Dalle Note introduttive al libro Postumo di Rosario Ilardo sull’Antica Cappella di San Biagio

Dalle Note introduttive al libro Postumo di ROSARIO ILARDO, L’ANTICA CAPPELLA DI SAN BIAGIO NELL’AGRO CEPHALEDITANO ANALISI E PROSPETTIVE L’insediamento dei Benedettini e dei Domenicani nel territorio di Cefalù con prefazione di Marcello Panzarella

L’AUTORE, ROSARIO ILARDO (Cefalù, 1928-2019), conseguita la laurea in Giurisprudenza e specializzatosi in Diritto degli Enti Locali e in Scienza e Tecnica dell’Amministrazione, intraprese la carriera nella pubblica Amministrazione concludendo il suo quarantennale percorso professionale di amministrativista quale Segretario Generale della provincia regionale di Palermo. Sindaco di Cefalù agli inizi degli anni Settanta, ha ricoperto diversi altri incarichi pubblici e privati. Civicamente impegnato nel contesto socio-culturale della sua Città, si speso in nome di una cittadinanza attiva, solidale e responsabile. Ha aderito, sin dal 1944, al movimento dello Scoutismo, sposandone principi, valori e sentimenti.
Tra i suoi scritti si segnalano, per ASACEL, Lineamenti di diritto ambientale in Sicilia (1990) e La ristrutturazione della nuova Provincia regionale (1990). Appassionato di studi antiquari, ha dato alle stampe, per i tipi dell’Officina di Studi Medievali, L’eccelsa rupe – Studi, ricerche e nuove prospettive storiche Sulla Rocca di Cefalù (2013). Di prossima pubblicazione un libro-intervista sull’applicazione del metodo della Programmazione nella Pubblica Amministrazione. Stava portando a compimento uno studio sui reali sarcofagi di Ruggero Il nella Cattedrale di Cefalù e una ricerca storica su legalità e giustizia sociale dall’antichità ai giorni nostri.
Ringraziamenti dell’autore
Quella dei ringraziamenti non vuole essere una pagina convenzionale, farcita di parole di circostanza: risponde, piuttosto, al bisogno di rendere giusto merito a quanti, con slancio ed entusiasmo, mi hanno prestato la loro fattiva collaborazione nella stesura di questo libro, manifestandomi sincera e fraterna amicizia. Da solo, difficilmente avrei trovato le forze, fisiche e mentali, per affrontare la fatica che questo lavoro ha comportato.
Desidero, pertanto, ringraziare: il prof. arch. Marcello Panzarella, per avermi gratificato con il suo autorevole sostegno e, ancor di più, con la sua spirituale vicinanza; don Pietro Piraino, responsabile dell’Archivio Storico Diocesano di Cefalù, competente come pochi e disponibile in ogni circostanza; la prof.ssa Rita Loredana Foti, dell’Università degli Studi di Palermo, per i preziosi suggerimenti in materia archivistica; la famiglia del compianto arch. Salvatore Culotta, autore delle splendide foto degli affreschi della Cappella; il sig. Giuseppe
llardo, decano di San Biagio, per la lucida testimonianza su taluni avvenimenti relativi alla storia ultima del sito; l’ing. Francesco Palamara, per la signorilità con cui mi ha accolto nella sua dimora, permettendomi di consultare l’archivio di famiglia; il sig. Rosario Ciolino, per l’assistenza prestatami durante la ricognizione dei luoghi attorno a Sant’Ambrogio; i signori Vincenzo Fulco e Pasquale Marsiglia, per avermi fatto da guida nella visita della chiesetta dei ss. Cosma e Damiano; la comunità MASCI di Cefalù, per l’encomiabile spirito di servizio con cui ha curato la Cappella durante gli anni dell’affidamento da parte della Chiesa locale e, segnatamente, gli adulti scout: Salvatore Muffoletto, per aver continuato, da Magister, l’opera di  valorizzazione di San Biagio; Franco D’Anna, per la maestria con cui ha rappresentato graficamente la nuova sistemazione del sito; Franco Maggio, per la sua proverbiale perizia nel campo dell’informatica; Italo Piazza, per alcune immagini del suo archivio fotografico; don Liborio Asciutto, per il proficuo scambio di vedute sulla storia e sulla vita monastica di San Biagio.
Un particolare apprezzamento rivolgo all’editore Salvatore Marsala, per il favore con cui ha accolto questo mio lavoro fra le opere del suo già nutrito e qualificato catalogo, e alla sua fedele collaboratrice, Salvatrice Alberti, per la solerzia nello svolgimento del suo lavoro.
Profonda riconoscenza serbo, infine, per mio figlio Lorenzo e per la moglie Anna, a cui molto devo per le dispendiose ricerche d’archivio e per la scrupolosa revisione del testo, che hanno contribuito a migliorare notevolmente (Rosario llardo, Cefalù, 18 febbraio 2019).

L’opera di Rosario Ilardo ha il grande pregio di avere riacceso la luce su un bene della nostra Città da fin troppo tempo caduto nell’oblio, abbandonato a sé stesso, tagliato fuori dai tradizionali circuiti del turismo culturale e religioso. Eppure, si tratta di un complesso monumentale di grande pregio sul piano storico-artistico, tra i più antichi edifici di culto del territorio cefaludese, che, altrove, avrebbe già fatto la fortuna di una città.
Pagine importanti sull’antica Cappella di San Biagio sono state vergate da qualificati studiosi locali, nonché da autorevoli esperti e specialisti del settore, segno del vivo interesse che il monumento continua a destare. Ma il libro di Rosario llardo ha un taglio diverso, opera, al tempo stesso, di sentimento e di ampio e lungo respiro, che tenta di colmare quelle “zone d’ombra” che hanno impedito di inquadrare il complesso  monumentale – Cappella e cenobio — nel giusto contesto storico, artistico, religioso e sociale: l’attenta considerazione e valutazione degli avvenimenti, anche di quelli più recenti, si rivelata operazione decisiva
per interpretare la natura, il significato, lo spirito e il divenire del luogo, gettando le basi per uno studio progettuale volto al definitivo recupero del sito di San Biagio e alla sua corretta fruizione. É stata, infatti, preoccupazione dello studioso non solo scrivere di storia, ma anche avanzare proposte e suggerire soluzioni per valorizzare al meglio l’intera area su cui insiste il complesso monastico di San Biagio. E tutto questo – cito l’autore – «in nome di quella cittadinanza attiva, solidale e responsabile che dovrebbe spingere ogni cittadino — giovane, adulto, anziano, singolo o associato che sia — a «cingersi i fianchi» ovverosia a non scrollare le spalle, ma a sbracciarsi per la propria città promuovendone la crescita civile, sociale e
culturale». É questo, il valore aggiunto più prezioso che l’opera, implicitamente, ci trasmette (L’editore Salvatore Marsala).

Ma Rosario llardo non si era limitato a scandagliare la storia di questo caro luogo della memoria, frequentato sin dalla sua infanzia: trova, infatti, puntuale riscontro nelle pagine del libro, la proposta progettuale volta al pieno recupero e alla coerente valorizzazione del complesso monastico di San Biagio – Cappella e antico cenobio – che, se adeguatamente perorata, potrebbe ripercuotersi positivamente sul territorio cefaludese e sul comprensorio madonita, apportando indubbi e benefici vantaggi. La chiesetta, in questi ultimi anni, é riuscita a rigenerarsi grazie al silenzioso e caparbio sforzo del MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) di Cefalù, a cui il vescovo Vincenzo Manzella ne aveva opportunamente affidato la cura: gli adulti scout sono tradizionalmente attenti alle varie “dimensioni del servizio”, compresa quella della valorizzazione del territorio di appartenenza, ma il volontariato, da solo, poco o nulla può per strappare il monumento ad un lento processo di degrado, che, nonostante i primi provvidenziali interventi di restauro sul finire degli anni Settanta, appare irreversibile. di vitale importanza, pertanto, che le Istituzioni locali, sia ecclesiastiche che civili, diano ampia prova di un loro fattivo e sinergico interessamento per le sorti di un complesso la cui identità e le cui vestigia rischiano di essere seriamente compromesse dalle offese del tempo, Oltre che dall’ignavia dell’uomo.
Sotto questo profilo, si auspica che lo studio di Rosario llardo, che si affianca a quanto di buono già prodotto da altri autorevoli studiosi, possa smuovere le acque e servire da ulteriore pungolo per spronare un tempestivo intervento degli Organi regionali preposti alla tutela e alla salvaguardia dei beni storici, artistici e architettonici del nostro territorio, intervento che, sebbene più volte sollecitato da questo Movimento, tarda e fatica a venire. (Il Magister del MASCI di Cefalù Salvatore Muffoletto).

Percorrendo il cammino sinodale tracciato dal Vescovo di Cefalù S.E.R. Mons.Giuseppe Marciante, la Consulta Diocesana per l’Arte Sacra, i Beni Culturali e l’Edilizia di Culto è lieta di collaborare e sostenere – nei modi e tempi opportuni – le iniziative di quanti, studiosi e “cultori del bello”, si accostano con sempre rinnovato interesse al patrimonio storico e artistico diocesano. “Siamo lieti di presentare l’opera postuma del dr. Rosario llardo che – innestandosi nel progetto diocesano delle chiese aperte alla conoscenza – illumina di nuova luce la Cappella di San Biagio nell’Agro Cephaleditano perché, debitori degli uomini del passato, possiamo sempre sentirci «sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti» (Il Vice-Presidente della Consulta Diocesana per l’Arte Sacra, i Beni Culturali e l’Edilizia di Culto, Valerio Di Vico)

Per la trattazione dell’architettura della Cappella di San Biagio, “l’Autore si appoggia anzitutto ai precedenti, prime fra tutte le note descrittive di un architetto insigne, Giuseppe Samonà, al quale però — senza timore — contesta l’omissione dei riferimenti ai pur notevolissimi affreschi, e la datazione della fabbrica al Trecento. Ampio posto e argomentata accoglienza l’Autore riserva al primo studioso degli affreschi della Cappella, il cefaludese storico dell’arte Salvatore Zito, che ne aveva proposto la datazione al Duecento, mentre altrettanto ampiamente argomenta contro le deduzioni, e le datazioni molto più tarde, dovute a un’altra
studiosa, Elvira De Castro. Ancora più ampia é la ricostruzione che l’Autore compie della storia conservativa del complesso del cenobio e della Cappella, dai primi veri interventi (1945) fino ai giorni nostri, cui segue la descrizione puntualissima del ciclo figurativo della Cappella. La narrazione prosegue con la ricostruzione delle vicende di essa e del cenobio, dal Xll secolo fino al 1502, anno dell’ingresso dei Domenicani, e poi da quell’epoca fino al 1866, anno della eversione dei beni della Chiesa e dell’incameramento di questi nel
patrimonio dello Stato. La storia corredata e supportata dalla citazione di numerose fonti d’archivio, che dai documenti di vita e gestione quotidiane inferiscono vicende, relazioni, protagonisti, nonché circostanze ed economie coinvolte. Cosa ci consegna l’Autore?
Apparentemente un progetto. Che un vero progetto, da potersi disegnare, addirittura corredato, in Appendice, da un vero quadro economico, e — fatto strabiliante — suddiviso per stralci! Caro dott. llardo! Sempre attento a far si che alla formulazione della visione, potesse far seguito l’attuazione più concreta ed efficace: attraverso la capacità della programmazione, dall’idea, al progetto, al compimento, e alla vita che vi si svolge e canta. Ed é questa l’anima, lo spirito, la speranza di un vero uomo e di un cittadino esemplare. Vive essa qui, e bisogna dar seguito, senza indugio, a ciò che essa ci indica, ascoltando lei che ci si offre, lei che a noi, nuda e inerme, si consegna” (Prof. Arch. Marcello Panzarella).

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