La figura del Tenente Galvano Lanza Branciforte (1918 – 1985), brillante ufficiale di Cavalleria, è legata agli avvenimenti che si svolsero durante le concitate fasi dell’armistizio del settembre del 1943. Egli partecipò nella figura d’interprete “…in tutte le fasi della trattativa per l’armistizio…” e “…fu lui a indicare l’aeroporto di Buonfornello (in contrada Canne Masche), per il proseguo dello svolgimento delle trattative…”. In occasione della ricorrenza del 70° anniversario dell’armistizio (1943-2013), chiediamo al Col. Mario Piraino (Storico Militare e Direttore della Biblioteca di Presidio del Comando Regione Militare Sud) quali contributi diede al nostro Paese, Galvano Lanza Branciforte, unitamente a suo fratello Raimondo, anch’egli Ufficiale di Cavalleria.
«In occasione della ricorrenza del 70° anniversario dell’armistizio è doveroso ricordare Raimondo e Galvano Lanza di Trabia per il generoso contributo dato alla costruzione di un’Italia libera e democratica. Oggi, un’attenta lettura degli scritti di fonte americana recentemente pubblicati e delle memorie dei combattenti della Resistenza ci porta a scoprire una nuova realtà sull’operato in guerra dei fratelli Raimondo e Galvano Lanza di Trabia, splendidi ed audaci Ufficiali di cavalleria che diedero un notevole contributo alle trattative per l’Armistizio e successivamente si impegnarono coraggiosamente nella guerra di liberazione contro il nazifascismo. Erano figli di Giuseppe Lanza Branciforte, 11° Principe di Scordia e della bellissima nobildonna veneta Maddalena Papadopoli Aldobrandini, i due non si erano sposati, così, in un primo tempo i figli ebbero il cognome Ginestra, una delle tenute dei Lanza di Trabia. Il 17 febbraio 1927 rimasero orfani del padre, che di ritorno da una missione diplomatica in Africa, mentre si trovava a Palermo, fu stroncato da una febbre tifoide. Successivamente, vennero adottati dalla nonna paterna Giulia Florio, che invocò l’applicazione di una legge speciale fatta ad hoc per il gerarca Volpe. Il Tenente Raimondo Lanza Branciforte di Trabia (Arcellasco – Como, 11 settembre 1915 – Roma, 30 novembre 1954), nel 1936 frequentò il Corso Allievi Ufficiali di Cavalleria a Bologna, prima di partire come volontario nella guerra di Spagna, dove venne decorato su campo dal Generalissimo Franco per aver recuperato, oltre le linee nemiche, delle preziosissime opere d’arte trafugate. Il Tenente Galvano Lanza Branciforte di Trabia (Parigi, 7 ottobre 1918 – Palermo, 21 luglio 1985) è stato un brillante Ufficiale di Cavalleria che ha contribuito in modo determinante, da interprete, alle trattative per la firma dell’armistizio del settembre 1943 e successivamente alla lotta di liberazione dell’Italia dal nazifascismo. A differenza del fratello Raimondo che, dopo qualche mese dalla morte del padre, si trasferì in casa dei nonni a palazzo Butera in Palermo, Galvano crebbe in un primo tempo, con la madre a Vittorio Veneto dedicandosi agli studi, dopo la Laurea, incominciò a frequentare la “buona” società europea. Nel 1940, seguendo la tradizione militare di famiglia diventò allievo del 41° Corso Allievi Ufficiali di Complemento frequentando la Scuola di Cavalleria a Pinerolo, erano in 52 tra cui Giorgio Vitali e Gianni Agnelli.

Nel marzo del 1941 completato con profitto il Corso Allievi Ufficiali, Galvano Lanza venne promosso Sottotenente ed inquadrato nel Reggimento Nizza (1°) Cavalleria di Pinerolo. Siamo agli inizi della seconda guerra mondiale, Il Sottotenente Galvano Lanza con l’incarico di comandante di squadrone autoblindo venne impiegato prima sul fronte albanese (26 marzo 1941), e poi in quello nord africano. Rientrato in Italia dopo la disfatta italiana nel settore africano, fu assegnato allo Stato Maggiore dell’Esercito come interprete per la lingua inglese al servizio del Generale Carboni e quindi del Generale Zanussi e Castellano. Nel mese di agosto 1943 si concretizzarono i contatti con le forze angloamericane e dopo il Generale Castellano, fu inviato a trattare il Generale Zanussi che si recò in aereo da Roma fino a Siviglia e poi a Lisbona. Il viaggio di Zanussi fu mimetizzato come una missione riguardante i prigionieri di guerra e, per questo, oltre all’interprete Tenente Galvano Lanza, gli fu affiancato il Generale inglese Adrian Carton de Wiart, cieco di un occhio e mutilato del braccio destro per ferite in guerra, appositamente liberato dalla prigionia. Gli alleati erano molto diffidenti degli emissari italiani, così, Zanussi, con il suo interprete, il tenente Galvano Lanza di Trabia, fu fatto andare a Gibilterra e poi, con sua grande meraviglia, ad Algeri, sede, allora, del comando alleato. Per capire meglio l’operato del Tenente Galvano Lanza bisogna tenere a mente che in tutte le fasi della trattativa per l’armistizio, era lui che parlava con gli alleati in inglese e che spesso, nel corso della trattativa, d’iniziativa, suppliva alle indecisioni del generale Castellano, fu lui a indicare l’aeroporto di Buonfornello (in contrada Canne Masche), per il proseguo dello svolgimento delle trattative, e fu Galvano a salvare la vita al Generale Castellano quando, la mattina del 3 settembre 1943, al culmine di un’accesa discussione di Castellano con il Generale inglese Harold Alexander capo del corpo di spedizione angloamericano che sbarcò in Sicilia, questi lo voleva far fucilare perché si era convinto che era un perditempo senza la volontà di firmare l’armistizio. Su delega del generale Badoglio (Capo del Governo italiano del tempo), il giorno 3 settembre 1943 alle ore 17.15, Giuseppe Castellano, sotto una tenda ombreggiata da un ulivo, pose la sua firma alla conclusione della guerra tra l’Italia e le potenze alleate. In quella circostanza il generale Eisenhower ha vietato a fotografi e cineoperatori di riprendere gli unici due presenti che indossavano la divisa dell’esercito italiano, e cioè il Tenente Galvano Lanza di Trabia e il Capitano Vito Guarasi, poiché li aveva arruolati, sul campo, nelle forze cooperanti italiane e non voleva che i nemici nazifascisti conoscessero i loro volti. Dopo l’armistizio Galvano Lanza collaborò attivamente come membro del SIM (Servizio Informazioni Militari) alla guerra di Liberazione contro le forze nazifasciste e la sua attività fu preziosa per il supporto operativo prestato alle formazioni partigiane che combattevano nell’Italia occupata, in concorso con le forze operative dell’VIIIa Armata britannica del Generale Montgomery e i servizi segreti inglesi e americani di Max Corvo (OSS).
A quel tempo, come dice lo stesso Max Corvo dell’OSS, al Comando del Quartiere Generale Italiano che operava con l’OSS, si trovavano il Generale Ambrosio e il Maresciallo Messe coadiuvati, fra gli altri, dal Maggiore Marchesi e dal Tenente Galvano Lanza di Trabia, alla fine del servizio attivo venne congedato col grado di Tenente. Ma parliamo adesso del valido contributo fornito dal Tenente Raimondo Lanza all’armistizio dell’8 settembre 1943 e delle fasi successive. Come è noto, il 6 settembre L’ammiraglio Maugeri prelevò a Ustica il generale Maxwell Taylor, americano, vice comandante della 82° Divisione aerotrasportata e il colonnello William Gardiner che deve trasportare a Gaeta e, da qui, far giungere a Roma. La sera del 7 settembre arrivarono segretamente a Roma trasportati su un’ambulanza, con un impermeabile sulla divisa, il Gen. americano Maxwell Taylor, vice comandante dell’82a Divisione paracadutisti, e il Colonnello William Gardiner, per concordare il lancio della 82a divisione nei pressi di Roma; in assenza del Capo di Stato Maggiore Ambrosio, a Torino per motivi familiari, Il Generale Carboni con l’ausilio del Tenente Raimondo Lanza di Trabia, come interprete, ricevette i due ufficiali gli comunicarono per l’indomani, alle 18.30, la notizia dell’armistizio e che loro erano pronti per l’Operazione Giant 2 per la difesa di Roma poi, nella notte si svolse il colloquio con il generale Badoglio sempre con Raimondo Lanza di Trabia come interprete, la missione non si potè realizzare per la massiccia presenza a Roma di forze tedesche. Il giorno 8 settembre 1943, Il generale americano Eisenhower annuncia, alle ore 16.30, che l’Italia ha firmato l’armistizio con le potenze alleate, precedendo l’annuncio ufficiale del governo italiano. Alle ore 19.45, la radio trasmette il disco, inciso da Pietro Badoglio, che annuncia ufficialmente la firma dell’armistizio con gli alleati. Il Tenente Raimondo Lanza era il braccio destro del Generale Carboni. Nominato da Badoglio, il 18 agosto 1943, direttore del Servizio Informazioni Militare (SIM); fu in questa veste che il principe, la notte tra 1’8 e il 9 settembre, dopo un incontro nella sua suite del Gran Hotel di Roma, con Antonello Trombadori, futura figura di spicco del PCI, Roberto Forti, Lindoro Boccanera e soprattutto con il comandante Gallo, alias Luigi Longo, tutti esponenti della resistenza romana, rifornì i partigiani di tre autocarri carichi di fucili, pistole e munizioni che nella stessa notte furono distribuite alla popolazione che si batteva contro i tedeschi. Il giorno 8 settembre 1943 – Così Antonello Trombadori, ufficiale del 2° Bersaglieri (quello di Trastevere) rientrato dall’Albania ed esponente del P.C.I., racconta: “Quel pomeriggio mi trovavo a Roma al Grand Hotel con Longo e altri per conferire con il Tenente Raimondo Lanza di Trabia, aiutante di Giacomo Carboni e col figlio di Carboni Guido (Capitano). La trattativa fu molto rapida. Raimondo mi offri una Lucky strike, Luigi Longo ed io dovevamo accordarci con il SIM per la consegna di armi in vista di una sollevazione popolare. Eravamo lì grazie alla rete di contatti messa in piedi da Giuseppe Di Vittorio”. Nella notte le armi vengono consegnate prelevandole da depositi clandestini del SIM (Servizio Informazioni Militari), con l’aiuto del siciliano, autista fidato di Raimondo (Zizzo ?). In via Silla 91, un barbiere (Rosica) del quartiere Prati al Museo dei Bersaglieri di Porta Pia, all’Officina Scattoni di via Galvani e officina biciclette Collalti a Campo de’ Fiori. Vennero prelevate bombe a mano, munizioni, armi corte e lunghe. La sera stessa Badoglio, i principali esponenti militari italiani e la famiglia reale effettuavano precipitosi preparativi per allontanarsi da Roma. Il 9 settembre, alle ore 5.00 un corteo di cinque o sei vetture con alla testa quella del Re, contrassegnata dallo stendardo reale, abbandona Roma dirigendosi verso Pescara. Insieme a Vittorio Emanuele III, fuggono esponenti della Corte ed alti gradi militari. Il transito attraverso le linee tedesche, dopo la proclamazione dell’armistizio, è reso possibile, anche se mancano documenti in proposito, da un accordo prestabilito con l’Alto comando germanico di Kesselring in cambio della consegna senza combattimenti di Roma e di Mussolini prigioniero in un albergo a Campo Imperatore sul Gran Sasso. A Roma, in quei momenti cruciali, Raimondo ebbe un ruolo importantissimo. All’indomani dell’armistizio, il 9 settembre 1943 per ordine del generale Carboni, si mise all’inseguimento della colonna con Vittorio Emanuele III e il capo del governo in fuga. A un passaggio a livello trovata la colonna di auto ferma, raggiunse l’autovettura di testa con le insegne reali e, senza molto riguardo, bussò al finestrino dell’auto del Re chiedendo ordini per il Generale Carboni. Il Re non rispose. Lo fece, sceso da un’auto che seguiva, il generale Badoglio che gli rispose: “gli dica di arrangiarsi”. Tornato a Roma Il Generale Carboni, dopo la resa ai tedeschi firmata alle 16.00 del 10 settembre, con l’aiuto di Raimondo Lanza di Trabia, fece distruggere buona parte degli archivi del SIM, custoditi nelle due sedi di Forte Braschi e Palazzo Pulcinelli, occultandone una parte superstite nelle catacombe di San Callisto. Il 22 settembre si recò a Bari e da qui, a fine mese venne inviato a Napoli come Ufficiale di Collegamento tra SIM e OSS americana. In tale veste operò fino alla fine della guerra e forse anche dopo fino alla morte. Infatti, oggi in pochi credono all’ipotesi del suicidio. Stava bene, era felice e non gli mancavano le risorse: non aveva motivo di uccidersi. Con queste premesse ci è sembrato doveroso ricordare, sottraendoli alla congiura del silenzio, la figura dei fratelli Raimondo e Galvano Lanza di Trabia, due mitici e coraggiosi Ufficiali di Cavalleria che hanno contribuito in modo determinante a darci un’Italia libera e democratica permettendo alle generazioni future di vivere in pace e prosperità e che per le loro azioni possono essere additati ad esempio per i giovani del nostro tempo».
Si ringrazia per il materiale iconografico il colonnello Mario Piraino ( Storico Militare e Direttore della Biblioteca di Presidio del Comando Regione Militare Sud)
Foto: Pinerolo 1940, da sinistra gli allievi Ufficiali Giorgio Vitali, Gianni Agnelli e Galvano Lanza di Trabia
Giuseppe Longo
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