Prospero Giardina, sindaco di Cefalù per 648 giorni: perchè si dimette…

Prospero Giardina è stato eletto sindaco di Cefalù il 31 maggio del 1965, subito dopo la morte del sindaco Giuseppe Giuardina. E’ stato eletto con 19 voti favorevoli su 29 votanti . E’ rimasto in carica per oltre due anni. In tutto 648 giorni. Ha rassegnato le dimissioni nel corso del consiglio comunale del 10 marzo 1967. Ecco il testo del discorso che ha pronunciato alcuni giorni dopo, il 16 marzo, davanti ai consiglieri.

Signori Consiglieri, nella seduta consiliare di venerdì 10 corr. Ho rassegnato le mie dimissioni rimettendo al Consiglio il mandato che mi era stato conferito il 31 maggio 1965.
Ora, prima che il Consiglio ratifichi col suo voto la mia decisione che è state e rimane irrevocabile, ritengo necessario altro ché doveroso fare alcune dichiarazioni sia per precisare il mio pensiero su certi fatti che hanno accelerato la crisi sia ancora per dimostrarvi di avere preso una soluzione non affrettatamente, come da taluni è sostenuto, ma con grave ponderazione e solo quando fui assolutamente certo che non si profila alcun’altra possibilità per sboccare una soluzione divenuta ormai assurda e contraddittoria.

Assurda e contraddittoria
Da un conto la Giunta che smentisce se stessa, che si auto distrugge.
Dall’altro conto una maggioranza che smentisce il Sindaco e la Giunta.
Dall’altro ancora una opposizione che si attesta a difesa e a sostegno della tesi propugnata dal Sindaco e dall’Assessore ai LL.PP., espressione della maggioranza consiliare.
Questa è stata, in parole povere, la paradossale avventura nella quale si è cacciato il Consiglio Comunale di Cefalù.
Si è avverato alla lettera ciò che si temeva: confusione delle lingue. Un rischio che avevamo previsto ma inutilmente.
Questo Consiglio è rimasto fortemente condizionato da qualche cosa che era stato artificiosamente messa in movimento ma che poi non si poté più controllare: l’opinione pubblica, o meglio l’opinione pubblica impazzita.

Da chi è stata montata e perché
Da un gruppo di giovani i quali potranno avere, non lo escludo a priori, una straordinaria competenza in fatto di scienza urbanistica ed una naturale predisposizione allo studio dei problemi inerenti al P.R. di Cefalù per il motivo semplicissimo di non conoscerlo, di non averlo mai visto. Vero è che la loro delegazione, composta in parte da elementi dal direttivo sezionale del Partito della D.C, mi aveva richiesto di visionare gli elaborati esposti nella sala Consiliare e di leggere la relative norme di attuazione, ma non ho potuto aderire alla richiesta per precise disposizioni di legge. E’ stata influenzata negativamente l’opinione pubblica anche da persone interessate a certe piccole e grosse intraprese le quali non sono state recepite da Piano. E cosi non appena si seppe che il P.R. sarebbe stato presentato il 26 febbraio U.S. al Consiglio Comunale, è scattata una certa operazione di aggressione capillare alla opinione pubblica.

Un assalto condotto con un piano ben congegnato che si prefiggeva uno scopo preciso lo stordimento della popolazione, la confusione, il panico.

Il pubblico presente in sala, che mi sta ascoltando, sa che ciò che sto dicendo non è parto della mia fantasia ma pura cronaca dei fatti da tutti noi vissuto in queste ultime settimane.
Nei circoli, nei bar, nei negozi, nei cortile, dovunque si è parlato del Piano Regolatore. Ma dobbiamo dire che mai si è parlato di una cosa cosi importante con tanta sprovvedutezza e irresponsabilità.

Si è presentato il Piano come qualcosa di assurdo, di irrazionale, di lesivo, di distruttivo degli interessi autentici della nostra collettività, come un mostro, un castigo di Dio, una pubblica calamità. In qualche famiglia si sono fatte novene a S.Antonio perché venisse scongiurato questo castigo di Dio. Cefalù ha vissuto i giorni dell’Apocalisse, commercianti, artigiani, proprietari terrieri e di immobili urbani, coltivatori, imprenditori, edili in una parola tutte le categorie attive della economia locale, abilmente sollecitate, si sono sollevate come un solo uomo. Una vera e propria mobilitazione per una Santa Crociata o almeno ritenuta tale. Quale? La difesa dei propri minacciati interessi. E sulla base di questo malinteso diritto si è costituito un formidabile gruppo di pressione politica e psicologica per disorientare questo Consiglio.

Ma l’azione principale è stata diretta non tanto contro la Giunta, contro l’esecutivo nella sua collegiabilità che sottoponeva all’esame dell’organo deliberante, il Consiglio, il progetto Samonà, ma contro il Sindaco e l’Assessore ai LL.PP., come se il P.R. l’avessimo voluto soltanto noi due e non ci fosse un atto deliberativo votato alla unanimità da questo Consiglio per l’incarico di progettazione commesso agli urbanisti. Quindi i responsabili di questo cataclisma, determinato dalla presentazione e dalla eventuale adozione del P.R.G., erano già individuati:  Il Sindaco Giardina e l’Assessore Ilardo, l’ultima pattuglia attestata sulla posizione. Gli altri assessori, alle cui persone ve il mio profondo rispetto, anche se assisi al tavolo della Presidenza o hanno taciuto o hanno assunto l’atteggiamento più confacente alle direttive e agli interessi dei rispettivi partiti politici. Questo tipo di politica, offrirà senza dubbio, fecondi spunti di meditazione.

Alla parte più pensosa dell’opinione pubblica, almeno a quella che ritiene che non possa cantare continue serenate ai lavoratori per fare i loro interessi non porta stracciarsi le vesti in nome della Democrazia per dimostrare che tutto quello che vogliamo e chiediamo lo vogliamo e lo chiediamo per lo esclusivo interesse del popolo. Ciò non ostante io ritengo per la Democrazia, continuo a credere in essa. A questa, cioè che ha un contenuto umano e quindi morale e che ha un fondamento imprescindibile: la lealtà e la correttezza. Un tipo di Democrazia che non dovrebbe mai consentire che un sostenitore del Centro Sinistra facesse pervenire dall’esterno ai sottobanchi della maggioranza missive con argomenti e indicazioni utile per alimentare e una polemica con la Giunta, in ordine alla questione ospedaliera. Questo episodio, collocato nel contesto della particolare situazione venutasi a determinare, acquista un significato cosi eloquente che non è il caso di sottolineare. Ma il significato di questa vicenda amministrativa che nella crisi ha avuto da quella campagna di diffamazione fatta sui nostri confronti e della quale ha riferito ampiamente nella seduta precedente il Consigliere Prof.Domenico Portera. Una campagna fatta di parole smozzicate e sussultare all’orecchio, di sospetti malcelati, di calunnie. Non sarebbe il caso di farne discorso, ma poiché qui è impegnato l’onore di questo Consesso e di chi lo ha fin qui presieduto e rappresentato è sommamente opportuno e doveroso chiarire e precisare.

La prima accusa che ci è stata mossa era che avevamo fretta e che non volevamo un attento e approfondito esame del PRG, come se avessimo qualcosa da nascondere.
Non è vero che avevamo qualcosa, come dimostrerò tra poco. E’ assolutamente vero che avevamo fretta, ma avere avuto fretta non equivale a dire che i Consiglieri dovevano approvare il P.R con gli occhi bendati, senza cognizione di causa. Ognuno di noi poteva benissimo acquisire la sufficiente e necessaria cognizione di causa, che si richiede per la espressione di un voto libero, consapevole e responsabile, attraverso l’esame degli atti e il dibattimento delle idee in due, in tre, in dieci sedute consiliari, ma senza soluzione di continuità tra l’una e l’altra. Questa non era una tattica per confondere le idee ma per chiarirle.

L’adozione di un P.R è un fatto cosi enorme che è davvero da ingenui pensare che una volta scattata la spirale dei privati interessi, piccoli e grossi, il tempo giuochi a nostro favore, cioè a dire della libertà e della perfetta autonomia decisionale di questa Assemblea. Feci una proposta, se ben ricordate, che la seduta si aggiornasse per il 27, il giorno successivo e cosi avrei fatto il 27. E’ stata respinta.

La seconda accusa è il corollario della precedente: il P.R. uno strumento al quale sono legati i destini di Cefalù per i prossimi decenni e che interessa pertanto l’intera Cittadinanza se lo è posto il sindaco sotto chiave. E’ una cosa segretissima aria di mistero. Se questa accusa ci fosse stata fatta dal cosiddetto uomo della strada, pazienza. C’è l’ignoranza e la buona fede. Ma spiace averla raccolta sulla bocca di emeriti professionisti i quali si sono dichiarati scandalizzati per il siffatto atteggiamento d’insensibilità civica e politica degli Amministratori Comunali. Confutiamo l’accusa con la circolare ministeriale LL.PP relativa alle istruzioni per la formazione dei piani regolatori Comunali, materia disciplinata con la legge urbanistica 17.8.1942 n.1150. La circolare è del 7.7.54 n.2495 la quale recita testualmente cosi.

Procedura. Il Progetto di P.R.G. deve essere adottato dal Comune con apposita deliberazione Consiliare, da sottoporre all’approvazione della G.P.A (C.P.C.). Dopo di che deve essere depositato negli uffici comunali per un periodo di 30 giorni interi è conseguitivi, compresi i festivi durante i quali chiunque ha facoltà di prenderne visione. Sia Enti che privati in questa fase possono presentare “ Osservazioni” ai fini di un apporto collaborativi dei cittadini al perfezionamento del Piano”.

In merito alle osservazioni prodotte, il Consiglio Comunale, con apposita delibera, formula le proprie contro deduzioni modificando il Piano conformemente all’accoglimento totale o parziale delle osservazioni medesime. La surriferita circolare ministeriale, pertanto, alle cui indicazioni ci siamo scrupolosamente attenuti, confuta non solo la sopraccennata inconsistente accusa ma precisa in modo inequivocabile per quali vie ed entro quali termini la cittadinanza può collaborare per il perfezionamento del Piano e può salvaguardare eventuali superiori interessi non debitamente considerati nel progetto.

Terza accusa: nel P.R.G. sono salvaguardati gli interessi dl Sindaco e sacrificati quelli di tutti gli altri cittadini. Non meriterebbe di essere confutata neanche una tale insinuazione, tanto è volgarmente infamane. Ma lo faccio per farvi misurare fino a che punto può fare trascendere il malanimo e la stupidità umana.

Andiamo agli interessi che mi sono fatto tutelare dal P.R.
Immobili urbani: lo sventramento proposto dal Consigliere Capo Gruppo Portera dei fabbricati antistanti allo stabile di mia proprietà Angolo Via Vitt.Em-Via – Via XXV novembre non mi convince, come sempre ho sostenuto, perché distruttivo di uno degli angoli più interessanti del nostro antico tessuto urbano. Nel P.R. infatti è prescritta assoluta e rigorosa conservazione. Ancora: la strada di collocamento tra Piazza Colombo e Piazza Marina da lui stesso proposta e che senza dubbi andrebbe a valorizzare commercialmente i fabbricati di ns. proprietà destinati a magazzini e a case di civile abitazione prospicienti sul mare, è una idea di pessimo gusto che ho sempre scartata. Essa costituirebbe uno dei più gravi attentati che potremmo perpetrare ai danni della bellezza monumentale del centro storico. Nel P.R. Samonà, infatti, di questa idea neanche l’ombra e il sospetto.

Magazzini del salato in Piazza Colombo.
Anche la ns Ditta che fu tra le prime, ottantenni fa a insediarsi in quel posto per l’industria del salato. Possiede un magazzino. Quale sorte ha riservato il PR al mio e agli altri magazzini? L’abbattimento.

Andiamo ora agli interessi relativi ai fondi rustici, ai terreni che a mente di qualcuno avrebbero avuto un trattamento di favore. Tutti i terreni ricadono in zona di verde agricolo e alla regolamentazione relative sono assoggettati. Non sono previsti né insediamenti residenziali né turistici, ne di altro tipo all’infuori di quello agricolo. Potrei denominare le contrade per chi né avesse interesse. Ma non lo faccio per non tediarvi, per non abusare della vostra cortese attenzione. L’unica possibilità di sfruttamento edificatorio è stato previsto nel fondo di S.Ambrogio. Naturalmente non per farmi un piacere in qualità di Sindaco quanto soprattutto per una particolare disposizione del sito, trovandosi questo a limitare di una frazione abitata per la quale il terreno Giardina è il solo e l’unico della predetta Contrada atto a soddisfare le esigenze presenti e future dello sviluppo demografico della Borgata.

Ma c’è di più. Nell’agosto del 65 la mia famiglia presentava al Comune un progetto di lottizzazione di detta area, progetto approvato dalla C.E. con voto n.1082 dell’11 novembre 65. Ebbene i Progettisti del P.R.; come se il Piano di lottizzazione non esistesse, hanno vincolato tutta la zona rimandando l’attuazione, ad un piano particolareggiato, che verrà se verrà quando vorrà il Comune. Per la esattezza della zona F sottozona 6.

E una ultima parola debbo spendere sulla questione della variante ANAS che si è detto non si vuole che vada oltre perché dovrebbe passare per S.Ambrogio, attraverso i terreni del Sindaco. Basti conoscere la disposizione topografica della Frazione, la dislocazione del terreno del fondo in questione e i più elementari criteri che informano la tecnica delle costruzioni delle grandi e moderne arterie di scorrimento per escludere totalmente la eventualità che la variante alla 113 vada a passare per il fondo di ns proprietà. Ma oltre tutto, se dovesse occorrere, la mia famiglia, la mia famiglia sarebbe ben lieta di accettare un sacrificio di tale entità, ove ricorresse il pubblico interesse.

Signori Consiglieri,
ho abusato della vostra cortesia e paziente attenzione. Ma dovevo farlo dovendovi parlare per l’ultima volta in qualità di Capo di questa Amministrazione.

E l’ho fatto per due motivi
Innanzitutto per chiarire a voi le ragioni che mi hanno indotto a rassegnare le dimissioni in un momento tanto grave.
Secondariamente per ringraziarvi della fiducia di cui mi avete onorato sino ad oggi, della quale sono certo di non avere abusato.

Ritengo di non avere abusato non solo per la consapevolezza di non avere smarrito il patrimonio ideale e le tradizioni civiche del partito al quale appartengo ma anche per non avere deluso le legittime attese e speranze del popolo di Cefalù le cui sorti sono affidate al nostro civismo e al nostro senso di responsabilità.

Tengo a chiarire che nel caso che questo Consiglio non accettasse le mie dimissioni, sarò costretto a rimettere il mandato alla C.P.C.

Sono sicuro che, in considerazione dell’irreparabile danno che ne conseguirebbe alla Amministrazione Comunale di Cefalù, prevarranno il V.S buon senso e la vs saggezza.

(Discorso tratto dall’Archivio storico di Roberto Maranto)

 

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