Al Giglio ogni anno 120 interventi di angiopastica salvano tante vite umane

La Fondazione San Raffaele Giglio di Cefalù con i suoi circa 800 dipendenti, costituisce, insieme al turismo uno dei cespiti principali dell’economia della città. Sul Giglio ruota anche l’indotto. Medici, infermieri e personale amministrativo dimorano in case in affitto e acquistano prodotti locali. La drammatica notizia che si vuole ridimensionare l’ospedale con la soppressione di cinque divisioni tra le quali l’oncologia e l’urologia con la seguente perdita di centinaia di posti di lavoro ha gettato nello sconforto e nella preoccupazione il personale del nosocomio.

«La chiusura dei reparti – ha rilevato il presidente Giovanni Albano – configura una perdita di circa 5 milioni di euro con conseguenze disastrose. Abbiamo eliminato i circa 20 milioni di debiti e oggi abbiamo chiuso il bilancio con un attivo di circa 500 mila euro. Stavamo uscendo dal tunnel, abbiamo visto la luce, e ora cercano di farci tornare indietro di circa 15 anni. La radiologia è la terza in Sicilia. Il Giglio è uno dei pochi ospedali che evita ai pazienti siciliani di recarsi al nord per le cure. Statisticamente sono 7.200 i ricoveri annui che pongono l’ospedale al quinto posto in Sicilia, mentre, gli accessi al pronto soccorso nel 2015 sono stati 23.150. Lunedì faremo una riunione con tutti i sindaci del circondario che in questo problema certamente si mobiliteranno». «Facciamo ogni anno – ha rilevato il primario di cardiologia, Tommaso Cipolla (nella foto) – circa 120 interventi di angioplastica e questo ci ha consentito di salvare tante vite umane”. Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Cefalù, Rosario Lapunzina, il quale ha sostenuto che per l’urologia, con la chiusura di Cefalù, ci sarebbe un buco tra Palermo e Messina.

«Sono fiducioso – ha detto in conclusione il presidente Albano – che alla fine il buon senso prevarrà e questo ospedale continuerà a operare nell’interesse della comunità siciliana e dell’intero paese».

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