Prima Guerra Mondiale: 10 novembre 1917 entra in linea il Reggimento Marina

Nell’ottobre del 1917, nel pieno della Prima Guerra Mondiale, le compagnie della Regia Marina dislocate nelle basi di Monfalcone, Grado e del Basso Tagliamento dopo essere state accorpate in un unico battaglione, furono inviate a difendere la testa di ponte di Cortellazzo (1) una frazione del Comune di Cavazuccherina sul Piave. L’ordine impartito dallo Stato Maggiore fu perentorio: “La resistenza sul Basso Piave”. In realtà, dopo la rotta di Caporetto, il Piave, che attraversa tutta la pianura veneta e che diverrà in seguito il “Fiume Sacro alla Patria”, poiché fu teatro degli aspri combattimenti (Prima battaglia del Piave, Battaglia del Solstizio e Battaglia di Vittorio Veneto) era diventato il limite della difesa italiana contro gli assalti austro-ungarici. Qui per la prima volta, i valorosi fanti-marinai al Comando del Capitano di Corvetta Pietro Starita diedero il loro contributo sul fronte terrestre-lagunare contro l’offensiva nemica. I Marinai ebbero il loro battesimo del fuoco il 13 novembre 1917, e il 20 novembre dello stesso anno l’unità militare venne trasformata in “Reggimento Marina”. In particolar modo questa nuova unità combattente, precorritrice dell’attuale Brigata marina “San Marco”, insieme alle tre armi dell’esercito: artiglieria, fanteria, cavalleria, e alle specialità: il corpo degli Alpini e dei Bersaglieri a cui si aggiunsero nelle azioni di retroguardia anche i battaglioni della Regia Guardia di Finanza, salvarono Venezia dall’invasione austriaca. Pertanto il 9 maggio 1918, la “Serenissima” in segno di gratitudine, concesse al neocostituito “Reggimento Marina”, la Bandiera di combattimento. Abbiamo chiesto allo storico navale Virginio Trucco (2) di parlarci dell’entrata in linea del Reggimento Marina a Cortellazzo, frazione del Comune di Cavazuccherina oggi Jesolo, avvenuta il 10 novembre di cento anni fa.

«Se si escludono i pochi opliti che venivano imbarcati sulle navi ad uso esclusivamente difensivo, i primi ad utilizzare truppe in forma massiccia furono i romani con i Classari (da Classe – flotta) legionari appositamente addestrati al combattimento navale. In seguito con l’avvento delle armi da fuoco le varie marine imbarcarono i cosiddetti fucilieri o fanti di marina, uomini addestrati a sparare e lanciare granate dalle coffe e dalla coperta sul nemico al fine di ostacolare le manovre durante il combattimento, vittima illustre di questi fu l’ammiraglio Nelson, colpito da una palla di moschetto durante la battaglia di Trafalgar. Con il declino delle navi a vela e l’aumento della gittata delle artiglierie la presenza dei fucilieri non era più necessaria, alcune marine continuarono ad imbarcarne dei contingenti, al fine di garantire la sicurezza in porto ed per eventuali sbarchi, altre fra cui la Regia Marina preferirono addestrare allo scopo i normali marinai.

Il primo utilizzo dei Marinai italiani come fanteria, avvenne nel 1900 quando durante la rivolta dei Boxer in Cina, un drappello di marinai in servizio presso l’ambasciata italiana a Pechino partecipò alla difesa del quartiere delle Legazioni ed una compagnia da sbarco delle navi dislocate in Estremo Oriente, si unì alla forza internazionale che accorse in soccorso dei diplomatici assediati. Nel corso della guerra italo turca (1911-1912), i primi a prendere terra sul suolo libico furono i mariani delle compagnie da sbarco della flotta.

Durante la Prima Guerra Mondiale, la cronica mancanza di artiglierie portò più volte il Regio Esercito a chiedere la cessione di cannoni alla Regia Marina dotata di una buona disponibilità di pezzi di scorta per le sue navi. Con la prima cessione di cannoni si venne, però, a creare una carenza di artiglieri, per porvi rimedio la Marina il 20 luglio 1915 concesse parte dell’equipaggio dell’incrociatore Amalfi affondato il 7 luglio 1915 dal sommergibile tedesco UB14, inscritto nella flotta austriaca come U26 (l’Italia dichiarò guerra alla Germania solo nel 1916) dei 682 superstiti, 10 ufficiali, 12 sottufficiali e 380 marinai, costituirono la 284^ batteria Amalfi composta da 2 sezioni di 4 cannoni da 76mm al comando del CC Savino Mininni, la batteria fu aggregata all’XI Corpo d’Armata e schierata alle pendici del San Michele, i restanti marinai dell’Amalfi costituirono una compagnia che fu schierata sul Carso prendendo parte alla seconda battaglia dell’Isonzo.

Non potendo utilizzare le normali divise d’ordinanza, la Marina adottò una divisa grigioverde che però facesse riferimento alla marina, il camisaccio con stellette blu ai bordi del colletto, maglione a collo alto, pantaloni da cavalleria e berretto floscio con nastro con scritto Regia Marina, gli scarponi, le fasce mollettiere, buffetterie, elmetto e fucile erano gli stessi del Regio Esercito. In agosto la marina cedette all’Esercito altri 12 pezzi da 152mm, divisi in tre batterie, con i relativi serventi che furono impiegati sul fronte della III^ armata, nel mese di settembre le batterie della Marina costituirono il Raggruppamento Artiglierei del Basso Isonzo al comando del CF Antonio Foschini, ufficiale di collegamento fra il Raggruppamento Artiglierie e la III^ armata fu designato Gabriele D’Annunzio. Nello stesso tempo si rafforzarono le difese costiere nella zona di Monfalcone. Il Raggruppamento prese parte a tutte le battaglie dell’Isonzo (le famose spallate di Cadorna). Nel corso del 1917 svanendo la possibilità della grande battaglia sul mare, la Marina cedette all’esercito altri 18 cannoni di grosso calibro, 48 di medio e 75 di piccolo che furono posizionati nell’ultimo tratto dell’Isonzo.

Alla fine del 1917 l’offensiva austro-tedesca a Caporetto provocò il ripiegamento dell’esercito oltre il Tagliamento. Il 26 ottobre, il Comando Supremo ordinò al Comando Militare Marittimo di tenersi pronto a sgombrare Monfalcone e Grado dopo aver coperto il ripiegamento della III^ armata oltre l’Isonzo, il 27 iniziava il ripiegamento, nella notte le artiglierie della Marina controbatterono il fuoco dell’artiglieria Austriaca fino al 29 pomeriggio quando ormai a corto di munizioni i marinai iniziarono il ripiegamento, imbarcato il materiale trasportabile e distrutto, il restante iniziarono a ripiegare a piedi verso Mestre, anche le batterie a difesa di Grado ripiegarono su Venezia in tutto si trattava di 5000 uomini, che giunti a Venezia andarono a costituire una Brigata, formalmente attivata il 30 di ottobre. Una compagnia di marinai, il 2 di novembre, con alcuni MAS della squadriglia del comandante Rizzo, fu inviata a Falconara Lemene, dove la notte fra il 6 e 7 novembre contrastò efficacemente l’avanzata nemica. Deciso l’arretramento sul piave, la difesa ad oltranza di Venezia, la compagnia fu fatta ripiegare e rientrò nelle file del Raggruppamento Artiglieria Regia Marina, che assieme al Reggimento Marina formato dai marinai della difesa marittima di Monfalcone e Grado formavano la Brigata Marina costituita da due reparti indipendenti, che dovevano consolidare l’estrema destra dello schieramento terrestre da Cortellazzo al mare.

Con i marinai della difesa marittima, fu costituto il battaglione Monfalcone, formato da 22 ufficiali e 899 marinai, al comando del CC Piero Starita, il battaglione era suddiviso in 4 compagnie, ogni compagnia era composta da 4 plotoni più una sezione di mitragliatrici Colt. La mattina del 9 novembre lasciò Venezia per Cortellazzo, il battaglione entrò in linea il giorno 10.

Alle 5.30 del 13 tre barconi austriaci passarono il Piave, al violento fuoco di mitragliatrici e lancio di bombe a mano, i marinai risposero con un attacco alla baionetta, mentre le sezioni di mitragliatrici concentravano il fuoco sui rinforzi che cercavano di raggiungere la testa di ponte, intanto altri reparti erano sbarcati nella zona di Cortellazzo, il comandante Starita si portò sul posto con una compagnia e respinse il nemico, il mattino del 14 si svolse un nuovo scontro, interrotto dall’ordine di ripiegamento dietro il Gavetta e su Cortellazzo dove in serata giunse una compagnia di 275 uomini con aggregate alcune sezioni di mitragliatrici armate da alpini al comando del STV Mucci, le nuove posizioni furono raggiunte all’alba del 15 i due giorni di scontri avevano causato 30 perdite, nella giornata del 15 alcune siluranti austriache bombardarono la batteria da 152mm di Cortellazzo, gli scontri continuarono fino al 24 con uno stillicidio di perdite. Intanto furono costituiti il battaglione d’assalto Grado ed il battaglione Caorle, il primo giunse in linea il 3 dicembre dando il cambio al Monfalcone. In base alle esperienze acquisite, il comandante Starita propose di aggregare ad ogni battaglione una batteria mobile di 4 pezzi da 75mm. Il 28 dicembre il comandante Starita fu sostituito dal TV Andrea Bafile, nel mentre con marinai giunti da Spezia e Messina fu costituito un quarto battaglione il Golametto. Il Reggimento Marina risultava così composto da 114 ufficiali e circa 3600 fra sottufficiali e marinai, al comando fu posto il CV Dentice di Frasso, il reggimento fu assegnato alla 4^ divisione del XXIII° Corpo d’Armata della III^ Armata, mentre il Raggruppamento Artiglierie della Marina fu posto alle dirette dipendenze della III^ Armata.

L’impiego del Reggimento Marina prevedeva due battaglioni in prima linea, un battaglione accampato in vicinanza del fronte disimpegnava il servizio di sorveglianza costiera ed uno a riposo nelle retrovie, i battaglioni si alternavano ogni 15 giorni. La zona assegnata presentava notevoli problemi si trattava di un terreno acquitrinoso, oltre alle difficoltà di collegamento, occorrevano idrovore per impedire alle trincee di allagarsi ed i parapetti delle stesse erano instabili.  

All’alba del 18 dicembre, iniziò un violento fuoco d’artiglieria, il comando del reggimento si preparò a respingere un attacco con il Grado in prima linea ed il Monfalcone di rincalzo, ma si trattava solo del tentativo degli austriaci di far intervenire le nostre artiglierie per meglio individuarle. Alle 08.00 del 19 iniziò l’attacco contro le linee italiane ed un tentativo di sbarco sul fianco, contro il Reggimento Marina l’attacco fu condotto da un reparto d’assalto e un battaglione, con l’appoggio di 6 aeroplani, i marinai risposero con un intenso fuoco di sbarramento e lancio di bombe a mano, nonostante tutto il nemico riuscì a penetrare fra le postazioni senza peraltro conquistarne alcune, un immediato contrattacco fu condotto con tale impeto che il nemico fu respinto sulle posizioni di partenza con gravi perdite e diversi prigionieri. I due barconi di truppe scelte che tentarono lo sbarco sul fianco furono inquadrati dal tiro delle mitragliatrici, causando la retrocessione del primo e l’abbandono del secondo in mezzo al fiume, gli attacchi continuarono sino alle 13.30 ma furono tutti respinti con gravi perdite austriache. Il 27 e il 29 dicembre il XXIII° Corpo d’Armata lanciò un attacco contro le teste di ponte nemiche, il Reggimento Marina grazie all’appoggio delle artiglierie conquistò l’Ansa di Zenson. Il 14 gennaio 1918 il Raggruppamento artiglierie appoggiò l’attacco del reggimento contro Cà Zuliani e Agenzia Trezza, pochi giorni dopo il tiro delle artiglierie impedì l’attacco nemico alla testa di ponte appena conquistata. Nel febbraio 1918 il Reggimento Marina assunse il suo aspetto definitivo, con i 4 battaglioni Monfalcone, Caorle, Grado e Golametto. Il 1°marzo il I° T.V. Bafile passò al comando del battaglione d’assalto Caorle, in sostituzione del comandante malato, al comando del Monfalcone fu assegnato il capitano dell’Esercito Pongioglione. La notte fra il 10 e l’11 marzo, il TV Bafile con quattro uomini attraversò il Piave per una ricognizione delle linee nemiche in vista di un prossimo attacco, ultimata la ricognizione mentre stavano rientrando, Bafile si accorse della mancanza di uno dei suoi uomini, nonostante l’avvicinarsi dell’alba tornò indietro a cercarlo, trovatolo, tornarono insieme all’imbarcazione dove erano in attesa gli altri, scoperti durante l’attraversamento del fiume furono fatti segno del fuoco di mitragliatrici, Bafile ed un marinaio furono feriti, appena rientrati benché gravemente ferito, rifiutò i soccorsi ordinando che prima fosse soccorso il marinaio e si recò a fare rapporto sugli appostamenti nemici, dopo poco morì. Al comandante Bafile, già decorato con una medaglia d’argento e una di bronzo fu concessa la medaglia d’oro al valor militare, successivamente, il battaglione Monfalcone venne ribattezzato Bafile.

Il 12 marzo durante l’attacco austriaco le artiglierie intervennero per distruggere i ponti posati fra le due sponde del Piave Nuovo rompendo così l’impeto dell’attacco, dall’ 8 al 17 aprile le artiglierie antiaeree del Raggruppamento intervennero efficacemente contro gli attacchi aerei sul basso Piave e Venezia. Il 19 maggio il sindaco di Venezia Filippo Grimaldi riconoscente verso i marinai prodigatisi nella difesa della città consegnò al Reggimento Marina la Bandiera nazionale. Il 26 maggio la Brigata Marina partecipò all’attacco nella zona di Agenzia Zuliani, che portò alla costituzione di una grande testa di ponte, con la cattura di ingente materiale bellico e 400 prigionieri nei giorni successivi, il Reggimento coadiuvato dalle artiglierie, respinsero 6 attacchi nemici che miravano a riconquistare le posizioni perdute. Nel giugno del 1918 gli austriaci lanciarono un’ultima grande offensiva dal Montello al mare (Battaglia del Solstizio), alle 04.00 del 15 giugno iniziò un pesante fuoco di artiglieria su tutto il settore di Cortellazzo, con largo uso di granate a gas, ma il terreno sabbioso ne ridusse l’effetto. Il Raggruppamento Artiglierie delle Regia Marina ben posizionato con batteria a terra e su pontoni sviluppò un forte fuoco di sbarramento colpendo concentramenti di truppe, ponti, passerelle e depositi materiali, il Reggimento Marina schierava i battaglioni Golametto e Grado in prima linea, con il Bafile di rincalzo mentre il Caorle dopo 45 giorni di linea si trovava a riposo a Venezia, nonostante l’accanita resistenza il 16 giugno le teste di ponte di Caposile e Agenzia Zuliani dovettero essere abbandonate ed i reparti si attestarono sulla riva destra del Piave, raggiunte ordinatamente le nuove posizioni, i marinai ripresero a bersagliare il nemico, il giorno 17 il comando di brigata ordinò l’effettuazione di tre contrattacchi per fermare il nemico, alle 17.00 del 18 alcuni uomini del Grado entrarono nella zona nemica di Cortellazzo catturarono 3 prigionieri, uccidendo un Ufficiale e ferendo 5 nemici. Il giorno 20 fu deciso un attacco per alleggerire la pressione nemica, oltre a 140 Arditi del Caorle, venne disposto l’utilizzo del battaglione Grado rinforzato da una compagnia del Golametto, alle 19.00 partì l’attacco degli Arditi divisi in 4 gruppi attaccarono di slancio la prima linea, superatela si riversarono sulla seconda i cui difensori si arresero al centro e sulla destra, nel frattempo la 4^ e 5^ compagnia occuparono le seconda linea occupandola, ma trattandosi di zona acquitrinosa non adatta alla difesa ripiegarono sulla prima linea nemica. Durante la notte la reazione nemica fu respinta da un feroce contrattacco, l’azione offensiva del Reggimento Marina portò alla cattura di 200 nemici ed ingenti materiali, le posizioni conquistate furono rinforzate e vi si posizionò il Golametto, mentre il Caorle si spostò ai Motteroni con al suo fianco destro il Bafile ed all’estrema destra il Grado. Il comando di divisione ritenendo che il nemico fosse in ritirata ordinò un attacco per il mattino del 24 contro le posizioni di Casetta Bianca – Casa Allegri, il terreno era fittamente boscoso e gli austriaci avevano teso reticolati fra gli alberi, alle 9.30 il battaglione Caorle iniziò l’avanzata subito contrastata da un intenso fuoco di mitragliatrici e un poco efficace fuoco di sbarramento, il nemico era in piena efficienza e alle 10.10 l’azione fu interrotta ed il battaglione ripiegò sulle proprie linee sotto il fuoco nemico, portandosi dietro 12 morti e 40 feriti.

Il 1° luglio giunse l’ordine d’attacco nel settore di Cortellazzo, il Grado doveva presidiare le zone a Levante del canale Gavetta, il Caorle era distaccato alla riserva di divisione mentre il comando del reggimento con Bafile e Golametto fungevano da riserva di brigata, aliquote di marinai arditi, furono messi a disposizione su specifica richiesta ad alcuni reggimenti di fanteria, alle 06.00 del 2 scattò l’attacco delle fanterie che non portò a grandi risultati tranne che nel settore del 18° Reggimento Bersaglieri. Alle 09.00 del 5, il Bafile attaccò le forze nemiche prospicienti, mentre il Golametto occupava le sue posizioni. Approfittando di un varco creato dalle artiglierie, il Bafile irruppe nelle linee nemiche facendo 100 prigionieri, per sfruttare il successo veniva fatto intervenire anche il Golametto mentre il Grado simulava uno sbarco nella penisola di Cortellazzo. Nel periodo dal 15 giugno al 6 luglio il Reggimento Marina lamentò le seguenti perdite; 9 ufficiali e 133 marinai morti, 14 ufficiali 453 marinai feriti e 10 dispersi, di contro furono catturati 500 prigionieri ed un ingente numero di mitragliatrici, bombarde e fucili, nello stesso periodo il Raggruppamento Artiglierie giunse ad una consistenza di 150 cannoni, sparando complessivamente 700 colpi da 305mm, 700 colpi da 203mm, 1300 da 190mm, 2000 da 152mm e 2300 da 120mm oltre a moltissimi di calibro minore. Per il suo comportamento dal dicembre 1917 al luglio del 1918 il Reggimento Marina fu decorato con la Medaglia d’Argento al Valor Militare.

Alle 6.30 del 30 ottobre, anticipati da una preparazione d’artiglieria, un reparto di un centinaio di marinai del Caorle e del Bafile, su appositi zatteroni trainati da MAS approdarono sulla riva opposta, sopraffacendo la viva resistenza nemica, poi si divisero in due gruppi e penetrarono all’interno dello schieramento nemico, intanto sotto il fuoco nemico in località Grisolera fu gettata una passerella di 200m che permise al Caorle e Bafile di attraversare il Piave, i reparti riuscirono a raggiungere la linea Canale Revendoli – Cà degli Ossi – Cà di Valle, l’avanzata veniva contrastata dalle batterie di Santa Croce con l’utilizzo di proiettili a gas, alle 15.00 il Bafile attaccò le batterie da 76mm catturando una parte dei difensori e mettendo in fuga gli altri, dall’altro lato il Caorle in zona Tre Cà sorprendeva alle spalle un centinaio di austriaci con 4 mitragliatrici all’imbrunire il Caorle si sistemava a difesa nelle vicinanze di Giazzera. La sera furono inviati nelle retrovie 550 prigionieri di cui 17 ufficiali. Alle 12.30 del 31 il Golametto passò il fiume e raggiunse gli obiettivi assegnatili, iniziava l’avanzata lungo il Basso Piave, il Golametto percorse 41 Km, il Bafile 30 ed il Caorle durante la notte giunse a Bria, il 1° novembre qualche pattuglia raggiunse il Livenza, mentre le avanguardie del reggimento entrarono a Caorle, il mattino del 2 il Golametto rientrò a Venezia per essere inviato a Trieste, alle 11.00 il Caorle occupò la linea del Lemene raggiunto la mattina del 3 dal Bafile, nella mattinata fu dato ordine al reggimento di portare uno o due battaglioni a Marano Lagunare e occupare il ponte di Palazzolo sullo Stella. A mezzogiorno, un reparto di 500 uomini e 8 mitragliatrici agli ordini del CC Rodolfo Borghese si diresse su Marano, dove arrivò alle 17.00 nella caotica situazione alle 21.00 fu occupata la stazione di Mezzana del Turgnano, fermo poi abbandonarla alle 22.00 per un contrattacco nemico, alle 02.00 del 4 il comandante Borghese ripiegava su Marano sistemandosi a difesa, nella giornata arrivarono a Marano il comando del reggimento con il battaglione Caorle, alle 15.00 le ostilità cessarono. Il Reggimento Marina era così dispiegato:

 Marano Lagunare, comando reggimento e battaglioni Caorle e Bafile.

Trieste con un distaccamento a Grado, battaglione Golametto

Caorle, 3^ compagnia del battaglione Bafile

Santa Croce, compagnia complementi.

Il 5 novembre plotoni di marinai occuparono Pola, Fasana e Parezio, il 6 le isole Corzolare. A fine conflitto il sindaco di Venezia Filippo Grimani avanzò istanza al Ministro della Marina al fine che il reggimento Marina assumesse il nome di reggimento San Marco. Il Ministro sottopose la richiesta al Re che con Regio decreto N°444 del 17 marzo 1919 rese ufficiale la dizione confermando anche i nomi dei 4 battaglioni, la cerimonia ufficiale si svolse in Piazza San Marco il 25 marzo1919. Con successivo Regio Decreto N°1455 del 10 agosto il Reggimento ed il Raggruppamento Artiglierie delle Regia Marina vennero fusi in un unico corpo, che seppur ridimensionato ancora oggi porta il nome di Battaglione San Marco».

(1) Appena giunti a Cortellazzo, fu letto il seguente Ordine del Giorno del Comandante il Battaglione: «Ufficiali, Sottufficiali, Graduati e Comuni: Orgoglioso e fiero di essere stato destinato vostro capo, vi rivolgo il mio affettuoso e fraterno saluto e dinanzi a voi giuro di adempiere, sempre e dovunque, con tutte le mie forze, al dovere che la Patria ci impone e reclama. Son sicuro che tutti mi seguirete con fermezza e slancio e che, per merito vostro, il Battaglione, fin dall’inizio, sarà battezzato col nome di Battaglione della Vittoria. Il nostro motto è “AVANTI”. Esso è come un voto, al quale non può mancare la benedizione divina. La fede, inculcataci dalle nostre sante Madri, dice: DIO, PATRIA, RE! Ebbene, tutti i nostri più grandi amori ci chiamano alla gran prova. Siamo degni di loro! Maledetto sia il vile, maledetto colui che non mi seguirà! In alto i cuori, o Marinai, e con tutta la forza, perché l’eco sonora giunga fino al nemico, gridiamo: VIVA IL RE!» (IL CAPITANO DI CORVETTA Comandante P. STARITA). “Antonio Giordani Il Reggimento San Marco – Memorie”; in www.betasom.it.

(2) Virginio Trucco è nato a Roma, ha frequentato l’Istituto Tecnico Nautico “Marcantonio Colonna”, conseguendo il Diploma di Aspirante al comando di navi della Marina Mercantile. Nel 1979, frequenta il corso AUC (Allievo Ufficiale di Complemento) presso l’Accademia Navale di Livorno, prestando servizio come Ufficiale dal 1979 al 1981. Dal 1981 è dipendente di Trenitalia S.p.A. Lo storico navale Virginio Trucco è membro dell’Associazione Culturale BETASOM (www.betasom.it).

Testo consultato da Virginio Trucco: Marinai in grigioverde, Giuliano Manzari, Bollettino d’Archivio anno XXII settembre 2008 USMM.

Foto a corredo dell’articolo tratta da www.storiavicentina.it “Un pezzo da 76/40 del pontone “Martora” pronto all’azione – 1917”

Giuseppe Longo
giuseppelongoredazione@gmail.com
@longoredazione

 

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