Granita al caffè: dalla ricetta alla storia

La granita al caffè è uno dei dolci siciliani più conosciuti e apprezzati. Al gusto inconfondibile, essa è in grado di aggiungere la sensazione di frescura tanto gradita durante i mesi più caldi dell’anno. Se già di per sé la granita siciliana è pregevole, in questo caso l’abbinamento con il caffè è, per molti, una tentazione pressoché irresistibile.

Questa, viene molto spesso servita con l’aggiunta di panna montata: un ingrediente che è una vera e propria debolezza per molte persone. Di fatto, la granita al caffè risulta essere la scusa per una pausa, magari una merenda, capace anche di donare una piccola dose di caffeina (e dunque una scorta di energia extra).

Ma per chi vive in Sicilia è la granita inserita in mezzo alla brioche o, come dicono loro: “a granita cà brioscia” che sostituisce nelle giornate estive, il classico cappuccino. Chiaramente può essere di gusti diversi, ma al caffè è sicuramente un sodalizio azzeccato  In questo articolo affronteremo l’argomento, cercando di analizzare come si prepari questo dolce tipicamente siciliano e quale sia la storia che si cela dietro le sue origini.

Come si prepara la granita al caffè?

L’elaborazione di questo dolce non è particolarmente complessa, anche se va fatta discreta attenzione ai dosaggi per garantire un gusto ottimale. Il primo passo, è la preparazione del caffè, più specificatamente circa 250 ml. Una volta pronto, il caffè va fatto raffreddare e, quando raggiunge la temperatura ambiente, a questo vanno aggiunti 60 – 80 grammi di zucchero.

Una variazione esistente, anche se non molto tradizionale, consiste poi nell’utilizzare del caffè d’orzo il quale è ben noto per non contenere caffeina. Come abbiamo visto, consumare caffè tutti i giorni può essere di beneficio, ma un eccesso di caffeina può portare a conseguenze negative.

Proseguendo, il composto ottenuto con il caffè di nostra preferenza va amalgamato in modo che lo zucchero si sciolga totalmente, solo dopo va aggiunta acqua (circa 200 – 250 ml). A questo punto si è ottenuta la base per la granita al caffè ed è possibile agire in due modi distinti.

La gelatiera

Sul mercato esistono diversi modelli di gelatiera dai diversi funzionamenti, caratteristiche e prezzi. In tal senso è possibile impiegare la miscela sinora illustrata semplicemente inserendola nel dispositivo e seguendo le istruzioni del modello specifico.

Preparazione manuale

Risulta possibile realizzare la granita anche senza l’ausilio di un macchinario specifico. Anche se ciò comporta un po’ di fatica in più, non si tratta di una operazione estremamente complessa.

Il composto ottenuto con caffè, acqua e zucchero, va sistemato in un contenitore e posizionato nel frigo per circa un’ora. Quando sarà il momento di recuperare il contenitore, il preparato sarà ghiacciato ma, a meno di non avere un freezer particolarmente potente, sarà comunque ancora possibile intervenire per sminuzzare il contenuto (usando una forchetta o qualcosa di simile). Questo tipo di operazione va ripetuta per un 2-3 volte ogni 20-30 minuti, al fine di ottenere la consistenza desiderata.

La panna e i ritocchi finali

A questo punto, la granita al caffè è praticamente pronta. Sono infatti necessari solamente alcuni ritocchi finali. Dopo aver versato la granita in due bicchieri di grandi dimensioni, è possibile aggiungere la panna e, eventualmente, zucchero a velo o cioccolato sulla stessa.

Il preparato (ovviamente senza il supplemento di panna o altri ingredienti deperibili) può essere conservato nel freezer anche per un mese.

Storia della granita siciliana

La granita siciliana ha le sue origini legate strettamente alla città di Messina. Nello specifico, si tratta di una sorta di evoluzione dello sherbet o sharbat, una bevanda orientale importata durante il dominio arabo nell’area messinese. Da noi conosciuta e ormai assimilata dalla nostra cultura e dalla nostra produzione gelatiera con il nome di sorbetto.

Proprio in questa zona, per lungo tempo, è stato praticato il mestiere dei nivaroli. Si trattava di persone che, durante la stagione invernale, raccoglievano la neve sull’Etna e su altri rilievi siciliani, per poi conservarla e utilizzarla nei mesi estivi. Ancora oggi, presso alcune montagne della zona, è possibile individuare ciò che rimane delle neviere, strutture appositamente ideate per conservare il ghiaccio. Di fatto, il ghiaccio così preservato, veniva poi grattato e sminuzzato per poi aggiungervi del succo di limone. Questa ricetta, molto simile alla tradizionale granita, è nota come rattata.

Con l’avanzare della tecnologia poi, tutto è diventato più semplice. Dalla produzione del ghiaccio grazie all’invenzione dei frigoriferi, alle macchine per tritare o grattarlo. Ma prima ancora delle ultime innovazioni era stata adottata la soluzione del pozzetto, ovvero un dispositivo dotato di manovella che consentiva di trattare il ghiaccio per frantumarlo. La facilità di creazione di ghiaccio frammentato e l’aggiunta di alcuni ingredienti come limone, mandorle o caffè, ha consentito la nascita dell’odierna granita siciliana.

Cambia impostazioni privacy
Torna in alto