Pippo Forte: il pittore e la sua storia di famiglia

Pippo Forte artista dall’indole molto riservata rompendo ogni indugio ha dato spazio alla memoria, esercizio […]

Pippo Forte artista dall’indole molto riservata rompendo ogni indugio ha dato spazio alla memoria, esercizio utile a noi stessi per non dimenticare. Iniziamo così a parlare dei suoi nonni materni. Salvatore Incaprera (Cefalù 1870 – 1956), suo nonno materno, all’inizio del ‘900, come tantissimi altri connazionali, lascia la nostra Cefalù dove nelle contrade di Settefrati, Rapputi e Piana di Lascari aveva dei piccoli appezzamenti di terreno che coltivava personalmente e parte per l’America, nello stato della Louisiana. Con il suo costante e duro lavoro riesce a mettere da parte una somma che gli consentirà dopo qualche anno dal suo ritorno di unirsi in matrimonio con Rosa Barracato che faceva la sarta. Molti sono stati i vestiti e i pantaloni tagliati e cuciti da Rosa per i militari che affollavano il vicino ex Convento di Santa Caterina in Piazza Duomo, oggi Comune di Cefalù. A quei tempi il Comune si trovava in Via Giovanni Amendola  ” a strata do mircatu”, dove c’è ancora oggi la scritta “Municipio” sopra il portone d’ingresso, per passare poi in Corso Ruggero dove attualmente si trova la Corte Delle Stelle. I nonni riescono ad acquistare un’abitazione, disposta su tre piani con il forno a legna e un cucinino al 4° piano, in Via Mandralisca. Ogni elevazione era composta da un ambiente con balcone prospiciente la strada e un sottoscala, come tante altre abitazioni della città sarà sprovvista di acqua fino ai primi anni del 1930, ci si approvvigionava da una fontanella pubblica posta nel Vicolo SS.Salvatore. A piano terra, dove dal 1965 c’è lo studio pittorico di Pippo Forte, trovava alloggio l’asino quasi unico mezzo di trasporto di quel periodo, e circa un terzo della superficie, con un tramezzo divisorio in canne e calce, era occupata da enormi giare dove veniva messo l’olio e in alto, in una specie di soppalco, la paglia. La casetta anche se piccola era accogliente.

Nel 1907 nasce la primogenita Concetta ed in seguito Giuseppina, la madre di Pippo, Maria e Rosa. Concetta e Giuseppina faranno gli studi fino alla V elementare mentre Maria e Rosa conseguiranno a Palermo il diploma e l’abilitazione magistrale. Per mantenersi agli studi, considerando i tempi difficilissimi di allora, impartivano lezioni private nel primo piano della loro abitazione, dove avevano sistemato su trespoli delle lunghe tavole che fungevano da scrittoio. Molti erano i ragazzi ma anche gli adulti che, volendo conseguire la licenza elementare o la terza media, andavano a prendere lezioni da loro. Fino a non molti anni addietro diverse persone dicevano che avevano frequentato la loro casa e conseguito la licenza, il diploma ed alcuni anche la laurea per merito delle loro spiegazioni. Maria ha iniziato da subito ad insegnare al ginnasio e poi alle elementari nelle scuole rurali (aule ricavate   negli stessi alloggi dei contadini) che si raggiungevano fino a un certo punto con la corriera e poi a piedi o a dorso di mulo, per passare poi a Borrello frazione di San Mauro Castelverde, a Sant’Ambrogio e in maniera definitiva a Cefalù all’inizio degli anni ’50. Rosa, vincitrice di concorso al Catasto, oggi Ufficio delle Entrate, ha lavorato a Cefalù per diversi anni per poi optare negli anni ’60 all’insegnamento alla scuola elementare a Roccapalumba, Campofelice di Roccella e finalmente Cefalù. Nel 1966 Concetta muore, il sabato santo, tragicamente investita da un motociclista, mentre si recava presso la Chiesa degli Artigianelli per le funzioni religiose.

Con la famiglia viveva anche la prozia di Pippo, Antonietta Barracato (1883 – 1964), che oltre ad aiutare nonna Rosa nel lavoro di cucito, si adoperava a fare le particole (le ostie) per la Cattedrale di Cefalù. Queste venivano realizzate soltanto con farina di grano e acqua che veniva aggiunta lentamente fino a creare una pastella fluida ma compatta che si lasciava cadere lentamente sulla piastra ben riscaldata. Chiudendo per qualche secondo la forma metallica provvista di lunghi manici di ferro a mo di tenaglia, la sfoglia era pronta con le sacre incisioni. Si provvedeva poi al ritaglio delle ostie una per una ed erano molto croccanti e non si attaccavano al palato come quelle oggi utilizzate. Con un litro di acqua e 500 grammi di farina venivano fuori circa 500 pezzi tra grandi e piccoli. I pezzetti rimanenti, dai ritagli fatti, venivano dati ai bambini che, conoscendo quando trovarli, si presentavano per accaparrarseli e mangiarli con avidità. Per quegli anni anche queste piccole cose costituivano una prelibatezza. La forma usata dalla zia, custodita gelosamente da Pippo Forte, ha il peso di chilogrammi 3,800 e una lunghezza di centimetri 85.

Il nonno paterno di Pippo, Pietro Forte (Cefalù 1876 – 1962) era un coltivatore diretto con terreni a San Nicola ed alla Piana di Lascari dove abitualmente abitava pur avendo la casa a Cefalù. Anche lui dopo il fermo di leva militare lascia la Sicilia per raggiungere l’America dove vi rimane alcuni anni lavorando duramente nelle costruende ferrovie. Ritornando, sposa Schittino Anna (Cefalù 1885 – 1957) dalla quale ebbe 10 figli: Rosa, Rosario padre di Pippo Forte, Giuseppe, Vincenzo, Salvatore, Gianni, Pietro, Carmela, Maria ed Angelina. Zio Giuseppe e papà Rosario si dedicarono ai faticosi lavori dei campi seguendo l’esempio di nonno Pietro. Nonno Pietro aveva appena la seconda elementare ma una straordinaria memoria. Pippo appena adolescente rimaneva incantato quando il nonno raccontava i vari “cunti” e recitava le storie dei paladini di Francia: le imprese di Carlo Magno, Orlando, Angelica e tanti altri personaggi. Storie tramandate oralmente che attraverso la mimica e il timbro della voce, così come fanno i pupari nel teatro dell’opera siciliana, assumevano sembianze reali che portavano il piccolo Pippo a fantasticare trascinandolo in un mondo lontanissimo dal suo. Nonno Pietro con la memoria percorreva altri sentieri, come la prima guerra mondiale del 1915-18 contro la potenza austriaca. Diceva che all’epoca della guerra aveva 39 anni e richiamato alle armi combattè in trincea come fante. Riviveva con molta tristezza quei momenti ed a volte la sua descrizione veniva interrotta dai singhiozzi ricordando anche i numerosi compagni che non fecero più ritorno ed il fischio delle pallottole sparate dal nemico che tante volte lo schivarono per miracolo e per Grazia del Salvatore e delle Anime del Purgatorio ai quali era molto devoto. Nonno Pietro diceva: come può essere definita “grande guerra” ciò che porta tanta sofferenza e milioni di morti e di feriti? Malediceva la guerra, la barbarie, l’assurdità e l’insensatezza degli uomini che non hanno mai voluto capire quanti disastri e miseria comporta ogni conflitto. Ritornato dal fronte con una croce di guerra e una medaglia al valore militare, continuò a coltivare i suoi ulivi, il suo vigneto e i suoi alberi da frutto. Rimasto solo per la morte della moglie, per sua volontà e con la decisione unanime dei figli, la famiglia si trasferì nella sua abitazione di Via Gioieni intesa dai Cefalutani “a strata S.Anna” .

Il padre di Pippo, Rosario, così come il nonno era dedito ai lavori dei campi, era conosciuto da molti per il buon vino che produceva e la madre Giuseppina Incaprera oltre ad accudire i 7 figli: Anna; Pietro, Rosa, Angela, Maria, Pippo, Quinta Domenica era dedita alla raccolta della frutta, delle ulive e altri lavori campagnoli. Dopo pochi mesi dallo sbarco delle truppe alleate in Sicilia tra Licata e Siracusa, avvenuto nel luglio del 1943 (seconda guerra mondiale), gli americani con un distaccamento nei pressi della stazione ferroviaria di Lascari, requisiscono il mulo di papà Rosario, privandolo di un mezzo importantissimo di trasporto e di lavoro. L’impiego del mulo andava dall’aratura alla trebbiatura del grano, delle fave, dei ceci al trasporto degli stessi prodotti oltre che del carretto e delle persone. La meccanizzazione era ancora molto lontana e la privazione del mulo costituiva un fatto non di poco conto.

Nel 1956 la loro primogenita Anna, spinta da una forte carica interiore, ad appena 22 anni,  lascia Cefalù prelevata da due missionarie dell’Ordine di Madre Cabrini raggiunge Roma e dopo 6 mesi da postulante viene accompagnata a Ospedaletti Ligure per il noviziato. Il 17 marzo 1958 avviene prima la vestizione e poi la pronuncia dei voti perpetui. Nel 1959 con l’ordinazione religiosa a Rieti, rinuncerà al nome di Anna per chiamarsi Suor Maria Isidora. Studia per infermiera a Roma e per caposala a Torino per raggiungere Milano dove per 25 anni lavorerà alla Clinica Columbus. Occuperà dal 1986 al 2010 il posto di caposala alla Clinica Columbus di Roma (oggi accorpata all’Ospedale Gemelli), nel 1997 diventerà Madre Superiora Cabriniana, responsabilità non indifferente che continua a mantenere ancora oggi. Mamma Giuseppina soffrì tanto per la partenza della figlia, Pippo all’epoca aveva 9 anni e ricorda che la mamma piangeva continuamente (soprattutto di notte) sia per la lontananza dalla figlia che per l’aiuto che riceveva in quanto essendo la più grande dava un forte contributo ad accudire i più piccoli. A quei tempi nei conventi c’era aria di austerità e di chiusura oltre che di rigidità nelle regole, sia le postulanti che le novizie venivano sottoposte ai lavori più logoranti. Dovevano alzarsi alle 5 del mattino, era vietato loro di scrivere ai propri familiari, non potevano telefonare o ricevere visite. Quando avevano il permesso di scrivere le lettere venivano sottoposte all’attenzione della superiora e la stessa cosa quando ricevevano la corrispondenza. Le prime notizie della sorella le hanno avute dopo circa 6 mesi e l’hanno rivista dopo cinque anni accompagnata sempre da due consorelle più anziane. Fortunatamente con il Concilio Vaticano 2° voluto dal Papa Giovanni XXIII, anche nei conventi si incominciò a respirare aria di apertura e di flessibilità, forse dovuto anche al fatto che molti di essi   cominciavano a svuotarsi.  Il secondogenito Pietro, oggi ottantunenne, ha seguito le orme del padre e malgrado la sua età continua ad occuparsi ancora della terra. Rosa ha lavorato presso l’ufficio catasto di Bagheria e poi di Cefalù; Angela vigilatrice d’infanzia è stata prima all’Ospedale Cristina di Palermo e poi al Giglio di Cefalù come caposala in chirurgia (avendone conseguito il titolo) completando la carriera alla U.S.L; Maria dopo aver conseguito il diploma di Maestro d’arte, ha lavorato prima in Germania e poi nei magazzini commerciali a Milano, Pippo dopo il diploma conseguito all’Ist. Stat. d’Arte di Cefalù e all’Accademia di Belle Arti di Palermo ha insegnato materie artistiche iniziando a Gela e concludendo a Cefalù, Quinta Domenica (perchè la quinta delle femmine 1949 – 2013), vincitrice di concorso, ha prestato servizio come procuratrice presso l’Ufficio Iva di Comacchio e poi di Ferrara (oggi ufficio delle entrate).

Pippo, insegnando all’Istituto d’Arte, nel 1968 conosce Anna Biferi insegnante di arte del tessuto che diventerà sua moglie nel 1973. Anna Biferi, proveniente da Penne (Pescara) dove aveva conseguito il diploma di Maestro d’Arte frequentando la sezione ricamo e tessitura, aveva acquisito le tecniche artistiche dell’artigianato abruzzese (allora erano molte le famiglie attrezzate di telai) portando, prima a Firenze e poi dal 1967 a Cefalù, una ventata di novità che faranno vedere l’Istituto d’Arte con occhi diversi. Con Anna, oltre la famiglia e l’insegnamento, Pippo Forte condivide l’interesse per l’arte e nel 1973 dall’8 al 16 dicembre fanno una mostra insieme nello studio di Via Mandralisca che allora prendeva il nome di “Centro d’Arte Il Vaglio”. La mostra, presentata dal critico d’arte Vincenzo Monforte alla presenza di un numeroso pubblico, ebbe un entusiasmante successo. In quell’occasione Anna Biferi ha presentato disegni e ricami eseguiti con eccezionale accuratezza come era nel suo stile, che hanno fatto sbalordire sopratutto il pubblico femminile. Nel corso degli anni ha continuato ad esporre i suoi lavori in mostre collettive organizzate con il patrocinio del Comune di Cefalù. Intanto la famiglia gioisce per la nascita di Rosario Luca, di Simona Giuseppina e di Paola Erminia. Rosario Luca crescendo si trasferisce a Roma dove lavora come sommozzatore nei Vigili Del Fuoco, Simona Giuseppina ha conseguito il diploma di ragioneria e Paola Erminia che dopo aver conseguito la maturità classica ha studiato a Treviso per poi conseguire la laurea in Moda e Costume a Rimini. Paola, dopo diversi anni di lavoro a Reggio Emilia, si stabilisce a Cefalù dove attiva nel giugno 2016 in Via Aldo Moro, un negozio di oggettistica che prende il nome di “Petali”.  Nel 2011 Rosario Luca si sposa e Pippo Forte ed Anna Biferi hanno avuto il privilegio di diventare nonni di Naomi e nel 2015 di Victoria.

 

1900- Il Nonno Salvatore Incaprera al centro seduto con un gruppo di connazionali a Louisiana
1900-Il nonno Salvatore Incaprera nello Stato della Louisiana
1933 -23 sett- Rosario Forte e Giuseppina Incaprera genitori di Pippo
3 BIS-I nonni paterni di Pippo-Pietro Forte e Anna Schittino con 4 dei 10 figli
1940 a dx della foto la zia di Pippo Maria Incaprera; a sx della foto la zia Rosa Incaprera
A dx della foto:Stampo che la prozia di Pippo Antonietta usava per fare le
Ostie ; a sx Le forbici da sarta che usava nonna Rosa Barracato
Stampo per fare le ostie
1940 lo zio Giuseppe- 7° Cavalleria, poco prima dell’entrata in guerra dell’Italia
1940 la nonna Rosa Barracato
1947 – 22 sett- Matrimonio dello zio Giuseppe con Caterina Fiduccia – genitori della pittrice Anna Nelida Forti che nascerà in Argentina
1952 Forte Rosario papà di Pippo in un momento della pisatura del grano
1955-24 aprile – Prima comunione di Pippo Forte
1956 – la sorella di Pippo Forte, Anna, lascia Cefalù per diventare suora Cabriniana
Il piccolo Pippo Forte Giuseppe nella recita della poesia “Nozze d’oro sacerdotali” in occasione dei 50 anni di ordinazione di Mons.Brocato
Nonno materno di Pippo Forte: Salvatore Inaprera
1973- Chiesa di San Francesco, matrimonio di Pippo ed Anna Biferi celebrato da Don Giuseppe Camilleri. Fra gli altri testimoni il Prof. Scultore Cosmo Sorgi e il Prof. Domenico Portera
1973- Locandina della Mostra fatta da Pippo Forte insieme alla moglie Anna Biferi
1983- Chiesa di S. Francesco, 50° anniversario di matrimonio dei genitori di Pippo Forte
1990- Anna Biferi moglie di Pippo al telaio
1995 – Il Prof. A. La Grua, Sindaco di Cefalù consegna ad Anna Biferi un attestato di partecipazione in occasione della mostra “Arte e Artigianato”
1995- Mostra “Arte e Artigianato presso la Galleria Civica di Enna
1995 settembre – ottobre Mostra “Arte e Artigianato alla Corte Delle Stelle
2003- A sx della foto il pensiero dei colleghi e del dirigente scolastico al momento del pensionamento di Anna Biferi; a dx dela foto: Anna Biferi con l’amica e collega Tilde Coco
2008- Pippo Forte , la moglie Anna , la figlia Simona ed il figlio Rosario Luca
2008- Pippo, con la moglie Anna,la sorella Angela e Rosa Manna moglie del pittore Gaetano Messina
2008- Pippo Forte e la moglie Anna Biferi

 

 

 

 

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