Seconda Guerra Mondiale: 4 giugno 1942 la Battaglia delle Midway. La fine dell’espansione giapponese nel Pacifico

Il 4 giugno di settantacinque anni fa in prossimità dell’Atollo di Midway, nel Pacifico centrale, si svolse la grande battaglia navale che contrappose la flotta degli Stati Uniti d’America a quella giapponese. Lo scontro che si concluse il giorno 6 dello stesso mese, fu preceduto da un altro importante combattimento: la nota Battaglia del Mar dei Coralli (3 – 8 maggio) avvenuta sempre nel Pacifico, tra le marine militari americana e australiana contro quella nipponica. Tuttavia, mentre per quest’ultima battaglia, l’esito finale dello scontro fu una vittoria tattica per la Marina imperiale giapponese, per gli Alleati, invece, fu un successo strategico, poiché riuscirono ad arginare l’espansione nipponica verso sud. In realtà la Battaglia del Mar dei Coralli culminò dopo il fallimento dell’ “Operazione MO” (MOresby) programmata dall’Ammiraglio Osami Nagano, che prevedeva l’occupazione delle Isole Salomone e della città di Port Moresby in Papua Nuova Guinea, nell’intento di costituirne una base per gli attacchi contro l’Australia, affinché quest’ultima, fosse stata isolata dagli Stati Uniti. Tuttavia, un’altra mossa cruciale per il predominio giapponese nel Pacifico fu attuata invece dall’ammiraglio Isoroku Yamamoto mediante l’attacco alle Isole Midway denominata “Operazione MI” (MIdway). Infatti, l’atollo di Midway, formato da due isolette, poste a circa 1.135 miglia dalla base aerea di Pearl Harbor (1), era sede di un’importante e strategica base aeronavale americana e una minaccia giapponese su di essa, avrebbe inevitabilmente scatenato la reazione statunitense con l’invio delle loro portaerei. L’Ammiraglio Yamamoto, che era stato nominato comandante generale delle operazioni navali giapponesi nell’Oceano Pacifico, cercava di attirare nelle Midway, la flotta dell’United States Navy per eliminarla. Pertanto si decise altresì di effettuare uno sbarco nelle isole Aleutine, un arcipelago, nel Pacifico settentrionale, al largo delle coste dell’Alaska. L’azione militare era naturalmente un richiamo ingannevole. Infatti, il piano attuato dall’alto ufficiale della marina giapponese consisteva nell’avvalersi del concentramento dell’armata navale dell’U.S. Navy, nell’atollo, per attaccarla con la sua Flotta Combinata. Sebbene “l’Operazione MI” era circondata dalla massima segretezza, i giapponesi erano ignari che gli americani erano già in possesso del loro codice navale, grazie all’“Operazione Magic”, una delle operazioni di decodifica dei codici cifrati nipponici. La Battaglia delle Midway condotta interamente dall’aviazione navale, si concluse con la vincita statunitense, mettendo così fine al pericolo degli attacchi delle forze del “Sol Levante” nelle isole del Pacifico. Abbiamo chiesto allo storico navale Virginio Trucco (2) di parlarci della Battaglia delle Midway, considerata dagli storici come il primo grande scontro tra portaerei, durante tutto il secondo conflitto mondiale.

«Già nel 1940, con l’accentuarsi della tensione con il Giappone gli Stati Uniti avevano iniziato a trasformare l’isola di Midway in una seconda Pearl Harbour, nell’estate del 1941 erano entrati in funzione il porto artificiale, un aeroporto con una pista di oltre 1600m con le relative infrastrutture, alla difesa dell’isola era stata destinata una divisione dei Marines. Dopo l’incursione del colonnello Doolittle del 18 aprile 1942 sul territorio metropolitano giapponese, l’ammiraglio Yamamoto ritenne che l’occupazione di Midway avrebbe contribuito se non ad eliminare sicuramente a ridurre le possibilità di nuove incursioni, inoltre poteva essere l’occasione per impegnare in battaglia con la flotta americana e cercare di distruggerla. L’ammiraglio presentò il suo piano al Quartier Generale Imperiale, che lo approvò il 5 maggio 1942. Il piano prevedeva l’occupazione delle Aleutine occidentali, di Midway e la ricerca della flotta nemica per costringerla al combattimento. Nella prima decade di maggio i servizi segreti informarono l’ammiraglio Nimitz della preparazione di una nuova operazione giapponese, il 14 l’ammiraglio mise in allarme la flotta, dalle ulteriori informazioni pervenutegli Nimitz valutò che l’obiettivo giapponese fosse l’isola di Midway, il 24 maggio grazie alla decrittazione di alcuni messaggi giapponesi dopo aver utilizzato un apposito messaggio esca, Nimitz ebbe la certezza che l’obiettivo era Midway. La situazione delle forze americane era critica, la portaerei “Yorktown” con danni che richiedevano 3 mesi di lavori, fu immessa in bacino il 27 maggio ed il 29 eseguite le riparazioni più urgenti, rientrò in servizio, la “Saratoga” era a San Diego in addestramento, la “Wasp” si trovava in Atlantico dopo aver effettuato in Mediterraneo un lancio di aerei a favore di Malta, le uniche unità pronte erano la “Enterprise” e la “Hornet”.

I 3 ponti della Kaga

Washington chiese agli inglesi di mettergli a disposizione una delle 3 portaerei dislocate nell’Oceano Indiano, ma l’ammiragliato rifiutò. Nimitz era anche sprovvisto di navi da battaglia e dovette fare affidamento sugli incrociatori per difendersi dalle forze di superficie giapponesi. Data la scarsità di unità prevalse il piano che prevedeva di impegnare tutte le forze disponibili per difendere Midway lasciando indifese le Aleutine. L’ultima settimana di maggio iniziarono a salpare dai porti giapponesi le forze navali, i primi ad uscire furono i sommergibili che dovevano schierarsi fra le Aleutine e Midway, seguirono le unità destinate all’invasione delle Aleutine, la sera del 26 maggio salpò la squadra delle portaerei d’attacco al comando dell’ammiraglio Nagumo, il giorno successivo uscirono da Guam gli incrociatori ed i caccia e le navi da trasporto, l’ammiraglio Yamamoto a bordo della corazzata “Yamato” con la squadra da battaglia lasciò il Giappone il 28 maggio, per portarsi in un punto a metà strada fra le Aleutine e Midway. Lo stesso 28 maggio salparono da Pearl Harbour la “Enterprise” e “Hornet” con la Task Force 16 al comando dell’ammiraglio Spruance mentre l’ammiraglio Fletcher con la “Yorktown” e la Task Force 17 lasciarono il porto il 31 maggio, l’incontro tra le due formazioni era previsto per il 2 giugno a 325 miglia a Nord-Est di Midway. Alle 09.00 del 3 giugno a 200 miglia da Midway, un ricognitore Catalina avvistò delle unità nemiche ed alle 11.00 trasmise “avvistato 11 unità nemiche con rotta Est a 19 nodi”, erano le navi da trasporto dell’ammiraglio Tanaka, dall’isola decollarono 9 B17 che avvistata la formazione la bombardarono senza alcun risultato, nella notte si alzarono 4 Catalina armati di siluri che attaccarono la formazione alle 01.45 del 4 giugno danneggiando lievemente la cisterna “Akebono Maru”.

La portaerei Hiryu

Al momento dell’attacco dei B17, le portaerei americane si trovavano a più di 300 miglia a Est-Nord-Est di Midway ed a 300 miglia dal punto dove stavano dirigendosi le portaerei giapponesi. Fletcher ritenne che la formazione avvistata non fosse la forza principale, in quanto le sue informazioni gli davano le portaerei nemiche in avvicinamento da Nord-Ovest, cambiò quindi rotta per portarsi a 200 miglia a Nord dell’isola. Alle 04.30 del 4 giunti a 215 miglia ad Ovest di Midway, l’ammiraglio Nagumo lanciò 108 aerei contro l’isola, tenendone pronti 93 per attaccare le forze navali americane al primo avvistamento. Alle 5.34 dall’Enterprise fu captato il messaggio di un Catalina in ricognizione che diceva “avvistate portaerei nemiche”, poi alle 05.45 “molti aerei nemici dirigono su Midway” ed infine alle 06.30 “due portaerei nemiche in rotta 135° velocità 25 nodi”, la posizione indicava le navi nemiche a 200miglia e si erano avvistate solo 2 portaerei invece di 4, Fletcher ordinò di fare rotta verso Sud Est, nello stesso momento gli aerei giapponesi iniziarono il bombardamento dell’isola, alle 06.15 da questa erano decollati 6 aereosiluranti TBF Avenger e 4 bimotori B26 Marauder, alle 7.10 giunsero sul cielo della formazione nemica ma prima di poter attaccare 5 furono abbattuti dagli Zero e altri distrutti dalla contraerea, solo 2 aerei sebbene danneggiati riuscirono a tornare a Midway. Terminata l’incursione, il comandante degli aerei che avevano attaccato Midway chiedeva a Nagumo di lanciare subito una seconda ondata contro l’isola, dato che i ricognitori lanciati dagli incrociatori alle 4.35 non avevano lanciato nessun segnale di scoperta, alle 07.15 Nagumo ordinò che ai 93 aerei ancora a bordo fosse sostituito l’armamento per attaccare l’isola. Alle 7.28 uno dei ricognitori comunicò la presenza di 10 unità nemiche a 240 miglia da Midway, alle 7.45 Nagumo decise di attaccare le navi con i pochi aerei ancora armati di siluri, alle 8.20 il ricognitore, segnalò la presenza di una portaerei. Frattanto fra le 7.55 e le 8.30 gli aerei basati a Midway effettuarono degli attacchi contro la formazione giapponese, ma senza ottenere risultati.

La portaerei Soryu all’ancora presso le Isole Curili nel 1941

Spruance fatto rotta per Sud Est, decise di lanciare i suoi aerei alle 9.00, quando la distanza fra le due formazioni sarebbe stata intorno alle 100miglia, ma quando gli giunse la notizia che l’isola era sotto attacco, anticipò l’ora del lancio alle 7.00 anche se la distanza era al limite dell’autonomia, decise di correre il rischio in quanto lanciando gli aerei a quell’ora, questi sarebbero giunti sulle navi di Nagumo mentre erano intente al recupero e rifornimento degli aerei che rientravano, alle 7.32 erano in volo 67 bombardieri Dauntless, 29 aerosiluranti Devastator e 20 caccia Wildcat, mentre 18 Wildcat rimasero a copertura della Task Force ed altrettanti a bordo pronti al decollo. Invece Fletcher, lanciò gli aerei due ore dopo alle 9.06 si alzarono in volo dalla “Yorktown” 17 Dauntless, 12 Devastator e 6 Wildcat. Alle 8.37 la “Kaga”, l’ “Akagi”, la “Soryu” e la “Hiryu” iniziarono le operazioni di recupero degli aerei, alle 09.25 gli aerosiluranti della “Hornet” avvistarono le navi nemiche, ma attaccati prima dai caccia Zero e poi dal tiro contraereo vennero abbattuti senza ottenere risultati, solo uno riuscì a salvarsi. Poco dopo le 9.30, 14 aerosiluranti della “Enterpraise” attaccarono la “Kaga”, 10 aerei furono abbattuti, alle 10.00 arrivarono i Devastator della “Yorktown” che puntarono sulla “Soryu”, 7 furono abbattuti prima di iniziare la manovra d’attacco e 3 durante la fase di lancio, su 41 aerosiluranti decollati, solo 6 rientrarono e nessun siluro aveva colpito i bersagli. I 35 bombardieri della “Hornet”, non riuscirono ad avvistare il nemico e una parte di loro atterrò a Midway.

La USS Yorktown ancorata in Virginia

Alle 10.26 giunsero i bombardieri in picchiata dell’“Enterprise” e della “Yorktowm”, che avvistate le 4 portaerei giapponesi si lanciarono all’attacco, i bombardieri della “Enterpraise” attaccarono la “Kaga” e l’ “Akagi”, senza il contrasto degli Zero che si erano allontanati inseguendo gli aerosiluranti ed i caccia. Sull’“Akagi”, una bomba cadde in mezzo agli aerei in rifornimento sul ponte, una seconda penetrò nell’hangar, dove si trovavano ancora i siluri smontati dagli aerei e una terza penetrò nel deposito siluri provocando una violenta esplosione con il conseguente incendio, la nave fu abbandonata alle 19.15 ma continuò a galleggiare fino al mattino del 5 quando fu ordinato a un cacciatorpediniere di scorta di silurarla. Anche sulla “Kaga” una bomba cadde in mezzo agli aerei in rifornimento e fu colpita nei depositi di carburante per gli aerei e munizioni, la nave in fiamme, rimase a galla fino alle 19.25 quando con una grande esplosione affondò. Intanto i 17 Dauntless della “Yorktown” attaccarono la “Soryu” alle 10.25 e alle 10.28 colpendo anche qui il ponte di volo, gli hangar e le sovrastrutture alle 10.50, la nave era in fiamme fu ordinato l’abbandono nave, alle 13.59 il sommergibile “Nautilus” avvistò la “Soryu” in fiamme e la centrò con tre siluri, la nave rimase a galla sino alle 19.20 quando una forte esplosione la spezzo in due e affondò. Gli aerei americani iniziarono il rientro, erano al limite dell’autonomia, alcuni esaurito il carburante dovettero ammarare, agli altri, giunti in vista delle portaerei, fu ordinato di appontare su una qualsiasi al fine di evitare altre perdite. Era stato ottenuto un grande risultato, 3 portaerei affondate contro nessuna, ma il costo degli aerei era stato altissimo, la “Yorktown” aveva perso tutti gli aerosiluranti tranne 1, 2 bombardieri e 3 caccia; l’“Enterprise” 14 bombardieri su 37, 10 aerosiluranti su 14 ed un caccia; la “Hornet” tutti gli aerosiluranti e 12 caccia. Nagumo nonostante la perdita delle 3 portaerei decise di attaccare il nemico, alle 11.00 furono lanciati 18 bombardieri e 6 caccia cui seguirono alle 13.31, 10 aerosiluranti e 6 caccia, poco prima di mezzogiorno il radar della “Yorktown” rilevarono gli aerei nemici in avvicinamento, dalla nave riuscirono ad alzarsi in volo solo 8 Wildcat, prima che iniziassero a cadere le bombe, la prima bomba esplose sul ponte volo, una seconda centrò il fumaiolo esplodendo nelle caldaie cosa che provocò l’arresto della nave, una terza esplose in vicinanza dei depositi di combustibile.

USS Enterprise in rotta per New York City, 10 ottobre 1945

Alle 14.30 mentre si stavano per ripristinare 4 caldaie, arrivò la seconda ondata formata dagli aerosiluranti, nonostante il massimo fuoco di sbarramento, i giapponesi attaccarono dai 4 lati alle 14.42, la “Yorktown” evitò due siluri ma 2 la centrarono nei depositi di combustibile, provocando uno sbandamento di 17° che in 20 minuti arrivò a 26°, alle 15.00 una parte dell’equipaggio fu fatto evacuare. Alle 14.45 dei ricognitori avvistarono la formazione della “Hiryu” a 110 miglia dalla Task Force 17, alle 15.30 dalla “Enterpraise” si alzarono in volo 24 Dauntless che raggiunta la “Hiryu” la colpirono con 4 bombe, una delle quali colpì l’isola provocando la morte dell’ammiraglio Yamaguchi, alle 3.15 del 5 giugno la nave fu abbandonata alle 5.10 fu silurata da due caccia per accelerarne la fine, ma rimase a galla fino alle 9.00. la Squadra d’attacco delle portaerei giapponesi aveva cessato di esistere, Yamamoto, pur con tutte le navi da battaglia efficienti, ma vista l’impossibilità di avere una copertura aerea, contro gli attacchi delle portaerei americane, alle 2.55 ordinò di ritirarsi. Nella notte del 5 giugno, la 7^ divisione incrociatori dell’ammiraglio Kurita fu avvistata dal sommergibile “Tambor”, rilevatolo i giapponesi iniziarono una serie di manovre per impedirgli il lancio dei siluri, durante una di queste alle 3.30 gli incrociatori “Mogami” e “Mikuna” entrarono in collisione, sul primo si sviluppò un incendio e la velocità scese a 16 nodi, il secondo riportò danni ai serbatoi con forti perdite di carburante, alle prime luci dell’alba un Catalina avvisto le due navi in avaria, segnalata la posizione furono attaccati da una squadriglia di B17 e dai bombardieri in picchiata dei Marines, nessuna bomba li raggiunse ma un bombardiere in picchiata, colpito dalla contraerea si schiantò su una delle torri poppiere del “Mikuna”.

La Hornet poco dopo il completamento

Per tutto il resto del giorno non ci furono contatti fra le due formazioni, ma all’alba del 6 i ricognitori avvistarono di nuovo i due incrociatori, Spruance gli lanciò contro tre attacchi aerei, il “Mogami” seppur colpito continuò la navigazione, mentre il “Mikuna” dopo il secondo attacco fu abbandonato, colpito di nuovo durante il terzo affondò nella notte. Al tramonto del 6 Spruance vista la stanchezza dei piloti e del personale di bordo, e la necessità di rifornirsi, associati al rischio di entrare nel raggio d’azione degli aerei giapponesi basati a Wake, fece rotta verso Est per congiungersi con le navi rifornitrici. Intanto la Task force 17 si affannava attorno alla “Yorktown”, si era già riusciti a prenderla al rimorchio quando alle 13.30 il sommergibile giapponese I -168 riuscì ad introdursi nella formazione e lanciò 4 siluri verso la nave, uno colpì il cacciatorpediniere “Hammam” che affondò rapidamente, uno fallì il bersaglio ma due centrarono la portaerei aumentandone ancora lo sbandamento, alle ore 06.00 del 7 giugno la “Yorktown” si capovolse ed affondò. La battaglia di Midway era terminata. La distruzione delle 4 portaerei d’attacco causò l’arresto dell’espansione giapponese nel Pacifico, da Midway la Marina Imperiale passò ad una tattica difensiva».

(1) G. Longo Seconda Guerra Mondiale: 75° anniversario dell’attacco alla base navale di Pearl Harbor

(2) Virginio Trucco è nato a Roma, ha frequentato l’Istituto Tecnico Nautico “Marcantonio Colonna”, conseguendo il Diploma di Aspirante al comando di navi della Marina Mercantile. Nel 1979, frequenta il corso AUC (Allievo Ufficiale di Complemento) presso l’Accademia Navale di Livorno, prestando servizio come Ufficiale dal 1979 al 1981. Dal 1981 è dipendente di Trenitalia S.p.A. Lo storico navale Virginio Trucco è membro dell’Associazione Culturale BETASOM (www.betasom.it).

Testi consultati da Virginio Trucco: Storia della Marina vol. 4 Fabbri Editori

Foto a corredo dell’articolo:

1) Il ponte di volo Dell’Akagi, da www.betasom.it

2) La portaerei Kaga. Shizuo Fukui – Kure Maritime Museum, Japanese Naval Warship Photo Album: Aircraft carrier and Seaplane carrier, Supervisory editor: Kazushige Todaka, p. 31. Imperial Japanese Navy aircraft carrier Kaga anchored off Ikari, Japan sometime in 1930.

Giuseppe Longo
giuseppelongoredazione@gmail.com
@longoredazione

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