Seconda Guerra Mondiale: affondamento della Prince of Wales e del Repulse

Il 10 dicembre 1941 la corazzata “HMS Prince of Wales” e l’incrociatore da battaglia “HMS Repulse” venivano affondate al largo di Kuantan, in Malesia, da aerosiluranti e bombardieri giapponesi appartenenti alla 22ª Flottiglia aerea della Marina Imperiale. Le due navi inglesi insieme ad una piccola scorta di cacciatorpediniere facevano parte della flotta denominata “Forza Z” al comando dell’Ammiraglio Thomas Phillips, ed erano state inviate alla base navale di Singapore per rafforzare la presenza inglese in quelle acque. Infatti, la colonia britannica doveva essere maggiormente difesa dopo i drammatici fatti accaduti alla base navale americana di Pearl Harbor. Pertanto, l’8 dicembre le due poderose navi inglesi, la “Prince of Wales”, e la “Repulse” rispettivamente al comando dei capitani di vascello John Catterall Leach e William George Tennant, scortate da quattro cacciatorpediniere: “Electra” e “Express”, facenti parte della Home Fleet, “Tenedos” e “Vampire”, lasciarono il porto di Singapore alla volta di Kota Bahru, nell’estremo nord-est della Malesia, proprio in quella zona erano stati segnalati degli sbarchi della fanteria di marina giapponese. La squadra navale prese il largo, in direzione delle presunte invasioni, tuttavia l’Ammiraglio Thomas Phillips commise il tragico errore di far salpare le navi senza la necessaria copertura aerea. Il giorno successivo, il sommergibile nipponico “I 56” mediante il suo periscopio intercettò la formazione navale in navigazione e comunicò alla base aerea giapponese di Saigon la fatale scoperta. La “Forza Z”, ignara di essere stata intercettata, proseguiva la sua missione fino alla tragica mattina del 10 dicembre. In realtà, nonostante la strenua copertura di fuoco dei cacciatorpediniere, l’incrociatore “Repulse” ricevette il primo assalto, seguì l’attacco alla corazzata “Prince of Wales”, e dopo ripetuti e violenti assalti degli aerei del “Sol Levante”, le possenti navi, vero orgoglio della marina militare inglese, ferite a morte affondavano. Le navi “Prince of Wales”, classe “King George V” e la “Repulse”, classe “Renown” erano note per aver partecipato nel novembre 1941 alla caccia della corazzata tedesca “Bismarck”. In particolar modo la “Prince of Wales” che nel maggio 1941 ebbe a bordo un ospite illustre, il Primo Ministro del Regno Unito Winston Churchill, e una delegazione britannica. La nave con a bordo i diplomatici, salpò dalla baia di Scapa Flow il 4 agosto per fare scalo nell’isola di Terranova presso la base di Argentia. Lì il 9 agosto, durante l’incontro con il Presidente degli Stati Uniti d’America Franklin Delano Roosevelt, fu firmata la Carta Atlantica: la dichiarazione di principi di politica internazionale, che preparò l’alleanza militare dei paesi belligeranti contro le potenze dell’Asse. Abbiamo chiesto allo storico navale Virginio Trucco (1) di parlarci di quanto accadde il giorno 10 dicembre di settantacinque anni fa nella zona dello stretto di Malacca. 

«Considerando la delicata situazione polita in Estremo Oriente, la Gran Bretagna, decise nonostante la guerra in Europa ed Africa di rinforzare la propria presenza militare nei suoi possedimenti. Per le forze navali fu deciso di inviare la corazzata “Prince of Wales” da poco entrata in servizio assieme all’incrociatore da battaglia “Repulse” scortati da 4 moderni caccia “Jupiter”, “Encounter”, “Electra” e “Express”, denominata “Forza Z” al comando del viceammiraglio Sir Tom Phillips. Le navi salparono da Scapa Flow il 25 ottobre 1941 e giunsero a Singapore il 2 di dicembre. Mentre le bombe iniziavano a cadere su Pearl Harbor, i giapponesi iniziarono gli sbarchi sulle coste del Siam, ad Hong Kong ed in Malesia, raggiunto da queste notizie l’ammiraglio Phillips prese la decisione di uscire in mare per tagliare le comunicazioni del nemico. Le due unità maggiori scortate da 4 caccia (“Electra”, “Express”, “Tenedos” e “Vampire” salparono alle 17.35 dell’8 dicembre per intercettare i trasporti nemici nel Golfo del Siam, secondo il servizio informazioni, il naviglio nemico era protetto da 2 navi da battaglia classe Kongo, grande svantaggio degli inglesi era la mancanza di copertura aerea. Il viceammiraglio Nobutake Kondō, al comando delle forze da sbarco giapponesi, non trascurava il pericolo della “Forza Z”, aveva, infatti, programmato un attacco contro Singapore tramite gli aerei della 22ª flottiglia aerea della marina giapponese di base a Saigon. Nel primo pomeriggio del giorno 9, la formazione britannica fu avvistata dal sommergibile “I 56” che lanciò il segnale di scoperta, però sbagliò la stima della posizione indicando un punto 140mg più a Nord. Kondō, ordinò agli incrociatori “Nagami”, “Mikuma”, “Suzuya” e “Kumano” formanti la 7ª divisione incrociatori di dirigere verso il nemico con la scorta di 10 cacciatorpediniere, nello stesso tempo ordinò agli aerei di attaccare il nemico; a Saigon gli aerei erano pronti per l’incursione su Singapore si dovettero scaricare le bombe e sostituirle con i siluri, gli aerei furono pronti verso le 18.00, con poche ore di luce a disposizione si diressero verso la posizione sbagliata, non riuscendo a trovare le navi, solo tre aerei riuscirono ad avvistare la formazione nemica, vista svanire la sorpresa, la “Forza Z” alle 20.15 invertì la rotta per il rientro a Singapore.

Verso la mezzanotte all’Ammiraglio Phillips fu comunicato che i giapponesi erano sbarcati a Kuantan, località a 240 Km da Singapore di elevata importanza strategica, sia per la presenza di un aeroporto della RAF sia per la strada che attraversava la Malesia da nord a sud, l’ammiraglio decise di compiere un’incursione contro le truppe sbarcate, durante l’avvicinamento le navi furono avvistate dal sommergibile “I 58”, fu dato ordine di decollo agli aerei della 22ª flottiglia, tra le 6.22 e le 9.30 decollarono 97 aerei di cui 11 ricognitori, 26 bombardieri Mitsubishi G3M Nell, armati di siluri, 26 bombardieri Mitsubishi G4M Betty, armati di bombe e 34G3M Nell, armati di bombe. Giunto a Kuantan, Phillips non trovò traccia dei trasporti nemici, in quanto il messaggio inviatogli era errato. Intanto alle 10.00 del 10 dicembre aerei giapponesi attaccarono il “Tenedos”, che si era staccato dalla formazione perché a corto di carburante, alle 10.10 uno dei ricognitori avvistò la formazione navale. Alle 11.18 la “Prince of Wales” ed il “Repulse” subirono un primo attacco da parte di 9 bombardieri, che riuscirono a colpire seppur lievemente il “Repulse”, 20 minuti più tardi arrivarono 9 aerosiluranti che riuscirono a colpire il “Prince of Wales”, che riportò il danneggiamento degli assi delle eliche di sinistra ed il danneggiamento del timone, la sua velocità scese a 15 nodi, il “Repulse” chiese via radio l’intervento degli aerei a Singapore, alle 12.22 altri 3 siluri colpirono il “Prince of Wales” sul lato sinistro provocando la riduzione della velocità a 8 nodi, alle 12.23 il “Repulse” venne colpito da 4 siluri, tre a sinistra ed uno a dritta, che ne causarono il capovolgimento, poco dopo il “Prince of Wales” subì l’attacco di 9 bombardieri, una bomba esplose sul ponte principale, ma le molte cadute nelle vicinanze provocarono la disconnessione dello scafo con relative vie d’acqua, la nave si capovolse alle 13.20, i tre caccia di scorta recuperarono 2081 uomini. La presenza navale inglese in Estremo Oriente era di fatto annullata, i giapponesi persero 4 aerei».

(1) Virginio Trucco è nato a Roma, ha frequentato l’Istituto Tecnico Nautico “Marcantonio Colonna”, conseguendo il Diploma di Aspirante al comando di navi della Marina Mercantile. Nel 1979, frequenta il corso AUC (Allievo Ufficiale di Complemento) presso l’Accademia Navale di Livorno, prestando servizio come Ufficiale dal 1979 al 1981. Dal 1981 è dipendente di Trenitalia S.p.A. Lo storico navale Virginio Trucco è membro dell’Associazione Culturale BETASOM (www.betasom.it).

Testi consultati da Virginio Trucco: Storia della Marina Fabbri Editori.

Foto a corredo dell’articolo: La Repulse a Singapore e la “Prince of Wales” fotografata a Singapore il 4 dicembre 1941

Giuseppe Longo
giuseppelongoredazione@gmail.com
@longoredazione

 

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