Quando la passione per lo shopping diventa un problema? La dipendenza dagli acquisti o shopping compulsivo è un problema psicologico e comportamentale caratterizzato dalla tendenza ad acquistare spesso, troppo e spendendo più delle proprie possibilità economiche, a questo si aggiunge un senso di ansia e frustrazione quando non è possibile comprare ciò che si desidera. Dalle indicazioni è chiaro allora che lo shopping compulsivo è un problema di cui bisogna prendersi cura.
Ahimé, nella maggior parte dei casi, le persone affette da tale disturbo non si rendono conto per anni di esserci finiti dentro fino a quando si raggiungono livelli acuti di disagio interiore e povertà economica. Esattamente come fa un tossicodipendente, chi soffre di shopping compulsivo usa modalità invischianti, manipolatorie e subdole col fine di trovare tutte le motivazioni e le soluzioni per giustificare o nascondere il proprio comportamento compulsivo, non rendendosi conto che probabilmente sta rovinando o intaccando le relazioni interpersonali e familiari. Fenomeni di craving (incapacità di controllo), di tolleranza e di astinenza (crisi che sopraggiungono nello shopper compulsivo quando è impossibilitato a comprare) sono comuni anche ad altri disturbi associati alle dipendenze tali da rendere le problematiche molto simili tra loro.
Lo shopping compulsivo ha poco a che fare con il piacere di comprare e l’oggetto ha un valore simbolico che si vanifica nell’atto stesso in cui lo acquistiamo. Se il fare acquisti rimane piacevole e, soprattutto, non è un’azione fuori controllo, non è il caso di preoccuparsi.
In fondo, le dipendenze e, più in generale i problemi psicologici, sono il modo migliore che trova l’individuo per far fronte ad un disagio e, nella maggior parte dei casi, la strutturazione di un problema diventa funzionale per la sopravvivenza di un individuo.
Pensiamo, a chi si lava le mani ripetutamente per la paura di essere “contaminati” o di “contaminare”, atteggiamento tipico di chi soffre di disturbi ossessivi compulsivi; se non lo facessero l’ansia prenderebbe il sopravvento e dunque l’atto stesso del “lavarsi le mani” è un modo per sopravvivere. Certamente, il rito va scacciato poiché crea enormi limitazioni alla vita di un individuo costringendolo nel suo “spazio sicuro” e nelle sue rigide modalità.
In questo caso, così come nello shopping compulsivo, il disturbo è allora il modo migliore che trova l’organismo per contenere l’ansia che altrimenti raggiungerebbe livelli non accettabili e ingestibili per l’individuo.
Chiudo citando una frase di Siri nel suo libro “La psiche del consumo”, Franco Angeli, 2001: “Non c’è niente di male a comprare se non fosse che eccedendo si rischia di erodere la naturale esigenza di costruire il nostro sé esponendosi alla relazione con l’altro”. Con questo vi invito a seguirmi nel mio prossimo articolo nel quale verrà affrontato il tema della dipendenza sessuale. Proveremo a chiederci che cos’è la dipendenza sessuale, come si manifesta e quali sono i suoi effetti collaterali.