L’Immacolata a Cefalù: una festa patronale tra le più antiche dell’Isola

Forse non tutti sanno che l’Immacolata è la Patrona di Cefalù. Secondo la tradizione l’istituzione di questa festa patronale cittadina risalirebbe alla metà del 600 per volere del vescovo Gisulfo che fu nominato presule di Cefalù all’età di 48 anni. Era il 1655 quando questo vescovo, d’accordo con i magistrati della città, stabilì di celebrare la solennità dell’Immacolata l’8 dicembre. Fu deciso che i festeggiamenti dovevano tenersi con il concorso del Municipio che affrontava le spese. Cinque anni dopo, nel 1661, il sacerdote Matteo Piscitello, per rafforzare ancora di più questo attaccamento alla patrona della città, fonda e costruisce la chiesa dell’Immacolatella in quella che oggi è la via Mandralisca. A rafforzare ulteriormente l’attaccamento della città alla Patrona ecco che nel 1670 il vescovo Roano e Corroniero fa costruire all’interno del Duomo una cappella dedicata proprio all’Immacolata. Viene eretta vicino alla porta della sagrestia. Vi colloca una statua della vergine che con molta probabilità era in legno. In quel periodo Cefalù contava circa ottomila anime. Per oltre un secolo questa immagine di legno fu un punto di riferimento per tutti i cefalutani che l’8 dicembre facevano grande festa.

Quando il 6 dicembre 1708 papa Clemente XI eleva la festa dell’Immacolata a festa di precetto per tutta la Chiesa per Cefalù non è una novità: in città si tributava onore alla Madonna per tre giorni dal 6 all’8 dicembre. Tutto cominciava diciotto giorni prima del Natale. Con molta probabilità nella città di Ruggero, infatti, esisteva una tradizione che voleva due novenari prima della festa che celebrava la nascita del Signore. Il diciottesimo giorno prima della festa del Natale, che coincide con il 6 dicembre, la festa si svolgeva presso la Chiesa dell’Itria e veniva portata avanti dai frati francescani che proprio li avevano il loro Convento. Sul far del tramonto, davanti al Bastione, si radunavano i pescatori con le loro imbarcazioni di rientro dal lavoro e al suono delle campane della città procedevano verso porta Marina. Da quella zona si snodava una processione, con in testa la statua della Madonna, verso la vicina chiesa dell’Itria. Qui si teneva una benedizione verso i pescatori. Veniva accesa una lampada, che si alimentava con dell’olio, al quadro della Madonna del cammino. La luce ardeva fino a Natale. L’indomani giorno sette dicembre la festa si spostava di buon mattino attorno al convento dei domenicani che c’era sotto la Rocca. Presso l’oratorio del Rosario, infatti, la mattina presto, si radunavano i contadini che dopo la recita del santo Rosario ricevevano la benedizione prima di andare a lavorare nelle loro campagne. Sul far della sera, invece, nella chiesa dell’Annunziata si riuniva il Popolo alla presenza dei giurati. Da qui partiva una processione notturna fra le vie della città. Tutto culminava sul far dell’aurora in Cattedrale dove si teneva la prima santa messa alla Madonna. Nel pomeriggio di giorno otto si dava vita ad una nuova processione fra le strade della città alla quale partecipano il vescovo e i giurati della città. Alla fine della processione, davanti alla Cattedrale, il Vescovo donava ai fedeli un pezzetto di sughero che veniva collocato nel presepio che ognuno allestiva nelle proprie abitazioni.

Nel 1800, quando la città contava circa diecimila fedeli, il vescovo Francesco Vanni fece sostituire la statua di legno dell’Immacolata con un’altra dello scultore Federico Siracusa che è arrivata sino ai nostri giorni. Una statua dell’Immacolata in marmo bianco. Quando la cappella è stata eliminata questa Immagine è stata collocata nella Sagrestia della Cattedrale dove è rimasta per tanti anni. La statua, a grandezza naturale, quando è stata scolpita era inserita in una visione celeste. Vestita di una veste bianca e splendente, simbolo della salvezza, aveva il capo cinto di una corona di dodici stelle, a simboleggiare i dodici apostoli su cui si fonda la chiesa. Indossava un manto dorato di stelle ad indicare la sua origine celeste. Poggiava i piedi sulle nubi che indicano, con una simbologia dell’antico testamento, che in Lei abita la presenza dell’Altissimo. La Statua ha il ventre leggermente rigonfio ad indicare la comunità di credenti. Sotto i piedi aveva la falce lunare, simbolo della sua eternità e il poggiare sulla luna sta ad indicare la sua sovranità sulla storia e sul tempo. La figura ascende al cielo circondata da angeli e nubi. Il suo sguardo è rivolto verso l’alto mentre il braccio destro è portato al petto e l’altro si apre in segno di accoglienza. Dell’impianto originale dell’opera oggi alcune cose non esistono più.

Con l’inizio del nuovo secolo il vescovo Francesco Sgalambro ha introdotto a Cefalù, a mezzogiorno dell’8 dicembre, l’omaggio floreale alla Statua dell’Immacolata che si erge alta accanto alla chiesa di san Pasquale.

Gandolfo Albanese: