Per una scuola laica e libera: se ne discute a Cefalù in un seminario di studi

Si è parlato di laicità della sua scuola, di libertà educativa e di scuola aperta al futuro nel corso del seminario di studi che si è tenuto presso la casa vescovile di Cefalù alla presenza del prof. Ernesto Diaco, direttore nazionale della conferenza episcopale italiana per l’educazione, la scuola e l’università. Ad organizzare la manifestazione l’ufficio scolastico diocesano diretto dal preside Giuseppe Simplico. Ad introdurre i lavori il vescovo Vincenzo Manzella. Presenti i docenti di religione cattolica della diocesi di Cefalù.

Il professore Diaco, nella sua relazione, ha fatto conoscere la lezione più attuale di don Milani e spiegato perché la Chiesa italiana intende scommettere sull’educazione e la promozione umana. Parlando del parroco di Barbiana, e del suo metodo scolastico, ne ha evidenziato alcune caratteristiche.

Anzitutto ha spiegato come don Milani è per una scuola che non esclude ma include. Nella scuola di Barbiana se non sono tutti non si va avanti. Oggi in Italia c’è una dispersione scolastica alta che in alcune zone tocca il 18%. Don Milani ha detto praticamente come si fa la lotta alla dispersione.

Altra caratteristica della pedagogia di don Milani è che vive una scuola dove tutti sono maestri. “Non si cancellano i ruoli. La scuola per don Milani – ha detto Ernesto Diaco – non è  democrazia… ma il professore vive per gli studenti. È  una scuola dove i ragazzi sono chiamati da fare insegnanti agli altri. Niente scuola passiva. Tutti devono essere attivi”.
Terza caratteristica del metodo di don Milani: la sua è una scuola aperta alla società,  alla realtà, al mondo e alla vita. “È  una scuola che vuole dare una coscienza critica agli studenti. È  una scuola dove si impara facendo” ha continuato il direttore dell’ufficio nazionale della Cei.

Per don Milani, quarta caratteristica, la scuola deve avere un fine. “L’insegnante deve sapere l’obiettivo del suo insegnamento. È  dare solo delle competenze? Scuola per Milani è  dedicarsi al prossimo. La scuola attuale fa amare uno solo.  Se stessi. Lo diceva 50 anni fa… quanto è  vero ancora oggi…”

La scuola di don Milani, quinta dimensione, non scende a compromessi. “Il parroco di Barbiana -ha continuato don Diaco – non vuole appiattire tutti. La scuola di oggi é  rinunciataria. La pedagogia di Milani non vuole appiattire verso il basso. Chi ha qualcosa di più deve dare opportunità agli altri. Chi sa volare non deve buttare le ali per solidarietà ma insegnate il volo.

Ed ecco allora la sesta ed ultima caratteristica. E’ una scuola che per far maturare il cristiano fa credere l’uomo. È  una scuola che si rivolge a tutti. Vuole far crescere tutti. Come può una scuola del genere vivere la dimensione della libertà educativa? La risposta è semplice: realizza una comunità dove la parola rende liberi. “Le persone grazie alla scuola devono entrare nel vivo della società.  Don Milani lotta contro l’ignoranza perché  mette nelle mani degli altri. Don Milani vuole liberare… Tutto ciò che addormenta lo spirito critico e ignoranza. Una situazione valida Ancor a oggi.Rimane fortissima una domanda di Milani: Non avevate null’altro da offrire loro? La chiesa non può imitare il mondo. Milani critica i metodi pastorali di allora”. Metodi che ancora oggi sono presenti in una scuola schiacciata dalla necessità di rispettare il programma, di centrare obiettivi e risultati. Una dramma educativo, quello di oggi, che ha messo al posto della persona il raggiungimento di un risultato. “Faccio scuola perché voglio bene a questi ragazzi” diceva don Milani. E in questo compito era mosso da un senso acuto, da uno sguardo attento ai bisogni della persona, da una una “formula educativa” che faceva compiere ai ragazzi della sua scuola un salto di qualità che i loro coetanei più attrezzati e favoriti si sognavano di poter eguagliare.

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