Partinico, Massimo D’Alema a sostegno del candidato alla Presidenza della Regione Claudio Fava

Entra nel vivo la campagna elettorale in vista delle prossime elezioni regionali per il rinnovo dell’assemblea legislativa siciliana e del suo Presidente, previste per il prossimo 5 novembre. “Lavoro e giustizia sociale: il sud può ripartire” il tema dell’appuntamento di ieri pomeriggio con Massimo D’Alema e Claudio Fava al teatro Lucia Gianì di Partinico.

Una sala gremita per accogliere il candidato Presidente (attuale deputato appartenente al gruppo parlamentare “Articolo 1- Movimento Democratico e Progressista” supportato da Sinistra Italiana, Campo Progressista, Possibile, Verdi e Rifondazione Comunista) purtroppo impossibilitato a presenziare il comizio per via del voto finale al quale sarebbe stata sottoposta la nuova e già tanto discussa legge elettorale nelle aule parlamentari, proprio la stessa sera.

Così il microfono e l’attenzione si focalizzano esclusivamente sulla navigata personalità politica di Massimo D’Alema: un “cursus honorum” che lo vide ricoprire, tra la fine degli anni 90 e il primo lustro del XXI sec, la carica di Presidente e Vicepresidente del Consiglio dei ministri e quella di Ministro degli affari esteri.

Il co-fondatore di MDP inizia il suo intervento analizzando tutte le forze politiche nazionali in campo ma si sofferma sul principale partito di governo. “Un partito che nel corso di questi anni si è allontanato dalle sue ragioni fondamentali, dai valori che ne hanno caratterizzato la nascita e la storia.” Erede della sinistra italiana e del cattolicesimo democratico, il PD ne ha progressivamente abbandonato le eredità programmatiche e contenutistiche.

Dalle sue parole emerge la frattura profonda con l’operato dell’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi. “Ha cancellato ogni tutela contro il licenziamento iniquo, senza giusta causa, rendendo il lavoratore più debole e ricattabile di fronte al datore di lavoro. Queste norme che hanno introdotto maggiore flessibilità hanno diffuso lavoro nero, precario, part-time”.

Prosegue con un’attenta analisi dell’allarmante fenomeno della disoccupazione giovanile: “Il rapporto dei giovani con il lavoro si traduce in disoccupazione oppure l’esperienza umiliante del tirocinio, degli stagisti. Il famoso Job Act che doveva eliminare il lavoro precario ha moltiplicato il precariato: crescono i lavori part-time e saltuari, cresce il lavoro povero e aumentano i poveri non solo tra i disoccupati ma anche tra gli occupati”. Fornisce un dato sconcertante sulla povertà crescente: “Nel 2008 il numero dei poveri si aggirava intorno al milione e mezzo oggi sono più di 4 milioni concentrati per lo più nel mezzogiorno. Cresce la povertà si riduce il livello dei salari e aumentano i profitti”.

 Massimo D’Alema a questo punto sottolinea le pecche della direzione politica impressa dal governo Renzi e la sua decisione di uscire da un partito ormai poco democratico: “Una politica che ha trasferito ottanta miliardi in tre anni alle grandi imprese, non reinvestiti ma trasformati in ulteriori profitti. Una politica che è intervenuta con 37 miliardi di denaro pubblico per salvare banche portate alla rovina dalla cattiva gestione degli amministratori. Il governo Renzi e Gentiloni poi, provvedono con il denaro pubblico dei cittadini a risanare quelle banche, cioè a ridare loro i soldi che i grandi imprenditori non hanno restituito e il partito democratico ha votato in parlamento anche per impedire che si conoscessero i nomi di questi imprenditori. In quel momento ero ancora membro del partito democratico e ho provato un profondo senso di vergogna: è stato uno dei momenti in cui ho pensato che fosse arrivato il momento di andarsene, che non fosse più casa mia.” Una breve battuta sugli scenari che si prospetteranno dopo le prossime elezioni politiche strappa un sorriso a tutta la platea: “Dopo le elezioni molti pensano che la vera prospettiva alla quale punta Renzi sia un governo con Berlusconi, d’altro canto penso che Berlusconi sia l’unico che accetterebbe Renzi come Presidente del Consiglio, uno dei pochissimi italiani che lo accetterebbe come Presidente del Consiglio!”.

 Dalla politica nazionale a quella regionale, offre un suo punto di vista sugli schieramenti politici in lizza. “Un “accrocchio” che non sta in piedi, senza coerenza alcuna, una coalizione un po’ bizzarra con Alfano: in Sicilia si manifesta uno slittamento moderato nel partito democratico”. Così definisce la coalizione creatasi intorno al Rettore dell’Università di Palermo Fabrizio Micari sostenuto dal Partito Democratico, Alternativa Popolare, Centro Democratico, Sicilia Futura e Partito Socialista Italiano.

Bravissimi nel cavalcare il malessere dei cittadini ma incapaci di fornire delle risposte a proposito del Movimento 5 Stelle di cui mette in luce l’incapacità amministrativa dimostrata nella gestione della capitale: “Di fronte al candidato di Renzi, Giachetti, era prevedibile la vittoria dell’attuale sindaco. Si è trattato di un voto politico. La Raggi ha travolto tutti ma adesso la città è travolta dall’immondizia, dal disordine, dall’incapacità più assoluta di governare. Quando la politica si riduce all’invettiva ma poi non è in grado di costruire delle risposte, questo è il risultato”.

Di fronte un panorama politico che ha dimostrato incompetenza su tutti i livelli di governo, l’ex Presidente del Consiglio presenta la candidatura di Claudio Fava come una reale alternativa. “Personalità forte, autorevole, chiaro nella sua posizione, nella sua storia, è un uomo di sinistra che non è avvezzo al trasformismo. Ha combattuto coerentemente contro la corruzione e la mafia, una lotta che ha rappresentato il segno fondamentale non solo della sua esperienza politica ma anche della sua vita”.

Si tratta di una candidatura che mette al centro la dignità del lavoro e la legalità. La libertà, Il suo slogan. “La libertà dal clientelismo, dal ricatto, dall’idea che devi avere il potente di turno che ti apre le strade, l’idea che i cittadini sono eguali di fronte allo stato. Questi sono valori importanti per una terra che voglia ritrovare la sua dignità, che non vuole piegarsi a scegliere tra apparati di potere che sono in conflitto tra di loro oppure a scegliere un puro voto di protesta. Improduttivo nel quadro di una prospettiva di governo, di un riscatto sociale e di una crescita civile”.

Traccia la differenza fondamentale tra i due candidati di sinistra Micari e Fava: “Se Fava perderà le elezioni sarà il capo dell’opposizione e lo farà con la forza, la coerenza, la passione politica. Se Micari perderà le elezioni tornerà a fare il rettore dell’università di Palermo, alla comodità del suo ruolo. La differenza fondamentale è la politica intesa come convenienza e la politica intesa come passione e militanza”.

 La coalizione “Cento passi per la Sicilia” propone un programma politico incentrato sul rilancio della posizione strategica della Sicilia che dia una svolta radicale alla politica economica: “Una strategia pianificata d’investimenti sulle infrastrutture: strade, autostrade, ferrovie, porti. Non si crea lavoro senza grandi investimenti pubblici”. Elenca le debolezze del mezzogiorno che ancora lo condannano ad una condizione di sottosviluppo rispetto alle aree del nord Italia. “Scandaloso come l’alta velocità ferroviaria arrivi fino a Napoli e da lì cominci il terzo mondo, inconcepibile una legge che premia la qualità delle Università finanziando i poli già efficienti causando un divario sempre più profondo tra gli atenei Italiani, specie quelli del mezzogiorno che continuano a rimanere sotto finanziati”. Creazione di opportunità di lavoro, investimento sulla formazione, sulla ricerca, sull’innovazione. “Lavoro inteso come creazione di lavoro non come frantumazione del lavoro, non si crea lavoro attraverso leggi che rendono il lavoro più flessibile e riducono i diritti dei lavoratori”.

Non manca qualche battuta sulla nuova legge elettorale “Rosatellum bis”: “In un paese civile non si può mettere insieme un pastrocchio di questo genere che nasce da un accordo di potere tra Renzi che vuole nominare i suoi deputati e Berlusconi che vuol fare lo stesso. Nella logica personalistica di una politica che priva i cittadini dei loro diritti fondamentali e concentra il potere in una ristretta oligarchia”. Da qui parte una riflessione sulla disaffezione dei cittadini nei confronti della politica. “Quando la politica diventa questo non c’è da stupirsi che i cittadini se ne allontanino schifati. Noi vogliamo ricreare le condizioni perché possa esserci una politica che sia alta: testimonianza di valori, di convinzioni profonde, d’idealità, spirito di servizio e non gioco di potere”.

Dipinge l’appuntamento elettorale siciliano come momento anticipatore di una grande sfida nazionale: rimettere in campo la sinistra. “Quello che è accaduto in Sicilia indica la strada che vogliamo percorrere sul piano nazionale. Ovvero dare vita ad una formazione, un soggetto politico della sinistra che punti ad un risultato elettorale significativo, in grado di incidere sulla realtà politica del paese. Mi sento legato a questa terra, al suo destino al suo futuro, penso che la Sicilia sia importante per l’Italia e per il mezzogiorno e che se qui c’è un segnale di svolta questo sarà un grido di battaglia per tutto il mezzogiorno, sta a voi costruirlo”.

Massimo D’Alema chiude il suo intervento al Lucia Gianì di Partinico raccontando del supporto incondizionato alla lista cento passi da parte di Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa presente ieri mattina alla conferenza stampa di presentazione della lista a Palermo. In prima fila ogni giorno nel soccorso alla disperazione e alla speranza dei migranti, tra i protagonisti di fuocoammare di Gianfranco Rosi, Bartolo “E’ venuto dopo che le liste erano già fatte, a spese sue, ha preso mezza giornata di ferie ed è venuto per dare il suo sostegno a Fava come dovere civico nei confronti della sua amata terra. Una testimonianza della Sicilia migliore, di un uomo di cui questa terra dovrebbe essere orgogliosa, di un uomo che è una celebrità internazionale, Meryl Streep lo ha abbracciato, lo volevano candidare al premio Nobel per la pace, stanno facendo un film su di lui. Se il medico di Lampedusa può compiere un gesto militante così forte, io penso che qualcosa potete fare anche voi”.

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