Nasa, missione Marte: lanciata con successo la sonda inSight

La Nasa ha lanciato con successo la sonda InSight da 993 milioni di dollari, con lo scopo di studiarne la geologia, ascoltarne i terremoti e catturare informazioni che aiuteranno a capire come si sono formati i pianeti rocciosi. Il suo arrivo sul Pianeta rosso è previsto per il 28 novembre. Il decollo è avvenuto dalla California alle 13.05 (ora italiana) con il razzo Atlas V, nel primo lancio interplanetario della Nasa dalla costa ovest degli Usa.

E’ la prima missione della Nasa verso Marte dal 2012. Gli strumenti all’interno della sonda includono un sismometro per rilevare i terremoti marziani e una sonda per monitorare il flusso di calore proveniente dall’interno del pianeta.

Dopo aver scandagliato in dettaglio la superficie di Marte dall’orbita, è giunto il momento di scendere in profondità. Nelle viscere del vicino pianeta si nasconde la storia del suo passato, del suo futuro possibile e anche della probabile vita. La nuova avventura è partita dalla base di Vandenberg, in California, e ne è protagonista la sonda InSight che la Nasa ha costruito per esplorare, per la prima volta, il mondo sottostante gli emozionanti panorami rossi. Ma altrettanto affascinante sarà «ascoltare» il battito interiore, cioè i terremoti che attraversano il corpo celeste assieme al flusso di calore emergente dal suo cuore. InSight ha preso il volo alle 13.05 (ora italiana) del 5 maggio e arriverà a destinazione il 26 novembre prossimo sbarcando su tre gambe molleggiate poco più a nord dell’Equatore. Intorno avrà la grande pianura Elysium Planitia estesa tremila chilometri, con all’orizzonte il vulcano omonimo che svetta sino a 11 chilometri, molto più in alto dell’Everest. Lievemente sotto la superficie, inoltre, la sonda europea MarsExpress aveva colto gli indizi del ghiaccio lasciato da un antico mare. In questo deserto rosso ricco di suggestione e mistero arriverà InSight con i suoi tre strumenti scientifici a due dei quali è affidata un’indagine mai tentata finora e, tra l’altro, nati in Europa.

Il sismometro
Philippe Lognonné dell’agenzia spaziale francese Cnes è il padre del sismometro Seis, il primo portato su Marte. La sua sensibilità è straordinaria e non a caso è stato anche la causa di ritardi nel costruirlo; però adesso è in grado di rilevare i movimenti del suolo persino generati dalla caduta di meteoriti sino a 150 chilometri di distanza. E pure le deformazioni provocate dall’effetto di marea per l’attrazione delle lune Phobos e Deimos. «L’attività sismica di Marte non è mai stata misurata — spiega Lognonné —. L’abbiamo solo stimata studiando la superficie e le sue rughe. Anche oggi riteniamo plausibile un’attività tettonica e stimiamo che ogni anno almeno 50 terremoti con una magnitudo più elevata di 3.8 della scala Richter scuotano l’ambiente».

La talpa meccanica
Il sismometro sarà depositato in superficie da un braccio robotizzato che poco dopo sistemerà accanto il secondo straordinario strumento, la «talpa meccanica HP3». Concepita sotto la guida di Tilman Spohn dell’Istituto di ricerche planetarie dell’agenzia aerospaziale tedesca Dlr, è una sorta di martello pneumatico robotizzato lungo 40 centimetri e largo 27 millimetri che penetrerà fino a 5 metri di profondità. Ogni 50 centimetri si fermerà misurando il calore del sottosuolo e alla fine rimarrà laggiù continuando i rilievi per almeno un paio d’anni. «La struttura interna del pianeta è praticamente sconosciuta — nota Spohn —. Dovrebbe avere un nucleo centrale di ferro parzialmente liquido che irradia e altro calore viene emesso dalla radioattività dei minerali. Misurando la temperatura potremo risalire ai passi compiuti nell’evoluzione, nella formazione del mantello e della crosta aiutandoci a comprendere anche i processi di formazione della Terra e dei pianeti, inclusi quelli intorno ad altre stelle».

Lo strumento italiano
Lo scavo della talpa meccanica di InSight non sarà drammatico come quello condotto da Bruce Willis sull’asteroide di Armageddon, però sarà sicuramente prezioso per ricostruire una storia che forse ha favorito quella nascita della vita di cui si cercano le tracce passate o presenti. Il robot cosmico della Nasa aiuterà a compiere un passo avanti in questa direzione e per orientarsi nel lungo viaggio di sette mesi utilizzerà l’unico strumento italiano a bordo, un sensore stellare Leonardo il quale, guardando il cielo e confrontandolo con la sua mappa di tremila astri memorizzati, troverà la meta della nuova impresa spaziale costata 813 milioni di dollari.

 

Gandolfo Albanese: