Colpo di scena a Cefalù: l’ingegnere Di Paola ha ragione

Colpo di scena a Cefalù: l’ingegnere Di Paola ha ragione. Da anni non gli tornavano i conti sulla strada ferrata che dovrà attraversare la città di Cefalù. Era l’1 aprile del 2009 quando l’allora consigliere Di Paola inviava una lettera a cefalunews nella quale parlava della fermata metropolitana come dell’infrastruttura più importante e, nel contempo, quella più delicata dal punto di vista progettuale e realizzativo. Dall’autunno del 2015 i suoi interventi tesi a chiarire quanto stava accadendo allo Spinito, con la stazione in sotterranea, sono diventati continui e sistematici, grazie al blog qualecefalu. Per questo suo modo di fare è stato pubblicamente accusato di fare terrorismo. Oggi, però, per Saro Di Paola è una data importante. Oggi, l’ingegnere che tiene con il fiato sospeso quanti seguono le sue argomentazioni tecniche, si è preso una bella soddisfazione. Il sindaco di Cefalù in persona, infatti, ha annunciato, con un proprio comunicato, che nel progetto di raddoppio ferroviario saranno abolite la “galleria di sfollamento” della nuova fermata sotterranea di Cefalù, la così detta “finestra” di Sant’Ambrogio e il piazzale per l’inversione della “talpa” di Contrada Carbone. Tre opere verso le quali l’ingegnere Di Paola ha dimostrato i tanti loro problemi tecnici. Nel comunicato, però, sembra quasi che quando sta accadendo a Cefalù, in fatto di opere che cambiano nel raddoppio ferroviario, sia tutto merito di chi amministra. Niente è detto, invece, di quella opinione pubblica, con in testa Di Paola, che da tempo è impegnata a vederci chiaro con quanto accadrà nelle viscere della città di Cefalù con l’arrivo della strada ferrata. Abbiamo intervistato l’ingegnere Di Paola.

Oggi 29 dicembre 2016 il sindaco di Cefalù ha annunciato che, nei lavori ferroviari del doppio binario, saranno abolite tre opere: la galleria di sfollamento della nuova fermata sotterranea di Cefalù, la così detta finestra di Sant’Ambrogio e il piazzale per l’inversione della talpa di Contrada Carbone. Cosa provi nel sapere che quanto sostieni da tempo non sono sparate terroristiche, come qualcuno voleva far credere all’opinione pubblica, ma pura e semplice verità?
Mi limito a dire che provo amarezza e rabbia. Anche se l’amarezza e la rabbia non bastano ad esprimere appieno ciò che provavo quando mi definivano “terrorista”, ciò che ho provato, e provo, nel leggere l’odierno comunicato del Sindaco.

Da diversi anni a Cefalù si chiede trasparenza nei lavori del raddoppio ferroviario. Perchè secondo te il progetto è rimasto chiuso nei cassetti per diverso tempo e solo ora, grazie anche ai tuoi interventi tecnici, ci si accorge che molte cose non vanno?
Era il 27 aprile del 2013, quando con un apposito comunicato (http://www.qualecefalu.it/node/2152 ) il Sindaco annunciò che “entro la prima metà di maggio si sarebbe tenuto un incontro pubblico al quale avrebbero partecipato, oltre al comitato Quale Ferrovia, i dirigenti Italfer, RFI e Toto Costruzioni, per illustrare il progetto della nuova stazione e analizzare le problematiche connesse con l’avvio dei lavori”.
Ciò dopo che, nel mese di luglio (se non ricordo male) del 2012, il Sindaco aveva convocato e fatto svolgere nella sua stanza del Palazzo di Città un incontro ristretto con tecnici della Toto ed esponenti del Comitato “Cefalù quale ferrovia” al quale, invitato dal Sindaco, partecipai anche io. Il che significa che, già subito dopo l’insediamento a sindaco di Lapunzina, la Toto aveva consegnato al Comune il progetto appaltato, o parte di esso. Progetto, che sulle testate dei grafici era definito esecutivo e che io, in ogni occasione, ho definito “esecutivo” tra virgolette, per tante incongruenze che ne inficiavano l’esecutività.
Come tutti ricordiamo, il primo incontro su quel progetto si è svolto, soltanto, il 26 novembre del 2015.
Che, già in occasione di quell’incontro o subito dopo, il Sindaco abbia tenuto a dichiarare di avere ritardato l’incontro “per non destare attese in quanti ambiscono ad un posto di lavoro nei cantieri dell’appalto” dà la chiave di lettura del fatto che il progetto sia “rimasto chiuso nei cassetti” per oltre tre anni: Il Sindaco e la cosiddetta politica hanno guardato al raddoppio ferroviario dal punto di vista occupazionale e non dal punto di vista tecnico e dell’impatto ambientale. E’ amaro dirlo ma è così.

Puoi ricordare ai nostri lettori le accuse che ti sono arrivate in questi mesi per il solo fatto di dimostrare con il blog «qualecefalù» quanto non ti convinceva nella progettazione del raddoppio ferroviario?
Accuse, nel tempo, ne ho subite tante. Sin dal 1987, quando 14 Consiglieri del tempo, che avevano approvato la proposta di progetto con la stazione ad Ogliastrillo, chiesero il riesame del progetto, ufficialmente perché, come si legge nella mozione agli atti del Comune, nel decreto con il quale l’ARTA il 5 agosto 1987 aveva approvato quel progetto si leggeva che “il progetto della stazione di Cefalù avrebbe dovuto tenere conto del traffico non solo passeggeri, ma anche merci”.
Espressione fuorviante quella dell’ARTA, ma assolutamente priva di contenuto perché negli elaborati dei progetti che erano già venuti all’attenzione del Consiglio ed in quelli dei progetti successivi non vi era mai stato, prima e non vi sarebbe mai stato, dopo,alcunché che potesse far pensare alla previsione di uno scalo merci a Cefalù. Tant’è che il progetto attuale prevede che Cefalù sarà sede di una semplice fermata” con due soli binari.
In quella occasione, venni accusato di avere tratto in inganno l’intero Consiglio, con la relazione che, da assessore, avevo svolto in aula per illustrare il progetto. Avevo tratto in inganno il Consiglio e la Città perché perseguivo interessi di speculazione edilizia ad Ogliastrillo, Mazzaforno e Settefrati. E dire che mio zio, il compianto Salvatore Sanfilippo, mi accusò di averlo “pugnalato alle spalle” per essere stato favorevole alla stazione ad Ogliastrillo, che gli espropriava una striscia larga 2 metri e lunga 20.
Accuse di interessi speculativi che, contro di me, sono state reiterate ogni qualvolta, negli ultimi mesi, ho denunciato ed illustrato gli errori del progetto cosiddetto esecutivo, il cui inizio dei lavori ha, già devastato, irrimediabilmente, i versanti di “Fiume Carbone” e del vallone di marzo.
Quelle contro di me sono state, e sono, accuse che mi sono scivolate, e mi scivolano, addosso. Senza sfiorarmi. La verità, alla fine, trionfa. Sempre. Anche sulle vicende del raddoppio.
A non scivolarmi addosso, anzi a ferirmi nel più profondo, sono state le parole che, testualmente, riporto: “L’ing. Rosario Di Paola dice diverse cose che ha l’abilità di far sembrare non peregrine. La sua consuetudine con la retorica e con la tecnica gli consente di parlare da avvocato in tribunale usando solo una parte dei fatti tecnici per condurre il discorso dove lui vuole. Non so perché lo fa. Ma è un discorso di parte.” Sono le parole, che, il 15 dicembre 2015, il Prof. Arch. Marcello Panzarella ha scritto su Facebook per rispondere al Consigliere comunale Marco La Rosa, che a proposito delle mie argomentazioni sul progetto esecutivo e di “quanto su di esso non mi convinceva” aveva osato scrivere “Io credo che l’ing di Paola non dica cose peregrine”

Le tue dimostrazioni tecniche si sono rivelate vere anche per ciò che riguarda il piazzale per l’inversione della talpa di Contrada Carbone. Si accorgono solo ora di ciò che tu hai dimostrato già un anno fa. Ti è sorto mai il dubbio che qualcuno volesse nascondere tutte queste problematiche tecniche e ambientali?
Che le caratteristiche fisiche dei versanti dei Valloni Mazzatore e Carbone fossero, e siano, tali da non permettere la rototraslazione, cioè l’inversione ad U della talpa proveniente da Ogliastrillo, e che, pertanto, sarebbe stata necessaria una variante al progetto “esecutivo” l’ho scritto il 24 marzo del 2016 (http://www.qualecefalu.it/node/19015).
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Che oggi, dopo che i versanti dei due valloni sono stati devastati, il Sindaco dica che il piazzale per l’inversione di marcia della talpa a avrebbe avuto “un forte impatto ambientale” fa, soltanto, venire da piangere. Riguardo alla rototraslazione il mio dubbio non è sulla “volontà di nascondere le problematiche tecniche ed ambientali” che avrebbe, anche, potuto animare gli interessati. Il mio dubbio è sul fatto che, con le caratteristiche fisiche di quel luogo, vi sia stato qualcuno che abbia potuto concepire e “progettare” quella manovra e qualche altro che la abbia approvata.

Pur sapendo che la storia non si fa con i “se”. Cosa avrebbe guadagnato la città di Cefalù se si fosse guardata la progettazione del raddoppio ferroviario con attenzione già un paio di anni fa?
Se si fosse “guardato” al progetto “esecutivo” sin da quando, nel 2012, si sarebbe dovuto guardare, intanto, ed è quanto dire, non ci ritroveremmo con i Valloni di marzo, Mazzatore e Carbone inutilmente ed irrimediabilmente devastati.

A questo punto quali punti restano ancora da chiarire sul raddoppio ferroviario che attraverserà la città di Cefalù? Su cosa dovrà stare attenta l’opinione pubblica e l’informazione libera?
A questo punto, “l’attenzione dell’opinione pubblica e dell’informazione libera” dovrebbe essere incentrata su quello che nel progetto “esecutivo” è il nuovo piazzale della stazione.
(foto5) Quel piazzale, così come progettato, sarebbe la mazzata letale per l’unica ed ultima possibilità di miglioramento dell’assetto viario ed infrastrutturale del centro urbano di Cefalù.
Ciò, ovviamente, se si dovesse continuare ad insistere sulla fermata “metropolitana” sotto Pietragrossa. Ciò a meno che gli altri nodi che verranno al pettine, e ne verranno, non inducano chi di competenza allo spostamento della fermata ad Ogliastrillo.

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