Cefalù, una tradizione da non dimenticare: a vecchiastrina

Una tradizione di fine anno tutta cefaludese è quella della viecchiastrina. A ricordare come si svolgeva, e lanciare un vero e proprio appello per tenerla in vita, è Rosa Maria Aquia dalla sua pagina facebook. A Cefalù, come in altri paesi delle alte Madonie, i regali natalizi ai bambini non li portava Babbo Natale il 25 dicembre ma proprio la viecchiastrina la notte del 31 dicembre.

La viecchiastrina è una vecchietta che, secondo la leggenda, viveva nel Castello che si trova sulla Rocca di Cefalù. Era una nonnina simpatica agli occhi dei bambini e delle bambine perché usava portare loro dei doni proprio l’ultima notte dell’anno. Per questo i nonni raccontavano ai propri nipoti che questa vecchietta guardava tutti i ragazzi dal Castello dove abitava e si accorgeva di quanti si comportavano bene ma anche di coloro che, invece, durante l’anno facevano i monelli. E così la notte del 31 dicembre a viecchiastrina lasciava il proprio Castello e andava in giro per le case dei cefaludesi a visitare tutti i bimbi. Ai buoni lasciava dei bei regali mentre ai monelli, invece, solo cenere e carbone. Il tutto usava lasciarlo sotto il letto di ogni piccolo.

La sera del 31 dicembre tutti i bambini andavano a dormire molto presto. Per invogliarli ad andare a letto veniva anche detto loro che se la viecchistrina trovava qualche bambino sveglio gli avrebbe punto gli occhi con l’ago. E così volenti o dolenti ad una certa ora dormivamo un po’ tutti.

Prima che scendesse il buio, in ogni rione della città, i bambini usavano richiamare l’attenzione della vecchietta dando vita ad una manifestazione di gioia. I bambini si munivano di barattoli di latta vuoti e li legavano con una lunga corda. Altri, invece, portavano con loro nelle mani i coperchi delle pentole di alluminio. Per strada davano vita ad una specie di trenino rumoroso. Le latte legate con la corda, infatti, venivano trascinate sulla strada. Con i coperchi delle pentole si dava vita ad una sorta di accompagnamento musicale. Si dava così vita ad un bel rumore di fine anno che di tanto in tanto veniva interrotto dalle urla gioiose dei bambini che dicevano: “a viecchistrina veni”. Era un modo per ricordare a tutti che bisognava andare a letto. Una tradizione rumorosa che i grandi seguivano dalle proprie abitazioni affacciandosi alla finestra di casa. Intorno alle 21.oo tutti a nanna aspettando con trepidazione “a Viecchiastrina” nella speranza che portasse tanti giocattoli.

Nel passato la vigilia di capodanno a Cefalù si trascorreva nelle famiglie. E così dopo aver mangiato, gli adulti, per attendere la mezzanotte giocavano a tombola, quella con le cartelle dove per ricordare i numeri che uscivano si usava segnarli con le lenticchie. I numeri venivano chiamati smorfiandoli ed in alcuni casi anche con personaggi cefaludesi: “il numero 36 era “chiddu re scarpi”, vendeva le scarpe cioè Don Ancilu Battaglia, il 77 le gambe della signorina Mazzola; 1 Dio, 11 surdatii, 55 francu ri primiera, 33 anni di Cristu; 90 spavientu; 24 Vigilia; 26 Santu Stiefinu; 25 Natali; 47 muortu vivu chi parra”.
Tra una giocata e l’altra si arrivava alla mezzanotte.

La mattina di capodanno, fin dalle prime del giorno, in ogni rione della città era un vociare di grida di gioia da parte dei tanti bimbi che avevano trovato i regali. Grida di gioia che, in alcuni casi, erano accompagnate anche dal pianto di coloro che avevano trovato sotto il letto cenere e carbone.

“Oggi tutto questo non esiste più a Cefalù” commenta Rosa Maria Aquia.

A ricordare questa tradizione la sera del 31 dicembre l’Associazione culturale musicale santa Cecilia mette in scena la discesa della Vecchiastrina dalla Rocca di Cefalù. L’appuntamento è alle ore 18 nel centro storico con partenza dalla piazza Garibaldi.

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