Palermo: si laurea discutendo una tesi incentrata sulla parola “suca”

Chi conosce un palermitano sa bene cosa significa la parola “Suca”. Da alcuni giorni questo bisillabo che viene utilizzato dai siciliani che vivono nel capoluogo è entrato anche nelle aule delle università con una tesi di laurea. A presentarla una studentessa della facoltà di Scienze della Comunicazione: Alessandra Agola. Porta il titolo “S-word. Segni urbani e writing”.

“Seduta nella stanza del professore – commenta la studentessa – ho proposto un secondo argomento oltre a quello già trito e ritrito della Street Art. Vivendo a Palermo da qualche anno, avevo notato che c’è una parola che lega tra loro quartieri diversi, vite diverse, persino estrazioni sociali diverse. La trovi scritta dappertutto, quasi fosse ormai un brand della città”. La parola “suca” di fatto è diventata un’icona in tutta la città. Appare sui muri con alcuni murales o semplici scritte ma anche disegnata tra la neve. È anche il coro dei tifosi del Palermo quando il portiere rinvia la palla. Insomma il significante in questo caso si è totalmente staccato dal significato. La parola è diventata icona. Non più un semplice suono a cui attribuire un significato linguistico.

“E’ un vocabolo che a Palermo si trova scritto ovunque, quasi fosse un brand della città” ha detto la Agola. E il punto di partenza della tesi di Alessandra è suca.forte, una pagina Instagram creata da Giulio Bordonaro, che raccoglie proprio immagini della parola suca scritta sui muri palermitani. Alcune di queste foto si trovano anche sulla tesi di Alessandra, una tesi che è stata accolta in maniera decisamente entusiasta dai suoi professori. Dario Mangano, ad esempio, ha addirittura paragonato il lavoro della sua studentessa a ciò che fece Umberto Eco con i romanzi di 007. Eco negli anni ’60 introdusse le opere di Ian Fleming nei suoi corsi e dimostrò che la narrativa popolare poteva essere analizzata con lo stesso rigore che si utilizza per la grande letteratura. Secondo Mangano l’idea di Alessandra può avere un impatto analogo nello studio dei vocaboli.

Dopo lo studente romano che quest’estate stupì tutti presentandosi all’orale di maturità con una tesina su Totti (con tanto di maglietta) ecco quindi un altro tentativo audace ma vincente, quello di Alessandra. Steve Jobs diceva “siate affamati, siate folli”, noi ci permettiamo di aggiungere “siate originali” che paga sempre.

“Oggi che il libro è in tipografia per la stampa sono molto orgoglioso del risultato – ci ha detto Saetta – non solo perché alcuni degli autori mi hanno dato fiducia un po’ a scatola chiusa, credendo da subito nel progetto, ma anche perché, quasi sotto l’influsso di una regia super partes, si sono delineati tanti filoni nei racconti che toccano non solo la vita sociale della città ma anche le storie private degli autori”.

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