Emigrare e accogliere: le due facce della medaglia

Decidere di lasciare tutto e trasferirsi in un altro paese, cambiare vita, ricominciare, costruire nuove relazioni. Il fenomeno dell’immigrazione rappresenta l’ultimo atto di un processo che inizia nella terra di origine; infatti, la persona che decide di trasferirsi comincia a maturare questa scelta molto tempo prima della partenza, ponendosi domande esistenziali sulla vita ed in particolare sulla qualità della stessa. Quando questo processo interiore di introspezione conduce alla scelta consapevole di volere migliorare la propria vita, la persona decide di emigrare, pianificando tutte le azioni da impiegare per raggiungere l’obiettivo.
Partire comporta lasciare i cari e le appartenenze e non sempre tutto questo è facile. Non vivere più la quotidianità della propria casa, degli affetti più cari è un vero e proprio lutto ed in quanto tale va affrontato ed elaborato. Ecco allora che sentimenti di solitudine e abbandono caratterizzano i tempi nella nuova città, i giorni iniziano a susseguirsi gli uni altri connotati da un velo di tristezza e malinconia, ed è proprio in questi momenti che è necessario interrogarsi e chiedere a se stessi cosa stia accadendo: forse si ha solo voglia di casa o di tornare. Questa malinconia ingoiata deve trovare un luogo dove dimorare e dunque è importante integrarsi nel tessuto sociale, creare nuove relazioni, mescolarsi tra la gente ed iniziare a nutrirsi di nuove tradizioni. I motivi che spingono una persona ad emigrare possono essere diversi: lavoro, familiari, economici e tanti altri ma, al di là della motivazione di base, ogni processo migratorio è costernato dalla presenza di due sentimenti che coesistono: paura di abbandonare la propria terra e desiderio di partire. Alcuni studi hanno rilevato che l’entità del trauma vissuto prima della partenza è una misura predittiva della capacità di adattamento nel nuovo paese. Mentre sono pochi gli studi sul periodo che precede la partenza, se ne ritrovano tanti che affrontano il tema dell’adattamento nel nuovo territorio. Ecco allora che l’emigrato attiva diverse strategie di adattamento al nuovo: potrebbe emarginarsi non accettando regole, valori e comportamenti del paese ospitante, o dissociarsi aderendo al proprio gruppo etnico presente nel territorio e costituire cosi un gruppo chiuso, potrebbe assimilare e adeguarsi totalmente al gruppo autoctono, o infine aderire sia al proprio gruppo etnico che al gruppo autoctono e nutrirsi di entrambi gli stili di vita. Qualunque sia la strategia adattiva che sceglie, l’importante è creare uno stile personale che sia in grado di realizzare quanto desiderato e sognato prima della partenza. Ma durante il processo di inserimento adattivo l’immigrato non può essere lasciato solo ed un ruolo chiave lo svolge la società ospitante che ha una grossa responsabilità poiché deve essere in grado di favorire la condivisione e creare il “noi” capace di convivere nell’accettazione incondizionata dell’altro e delle altrui diversità.

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