Padre Forti: il parroco che ha vissuto nella povertà

E’ morto quindici anni fa dopo avere guidato la comunità parrocchiale di Polizzi Generosa per oltre mezzo secolo. A distanza di diversi anni padre Nunzio Forti è ricordato ancora da tanti polizzani che lo hanno incontrato ma anche da quei giovani che pur non avendolo mai conosciuto ne hanno sentito parlare ai loro genitori e ai loro nonni. Padre Forti, come preferiva farsi chiamare da tutti, è arrivato a Polizzi subito dopo la sua ordinazione sacerdotale del 20 aprile 1946. All’ombra del campanile polizzano per 22 anni opera quale vicario cooperatore dell’arciprete Vincenzo Greco. Quando nel 1968 l’arciprete lascia la comunità polizzana padre Forti ne diventa il nuovo parroco. Da quel momento, forte dei suoi 46 anni, inizia a scrivere una pagina di storia fatta di attenzione ai bisognosi, impegno per risolvere i problemi della comunità, interesse verso le giovani generazioni, cura dei malati, premura per gli anziani e cortesia verso tutti.

La sua giornata iniziava molto presto con la preghiera silenziosa nella sua camera da letto dove nessuno poteva entrare e che in pochi hanno avuto la fortuna di visitare quando lui era ancora vita. Una camera da letto di un prete povero dove si era ricavato un angolo quasi nascosto dove si ritirava in preghiera la sera prima di addormentarsi ma soprattutto la mattina quando dopo il risveglio iniziava subito a pensare ai suoi parrocchiani parlandone a Gesù che portava nel cuore e a san Gandolfo di cui era un grande devoto. Verso il Crocifisso che custodiva in quella stanza elevava preghiere per le tante situazioni di bisogno che ogni giorno conosceva nella sua città.

Dopo la preghiera silenziosa, molte volte elevata fra le lacrime, padre Forti pensava alla sua persona e si preparava per uscire e recarsi in chiesa per la celebrazione della Messa. La puntualità lo ha sempre accompagnato nella sua vita. «Non ci dobbiamo mai far aspettare» usava dire ai puoi stretti collaboratori. E così la mattina in chiesa arrivava sempre puntale e con largo anticipo. Entrava in sagrestia e prima della celebrazione iniziava a parlare con il suo Signore. Durante la Messa restava sempre in atteggiamento di meditazione. Mai allontanava la sua attenzione dal Mistero che celebrava e mai si lasciava distogliere da quelle situazioni che lo avrebbero potuto allontanare dalla riflessione.

Leggeva il Giornale di Sicilia e quasi sempre lo faceva dal barbiere che riteneva essere uno dei luoghi più interessanti per conoscere i problemi della sua comunità. Seguiva il telegiornale per tenersi informato e ascoltava quanti per strada lo fermavano per raccontargli un problema o chiedergli un consiglio. La canonica era il luogo dove incontrava i suoi parrocchiani. In quella stanza del piano terra che confinava con la Matrice aveva collocato una scrivania dalla quale intravedeva dalla finestra chi entrava e usciva dall’orto che circondava la canonica. La porta della sua casa era sempre aperta quando lui era dentro. La chiudeva solo nel primo pomeriggio quando usava riposare per qualche oretta e la notte quando andava a dormire.

L’orto, con quei due grandi alberi che vi crescevano e quelle siepi che lo rendevano particolare, diventa il luogo dove far crescere i giovani del suo paese. Lui, padre Forti, li segue dal suo studio della canonica, li accompagna con lo sguardo silenzioso, sempre attento e premuroso. Seduto al tavolo della scrivania è intento ad organizzare, scrivere e preparare incontri. Le sue orecchie, però, sono sempre rivolte a quanto accade nell’orto parrocchiale. E quando sente che c’è qualche problema fra i ragazzi non si scompone. Lascia la scrivania e si affaccia con un fare scherzoso alla porta della canonica. I ragazzi capiscono che il parroco ha qualcosa da dire. Si fermano, lo ascoltano e poi quando lui si ritira di nuovo in canonica riprendono a giocare.

In anni nei quali non c’era internet e il telefonino quell’orto parrocchiale è un vero e proprio luogo di incontri e sana crescita. Padre Forti attrezza il vicino salone parrocchiale quale luogo per incontrare e far crescere giovani e adulti nella fede. Il convento delle suore francescane che si trovava a pochi passi dalla canonica, invece, diventa un vero e proprio tempio spirituale dove tutti si elevavano nella fede in Cristo. La vita di padre Forti trascorre a Polizzi fra celebrazioni liturgiche, incontri spirituali con tutti i fedeli e qualche piccola passeggiata nella vicina piazza Borgese. In città diventa un vero e proprio punto di riferimento per tutti. Credenti e non credenti si accostano alla sua persona con rispetto per cercarvi una parola di conforto ma anche quel dialogo che spesso in altre comunità vicine a Polizzi non si riusciva a trovare. Padre Forti diventa anche un vero e proprio Prete del silenzio che riesce a trasformare la sua preghiera in occasione per cambiare la sua comunità. Ancora oggi a tanti anni dalla sua morte resta vivo il suo ricordo fra tante persone che sono cresciute all’ombra della sua forte personalità di cristiano.

Il 18 febbraio 2001 lascia la parrocchia dopo 55 anni di servizio e 33 di parrocato. Per l’occasione celebra la sua ultima eucaristia e concelebra in piazza nella chiesa di san Girolamo con il vescovo Francesco Sgalambro. Subito dopo si trasferisce con i propri nipoti a Termini Imerese. In questi ultimi due anni di vita lontano dalla sua Polizzi soffre in silenzio. Prega per quelli che resteranno per sempre i suoi parrocchiani. Si informa con quelle poche persone che lo vanno a trovare su quanto accade nella sua Polizzi. Muore a Termini il 19 maggio 2003.  I solenni funerali si svolgono a Isnello nella chiesa Madre. A presiederli il vescovo Rosario Mazzola. Padre Forti viene accompagnato al cimitero del paese dove era nato e dove oggi è sepolto.

 

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