Psicopatologia e potere politico

E’ sufficiente una breve ricerca sulla definizione di “politica” per coglierne le declinazioni dall’aulica etimologia greca riferibile alla “polis” e intesa come «arte, scienza, attività di chi partecipa al governo della vita pubblica», bene comune e interesse di tutti a cui tutti prendono parte, fino ai significati meno letterali di «prassi, condotta tenuta nella gestione di un potere, in vista di determinati scopi da raggiungere» e ancora «comportamento accorto, astuto, scaltro».

Il linguaggio è sempre espressione o riflesso di ciò che accade in una società e ricorrere alle definizioni aiuta a circoscrivere temi complessi e vastissimi; tali sono le questioni inerenti la politica e le insidiose dinamiche del potere, oggetto di lucide analisi di illustri studiosi (V. Maimone, “Demopsicosi: potere politico e controllo delle masse”; R. Segatori, “L’ambiguità del potere. Necessità, ossessione, libertà”).

In estrema sintesi la questione si riduce al passaggio dalla compartecipazione, dalla pluralità, dal collettivo, alla condotta individuale e privata, contraddizione in essere rispetto all’origine legittima della politica e del potere. Credo che la natura implicita a tali fenomeni ne renda possibile l’accostamento o la trasversalità con la psicopatologia.

Quali tratti di personalità sono rintracciabili nel politico dominato dagli interessi personali? Varie tipologie si dispongono su un continuum che credo muova dal “problematico” all’apertamente “patologico”: uso distorto della comunicazione nelle sue forme persuasiva, suggestiva o da abili affabulatori; bisogno di visibilità, notorietà, riconoscimento ed autoaffermazione come paura dell’incertezza personale; «ossessione del potere … come effetto della paura delle mancanze esistenziali, psicologiche e sociali» (R. Segatori); ambizione smodata; incapacità di accettare che il potere ha un tempo determinato; isterismo elettorale; delirio di onnipotenza supportato da valenze narcisistiche; incapacità di confrontarsi con il senso del limite.

In tutto ciò va contemplata la controparte relazionale individuata nella “massa”, le cui peculiarità contribuiscono ad avallare o a contrastare tali forme di potere definito “paranoico” e “psicotico”.

Gli effetti di una gestione politica poco limpida, fatta di disegni imperscrutabili e di impliciti, hanno gravità inestimabile per il senso civico conducendo al circolo vizioso dell’odio e dell’aggressività distruttiva.

A volte mi chiedo come queste persone vivano i loro rapporti familiari, sentimentali, amicali, perché ci vuole tempo, impegno e dedizione per mantenerli in salute e per garantire l’equilibrio tra il “dare” e il “ricevere” che li rende qualitativi e paritari; impegni e obblighi istituzionali improrogabili, incalzanti, cui non ci si può sottrarre, vanno a detrimento di un mondo personale e relazionale a dir poco penalizzato.

Sacrificio di sé per il bene comune? Sarebbe encomiabile. Purtroppo certi fatti ci dimostrano il contrario e nella “sete di potere” di alcuni resta disattesa la “fame di giustizia” di tutti gli altri che, con onestà, integrità ed equilibrio, non si arrendono.

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