Maria Messina: la scrittrice che amò Cefalù

Maria Messina è nata a Palermo il 14 marzo 1887.  Morì il 19 gennaio del 1944 a Masiano, una frazione a pochi chilometri da Pistoia, in una casa di contadini dove si era rifugiata per sfuggire ai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Nel 2009 i suoi resti mortali sono stati traslati dal cimitero di Pistoia a quello di Mistretta, ove oggi riposa accanto alla sua amata madre. Un suo capolavoro, Casa Paterna, (vedi sotto) è stato ambientato a Cefalù dal regista Maurizio Diliberto, in un film trasmesso dalla Rai il 25 dicembre 1986. Il film sarà riproposto al Cinema Di Francesca venerdì 12 maggio, INGRESSO LIBERO, ORE 17.30, alla presenza del Regista, di noti giornalisti e attori. Tanti i cefaludesi nel film, oltre a tutti i luoghi del set.

Così la ricorda la nipote, la scrittrice Annie Messina: “Una giovane donna minuta con un visino pallido dai grandi occhi luminosi,incorniciato da una massa di fini capelli castani. La sua fragilità celava una forza d’animo non comune, la forza che le ci era voluta per denunciare, lei signorina di buona famiglia che avrebbe dovuto ignorare certe vergogne, quello che si celava dietro la facciata di case rispettabili, in cui la donna era tenuta in uno stato di soggezione prossimo alla schiavitù”.
Maria Messina fu una grande scrittrice di cui, dopo la morte avvenuta nel 1944, si perse il ricordo. La memoria letteraria è stata molto avara nei suoi confronti, solo dopo la ristampa di alcune sue opere nel 1980 e l’attenzione di Leonardo Sciascia, si aprì uno squarcio sul silenzio che la circondava.
Era nata a Palermo il 14 Marzo del 1887 da Gaetano e Gaetana Valenza Traina. Nel 1903 si trasferì con la famiglia a Mistretta e lì visse fino al 1909. La maggior parte delle sue opere risentono delle atmosfere di quel luogo, nel cuore dei Nebrodi, della provincia messinese. In seguito si spostò in varie parti d’Italia per seguire il padre che era un ispettore scolastico: in Umbria, nelle Marche, in Toscana e infine si stabilì a Napoli.
A vent’anni fu colpita dalla sclerosi multipla, malattia che la costrinse a condurre una vita schiva, quasi sempre tra le pareti domestiche.
Intrattenne intensi rapporti epistolari con Giovanni Verga ed Ada Negri. Quest’ultima curò la prefazione ad una sua raccolta di novelle del 1918 Le briciole del destino e pur non avendola mai incontrata le scrive: “Mia piccola sorella Maria, non ti conosco fisicamente ma mi sembra di conoscere bene la tua grande anima”.
Tra le sue raccolte di novelle ricordiamo Pettini fini del 1909, Piccoli gorghi del 1911 e Personcine e Ragazze siciliane del 1921.
Il suo primo romanzo Alla deriva è del 1920 e da lì parte la sua cifra stilistica che fotografa e racconta una società provinciale, perbenista, rassegnata alle forme da rispettare e che fa emergere la donna come “una vinta tra i vinti”, un essere passivo in una condizione di “muta e drammatica subalternità”. Fu anche autrice di libri per ragazzi e ragazze: Cenerella, I figli dell’uomo sapiente, Il galletto rosso e blu e Il giardino dei Grigoli.
Per alcuni critici letterari le opere di Maria Messina possono essere inserite nel filone narrativo seguito da Verga, Capuana e Pirandello. In effetti nei suoi primi scritti si rintraccia l’influenza verghiana ma in seguito la sua arte narrativa assume un’identità autonoma, con un verismo in cui gli avvenimenti impattano soprattutto l’animo femminile.
Leonardo Sciascia la definì invece una “Mansfield siciliana” per i suoi racconti realistici e l’interesse verso la quotidianità.
Così le scrisse Ada Negri dopo aver accettato di scrivere la prefazione de Le briciole del destino: “le briciole del destino: avare e magre, sprezzanti ed anonime, che la vita getta con distratto compatimento agli Umili…tu hai voluto studiare questi cantucci di umanità che sanno di vecchia polvere, di vecchi stracci abbandonati, di vecchie ragnatele, di vecchie lacrime rancide: Tu vi sei riuscita piccola sorella Maria. Come?…Non so”.

Fonti, risorse bibliografiche

Maria Messina, Personcine, Sellerio 1999

Maria Messina, Casa paterna, Sellerio 1986

Maria Messina, Ragazze siciliane, Sellerio 2000

Maria Messina, La casa nel vicolo, Sellerio 2009

Marinella Fiume (a cura di), Siciliane. Dizionario Biografico, Emanuele Romeo Editore 2006

TESTO DI: Ester Rizzo (enciclopediadelledonne.it)

Casa Paterna, grazie al regista Maurizio Diliberto (papà di Pif),  diventerà un film girato a  Cefalù nel 1986. Tra gli interpreti anche gli Attori della Ras Melkart direttida Accursio Di Leo. Protagonista della novella Casa Paterna è Vanna, una donna siciliana sposata ad un avvocato romano. Delusa e amareggiata, incapace di sopportare la solitudine e l’alienazione della grande città, decide di spezzare quel vincolo tornando alla casa paterna, centro di tutti i legami affettivi e di tutte le care memorie, “dove la sua giovinezza era sbocciata come un fiore”. Ben presto Vanna si rende conto che la sua famiglia non è disposta ad accettare la vergogna di quella separazione. 

Questa una breve scheda del film: Sceneggiatura Maurizio Diliberto, Fotografia Piero Schimmenti, Programma curato da Rory Flugy Pape’, regia di Maurizio Diliberto, Titoli di coda: Musiche di Teo Uselli. Vanna: Mariella Lo Giudice; Guido: Mico Cundari; Madre: Adele Modica; Maria: Maria Teresa Amato; Padre: Accursio Di Leo; Antonio: Egidio Termine; Nené: Enzo Termine; Remiglia: Rosa Pianeta; Viola: Elina Lo Voi; Luigi: Carmelo Montalbano; Socialista: Giancarlo Mirone, Anarchico: Franco Viviano. Riprese Enrico Salsi, Montaggio RVM Piero Rotondo, Tecnico audio Pippo Bartolomei, Specializzato di ripresa Mario Bellina, Doppiaggio, sincronizzazione e mixaggio Alfonso Bianchi, Direttore doppiaggio Dedi Savagnone Usuelli, Per i costumi Sartoria Pipi, Per le scene esterne Cooperativa Armonia, Aiuto regia Rory Flugy Pape’, Regia Maurizio Diliberto.

 

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