Cefalù città di Santi e terra di beati da non dimenticare

Cefalù città di Santi e terra di beati da non dimenticare. Fra i santi proclamati ufficialmente nessuno è mai nato a Cefalù. Si conoscono però persone le cui virtù durante la propria vita sono state improntate dalla santità. Fra questi il venerabile Francesco Gonzaga che nell’ottobre del 1857 fu nominato vescovo di Cefalú. Di lui si ha notiia che visse poveramente, semplicemente e in casa volle che tutti i suoi familiari fossero di vita irreprensibile. A Cefalú celebrò un sinodo e, a Palermo, partecipò al parlamento generale e lo presiedette. Attuò con solerzia le disposizioni emanate dal concilio di Trento. Riformò il canto ecclesiastico, edificò il seminario e il palazzo vescovile. Fu trasferito a Pavia e poi a Mantova, dove condusse sempre una vita di preghiera, carità e penitenza; pagò i debiti dei carcerati, rinnovò la facciata della cattedrale, il palazzo vescovile, fabbricò il seminario e alcune case per famiglie povere. Un altro giovane di cui si ha notizia di una vità improntata dai valori della santià è il Servo di Dio Mario Giuseppe Restivo. Un giovane scout nato a Palermo il 24 Gennaio 1963. E’ il primo di quattro figli, di genitori originari di Castelbuono. A tre anni circa dalla sua nascita, insieme alla famiglia, si trasferisce a Castelbuono. A 15 anni, sceglie come modello di vita la figura di S. Francesco e ne incarna lo spirito di povertà. Lo scoutismo cattolico fu il suo più forte ideale nel quale poter esprimere il suo impegno di apostolato perseverando sino alla fine. Morì il 19 Agosto 1982 nei pressi di Chambéry in seguito ad un incidente automobilistico, mentre si recava a Taizé. Aveva appena conseguito la maturità classica. Il 12 marzo 2006 il Vescovo di Cefalù ha insediato il Tribunale Ecclesiastico per il processo di beatificazione del Servo di Dio Mario Restivo. Si ha notizia anche di diversi vescovi morti in fama di santità. Tra questi Nicolò del Burellis che nel 1359 morì a Gratteri in prigione proprio in fama di santità tanto che il suo corpo venne accolto al grido di “santo e beato” dai fedeli quando venne trasportato nella cattedrale di Cefalù. Tra i vescovi morti in fama di santità anche il vescovo Castello che portava il viatico con le sue mani agli infermi e assisteva i morbondi uscendo anche di notte e in inverno. Ha guidato la diocesi cefaludese dal 1755 al 1788. Da non dimenticare il vescovo Sansoni anche lui morto in fama di santità nel 1921 per avere aiutato i poveri e dato loro tutti i suoi averi.

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