Domenica delle Palme: Omelia del Vescovo

«Gesù, camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme» .

Tutto il vangelo di Luca ruota attorno a questo viaggio di Gesù a Gerusalemme.
Ci racconta la storia di un Dio che si mette sui passi dell’uomo e il suo viaggio passa per una via crucis, una salita, un’ascesa a Gerusalemme e tocca il suo vertice sul monte Calvario che non si conclude lì. Con la risurrezione e l’ascensione si apre infatti una nuova via per la felicità dell’uomo, la via del cielo.
Il primo dei sei giorni che Gesù passerà a Gerusalemme si apre con l’ingresso trionfale nella Città Santa e rappresenta la definitiva visita di Dio al suo popolo.
L’ingresso gioioso di Gesù a Gerusalemme è una scena messianica che ricalca le cerimonie di investitura regale .
Gesù è sì un Re, ma non è venuto per dominare, bensì per servire l’uomo, consegnando la sua vita per la redenzione dell’umanità. Lo abbiamo sentito: «Io sto in mezzo a voi come colui che serve» .
Così la liturgia odierna, dopo il racconto gioioso dell’ingresso regale di Gesù, è passata alla narrazione della sua passione e morte vista come l’intronizzazione del Re, come dice la scritta posta sulla croce “Costui è il Re dei Giudei”.
Nel movimento in salita verso il luogo del Cranio emergono i diversi personaggi coinvolti nella sua vicenda con i loro sentimenti, la loro posizione nei confronti di Gesù.
I discepoli, il popolo, ma anche i nemici sono coinvolti in questo viaggio, i farisei, i capi del popolo, i sommi sacerdoti, il procuratore romano e il re Erode.

Dinanzi al crocifisso “si svelano i pensieri di molti cuori” , perché dinanzi al suo volto ognuno è posto dinanzi alla domanda “da che parte stai?”.
Siamo nell’ultimo tratto della salita, Gesù rimane sempre più solo nelle mani dei suoi carnefici. Alla fine sembra che anche il Padre lo abbandona ma l’evangelista Luca ci aiuta a leggere questo abbandono come una consegna nelle mani del Padre: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» – In manus tuas Domine, commendo spiritum meum.
Sono le ultime parole di Gesù.

«Così sulla “dura” croce Dio ha pronunciato in Cristo la Parola d’amore più bella e più vera, che è Gesù nel suo donarsi pieno e definitivo. È Lui l’ultima Parola di Dio, in senso non cronologico, ma qualitativo. È la Parola universale, assoluta, ma è stata pronunciata in quell’uomo concreto, in quel tempo e in quel luogo, in quell’ora. Questo vincolarsi alla storia, alla carne, è segno per eccellenza di fedeltà, di un amore talmente libero da non avere paura di legarsi per sempre, di esprimere l’infinito nel finito, il tutto nel frammento» .

Preghiamo perché anche noi, quando alla fine della vita chiuderemo gli occhi in questo mondo, possiamo ascoltare la grande promessa fatta da Gesù al ladrone pentito: «Oggi sarai con me nel paradiso» .

✠ Giuseppe Marciante

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