Cefalù: la vera storia del club «La Caverna»

Era il lontano 1966 quando un giovanissimo studente universitario di nome Antonio Augello, diventa aiuto segretario di produzione nel film “A ciascuno il suo”, girato per la maggior parte a Cefalù. In quell’occasione, conosce e stringe amicizia con l’attore Gianmaria Volontè e con l’architetto scenografico Sergio Canevari. Proprio durante un sopralluogo finalizzato ad allestire una scena per il film, nel corso di una visita al palazzo Agnello sito in via XXV novembre, si imbattono nella stalla del palazzo. Ammirandone i dettagli e le particolarità, l’architetto Canevari suggerisce ad Antonio di trasformarla in un locale.

Passa circa un anno dalla fine delle riprese ed Antonio che nel frattempo in estate si occupava di animazione al locale dancing “Eucaliptus” di Enzo Cesare, decide assieme allo stesso Enzo e a “Nzino” Cimino, di creare un ritrovo invernale per i giovani, uno spazio ricreativo per sfuggire dalla monotonia della quotidianità. Come location decidono di sfruttare proprio la stalla del palazzo Agnello. Il Cavaliere Giovanni Agnello mette a disposizione il locale, mentre Antonio, Nzino ed Enzo si occupano della ristrutturazione.

Il locale viene chiamato “La Caverna”, in riferimento ad una caverna sita sotto il locale: “vi si accede da una scaletta strettissima illuminata d’azzurro che finisce proprio in una grotta incavata nella roccia da dove scorre un’acqua freschissima che sfocia poi nel vicino lavatoio medievale” (da “Il cabaret dei Cavernicoli”, 1973, Misuraca Editore). È curioso e interessante notare come, bene o male negli stessi anni, un gruppo di giovanissimi che si facevano chiamare “Scarafaggi” facevano la loro comparsa nella scena musicale mondiale proprio in un locale a Liverpool che si chiamava “The Cavern!”. Le tipiche torce in ferro battuto sono state realizzate dalla ditta Triolo di Cefalù, mentre le caratteristiche panche e i rustici tavoli sono firmati dal falegname Peppinè Barracato di via XXV Novembre.

Dopo appena una stagione, però, Enzo inizia a titubare e a non credere più nel progetto e nella società. Decide pertanto di lasciare il gruppo. Dopo qualche anno, anche Nzino abbandona: a questo punto, rimane soltanto Antonio il quale compra tutte le quote e rimane socio con il cavaliere Agnello. Nel frattempo, in estate si continuava a cantare e a scherzare intrattenendo i clienti e i turisti. Da questo clima allegro e spensierato proprio degli anni d’oro di una Cefalù che probabilmente non tornerà, si crea un gruppo di folk cabaret formato da Antonio Augello, Nico Marino, Pippo Maranto, Mara Vazzana, Romilda Palamara, Pio Pollicino e Gigi Nobile. Inoltre, la scenografia era curata da Giuseppe Cicio e le luci da Pippo la Rosa (come riportato in un articolo de L’ora n. 120 del 25 maggio 1969).

Dopo qualche anno, alcuni membri abbandonano il gruppo; rimangono Antonio Augello, Nico Marino, Pio Pollicino, Gigi Nobile e Leo Parlavecchio. Si formano così “I Cavernicoli”, nome suggerito dalla giornalista Mancuso. I Cavernicoli si esibivano regolarmente alla Caverna, dove venivano retribuiti a percentuale sull’incasso serale (10%) da Antonio Augello e Giovanni Agnello. Infatti, era Antonio ad occuparsi della compilazione del borderò della siae, della denunzia dei redditi, nonché di luce, acqua, di tutto ciò che riguardava la Caverna, essendo lui e Giovanni Agnello i titolari del club. Come riportato nel libro “Il Cabaret dei Cavernicoli” edito nel marzo 1973 da Renzo Misuraca, “Antonio Augello 29 anni, dottore in matematica, fondatore del gruppo”. I testi venivano scritti da Antonio Augello, Nico Marino, Gigi Nobile e Leo Parlavecchio.

Dopo diversi anni di successo, locale sempre pieno, apparizioni in tv nelle trasmissioni “Incontri” con Elena Calivà e “Alle nove della sera” di Maurizio Costanzo presentata da Gianni Morandi, l’incisione dei 33 giri “Un etto di Sicilia” e “I canti di Furnari”, i Cavernicoli decidono di spiccare il volo e di lasciare la Caverna. A questo punto Antonio Augello, per una forma di lealtà nei confronti del fraterno amico Giovanni Agnello, uno dei pochi ad aver creduto in un’iniziativa tanto folle quanto impavida in un paese piccolo come Cefalù (“La Caverna? U locali unni si spogghino nuri?” dicevano molti) e ad avergli dato fiducia, decide di rimanere da solo al locale, mettendo su un altro gruppo “Quelli della Caverna”.

Antonio Augello

 

1968- da sx Augello-Pippo Maranto-Nico Marino-dietro Romilda Palamara
1968-Antonio Augello alla Caverna
1968-Da dx Antonio Augello e Pippo Maranto alla Caverna
1968-Pippo Maranto
Antonio Augello e Mara Vazzana alla Caverna
Club”-La Caverna “in
Via XXV Novembre
Hotel S. Lucia- Antonio Augello con Pippo Baudo
Bar del Club La Caverna -Da sx Enzo Tramontana-il papà di Antonio Augello Francesco
Bar del Club La Caverna- Antonio Augello al centro e Edoardo Falletta a sx della foto
Alla Caverna durante l’intervallo dello spettacolo si cucinavano i maccheroni
Antonio Augello alla Caverna
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