerra come posamine nel Mar Baltico. Il “Wolf II” era il mercantile “Wachtfels”, da 11200 tonnellate, con una velocità di 10.5 nodi e un’autonomia di 32000 miglia. Fu armato con 6 cannoni da 150 mm, uno da 105 mm, quattro lanciasiluri e 465 mine, novità assoluta per i qui tempi. Sul “Wolf II” fu imbarcato un piccolo idrovolante, al fine di estendere il raggio d’avvistamento della nave. Al comando del Capitano di Corvetta Karl Nerger, partì da Kiel il 30 novembre 1916. Il comandante decise di trascurare il Nord Atlantico, dove imperversavano i sommergibili tedeschi e si diresse verso l’Atlantico meridionale, dove posò una parte delle mine al largo del Capo di Buona Speranza. Proseguendo la navigazione, posò le altre mine davanti ai porti di Bombay e Colombo, mine che causarono l’affondamento di due mercantili, per 13904 tonnellate. Continuò la crociera nel Pacifico. Dopo 15 mesi di navigazione e più di 100.000 miglia percorse, erano state affondate 13 navi per un totale di 38142 tonnellate. Il 21 febbraio 1918 la nave rientrava a Kiel dopo una crociera di 452 giorni. Il “Seeadler”, goletta a tre alberi, ex statunitense “Pass of Balmaha”, catturato nel giugno 1915, fu armato di 2 cannoni da 105 mm, e gli fu montato un motore diesel, che gli permetteva di raggiungere i 9 nodi. Il comando fu affidato a Felix von Luckner, che all’età di 14 anni aveva intrapreso la via del mare imbarcandosi su diversi velieri. Salpò dalla Germania, il 21 dicembre 1916, attraversò l’Atlantico settentrionale, e iniziò la guerra da corsa nell’Atlantico meridionale. Passò poi attraverso Capo Horn ed entrò in Pacifico. Qui, non ebbe la stessa fortuna che in Atlantico, fino al giugno 1917, quando gli Stati Uniti entrarono in guerra. Dopo l’affondamento di due mercantili americani, il 29 luglio si ancorò sull’isola di Mopelia, dove il 2 agosto un’onda anomala scaraventò il veliero sulla barriera corallina, incagliandolo. Dopo 35000 miglia percorse e 14 navi affondate per 30099 tonnellate, il “Seeadler” aveva finito la sua carriera di nave corsara».

(1) Virginio Trucco è nato a Roma, ha frequentato l’Istituto Tecnico Nautico “Marcantonio Colonna”, conseguendo il Diploma di Aspirante al comando di navi della Marina Mercantile. Nel 1979, frequenta il corso AUC (Allievo Ufficiale di Complemento) presso l’Accademia Navale di Livorno, prestando servizio come Ufficiale dal 1979 al 1981. Dal 1981 è dipendente di Trenitalia S.p.A. Lo storico navale Virginio Trucco è membro dell’Associazione Culturale BETASOM (www.betasom.it).

Foto a corredo dell’articolo:nave corsara SMS Möwe

Giuseppe Longo
giuseppelongoredazione@gmail.com
@longoredazione

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