Come mangiare le noci per risolvere l’Alzheimer: ecco il metodo

Considerata la progenitrice in ambito della scoperta delle malattie di natura senile, l’Alzheimer risulta essere ancora oggi per buona parte un “mistero” nelle cause, anche se in parte si è arrivati ad una buona serie di conoscenze relative al comportamento di quelle che è una delle anche più complicate da accettare soprattutto per i parenti di chi ne è affetto. L’alimentazione è quasi certamente uno dei fattori dove puntare per arginare ed in futuro provare anche ad arrestare questo terribile morbo. In particolare alcuni alimenti  da mangiare come le noci sono stati individuati come degli eccellenti aiuti.

Le noci sono estremamente ricche di nutrienti e  vari studi hanno orientato i propri “interessi” proprio in questa direzione.

Questi elementi, come anche generalmente la frutta secca può realmente aiutarci a risolvere il problema dell’Alzheimer?

Mangiare noci per combattere l’Alzheimer, è possibile?

Diagnosticato proprio dal dottore che ha inevitabilmente legato il proprio nome a questa malattia legata all’apparato neuronale, si configura come la più diffusa forma di demenza che porta alla distruzione sempre più frequente con il tempo delle cellule celebrali attive, con una forma di irreversibilità totale: sostanzialmente il soggetto dimentica sempre più cose, fino anche ai volti delle persone che conosce da tempo, e questa condizione oltre ad essere fortemente debilitante sotto ogni punto di vista, tende ad accorciare la vita in modo evidente.

A seguito di una diagnosi, che comunque può arrivare “tardi” in quanto la prima parte del morbo può essere confusa nella sintomatologia che può apparire come semplicemente legata alla minor lucidità di una età avanzata.

Le noci sono al centro, come detto di vari studi anche sui topi ma pure su individui che anche attraverso fattori genetici hanno manifestato una produzione di cellule celebrali e di una loro attività consistentemente prolifica a fronte di un consumo abbastanza frequente di noci, che sono effettivamente molto ricche di acidi grassi come omega-3 e gli omega-6 , che hanno una tendenza a stimolare proprio le cellule e quindi direttamente anche influire sulla capacità di memoria.

Per questo è consigliabile una porzione di noci, pari ad almeno 3-4 al giorno per 4-5 giorni a settimana per avere nel lungo periodo effetti importanti sull’apparato celebrale.

Purtroppo non è sufficiente una dieta “corretta” per limitare la comparsa e soprattutto la progressiva quanto inevitabile forma di avanzamento della malattia, però indubbiamente si stanno compiendo grossi pass in avanti in ambiti di questo tipo, il che potrà portare nel prossimo futuro una sensibile nuova conoscenza di questa malattia che coinvolge un numero importante di persone al mondo, magari “passando” proprio dalla condizione alimentare.

Vincenzo Galletta: