Come si gestisce il patrimonio comunale a Cefalù? Ecco una sconvolgente ricostruzione

Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Giuseppe Abbate, sindaco di Lascari e cittadino cefaludese, in merito alla scoperta di un patrimonio immobiliare, venuto alla luce ufficialmente in questi giorni, ignorato ad oggi dal Municipio cefaludese.

Egregio Direttore, leggo con piacere la replica del Sindaco di Cefalù, pubblicata ieri sul suo giornale, relativa al patrimonio comunale “sconosciuto”, poichè finalmente, dopo oltre un decennio, la problematica esce dall’oblio ed è finalmente affidata alla massima autorità istituzionale di questa città. Dall’intervento del Sindaco, ammantato di tanta “cordialità”, traspare però qualche ombra di polemica se non la vera e propria accusa di essermi mosso per motivi legati alla incombente campagna elettorale. Sono affermazioni che non mi meravigliano più di tanto, poichè trovo del tutto naturale che ognuno giudichi secondo il proprio metro di giudizio. Nel rigettare comunque l’accusa di non aver fatto tutto il dovuto nel periodo in cui ho ricoperto cariche istituzionali in questa città, ritengo opportuno ripercorrere la cronistoria dei fatti.

Intorno al mese di maggio 2005, immediatamente prima delle mie dimissioni dalla seconda giunta Vicari, con l’intendimento di lasciare ordine sulle procedure espropriative relative ad una cooperativa che aveva realizzato degli alloggi popolari, ho appreso occasionalmente dal funzionario addetto, l’architetto Salvatore Vizzini, di una particella catastale intestata al comune di Cefalù nel tragitto della condotta idrica esterna della cui procedura espropriativa si stava occupando. Ritornato in amministrazione nel 2007 con la giunta Guercio, memore di quella particella, ho cercato altre notizie, con l’architetto Vizzini già in pensione, presso l’ufficio patrimonio ai cui atti però non rinvenni alcunchè. Appresi comunque dalla signora Maranto, vera e propria memoria storica del comune, della possibilità che ci fosse qualcosa; la stessa, pochi giorni prima di andare in pensione, mi consegnò un foglio con degli appunti scritti a mano su cui erano segnati i numeri di alcune particelle catastali e relativo foglio di mappa di proprietà del comune. Ricordo che in quegli appunti c’era anche un immobile in vicolo Rosariello che non compare nell’elenco attuale perchè a suo tempo inglobato nel complesso di San Domenico. Ogni ricerca di allora su quegli appunti non approdò a nulla sino a quando non entrò in giunta, intorno al luglio 2009, il compianto ing. Salvatore Bracco con il quale effettuammo diversi e complicati sopralluoghi.

Definito finalmente il tutto, abbiamo più volte invitato il Sindaco Guercio a visionare i luoghi sino a quando non si mostrò quasi indispettito di tanta insistenza. Al sottoscritto, dimessosi dalla giunta Guercio a novembre di quell’anno, non rimase che consegnare all’ufficio patrimonio tutti gli appunti con il lavoro che era stato fatto. Dopo circa un mese anche l’ing. Bracco rassegnò le proprie dimissioni.

Ritornai alla carica sull’argomento con l’amministrazione Lapunzina trasferendo quelli che erano i miei ricordi all’allora vicesindaco e assessore al patrimonio dr Salvatore Curcio il quale dopo alcuni giorni mi informò che, malgrado le ricerche effettuate, non era riuscito a rintracciare alcun atto.

Senza alcuna conoscenza delle attuali procedure informatiche, con la memoria storica della signora Maranto e dell’ing. Bracco ormai scomparsa, non disponendo più degli appunti di allora, mi ero ormai rassegnato alla impossibilità che il comune di Cefalù potesse riappropriarsi di quei beni. Per andare ai fatti di questi giorni, ritengo opportuno tornare indietro di circa un mese e mezzo quando, il 5 febbraio, invitato a radio Cammarata alla trasmissione domenicale “oggi parliamo di” insieme al Presidente del Consiglio di Cefalù prof. Antonio Franco, dopo l’intervento iniziale dello stesso che ha fatto riferimento alla difficile situazione in cui aveva dovuto operare l’amministrazione Lapunzina a causa del dissesto finanziario, nel corso del mio intervento dichiaravo di non essere convinto che il dissesto non si potesse evitare in virtù dell’enorme patrimonio immobiliare di cui Cefalù dispone; in particolare, dopo avere citato alcuni beni fra cui l’ex macello di Torretonda di cui ricordavo la valutazione di 750.000 euro effettuata dall’Ufficio Tecnico Erariale, facevo riferimento ai beni che sono oggetto delle polemiche di questi giorni , senza minimamente azzardare che questo patrimonio avesse potuto risolvere i problemi finanziari di Cefalù.

Al mio intervento è seguito immediatamente quello telefonico del Sindaco Lapunzina il quale ha dissertato sulla ineluttabilità del dissesto e sulle responsabilità del passato. Nessun accenno al patrimonio da me citato e di cui ritenevo di essere la sola memoria storica rimasta, nè in quella sede nè nei giorni successivi.

La mia preoccupazione a quel punto fu quella di avere trovato un altro muro di gomma e quando infine ho potuto disporre, in maniera perfettamente legittima dell’attuale elenco di beni di cui avevo sempre parlato senza poterli documentare, per scongiurare che questo patrimonio ricadesse nell’oblio, decisi in maniera altrettanto legittima, da cittadino residente di questa meravigliosa città, di renderlo pubblico consegnandone copia a due giornali telematici locali. L’obiettivo raggiunto, in attesa che qualcuno possa spiegare il diverso valore di tale patrimonio se portato alla luce a Cefalù, a Milano o a Lascari, è che sicuramente nessuno potrà per il futuro permettersi di lasciare questi beni fuori dall’elenco del piano delle valorizzazioni e delle alienazioni la cui delibera è sottoposta ogni anno al Consiglio Comunale quale atto propedeutico al bilancio e questo patrimonio, piccolo o grande che sia il suo valore, diventerà risorsa disponibile di questa città. L’unico consiglio è quello di non indulgere oltre, dal momento che c’è chi sostiene che trattasi di beni usucapibili. Nell’augurare comunque al Sindaco Lapunzina ogni fortuna politica, colgo l’occasione, signor Direttore, per assicurarla che, su questo argomento, non abuserò più dello spazio che il Suo giornale mi concede. Cordialmente. (Giuseppe Abbate, cittadino cefaludese)

 

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