Attenzione alle creme solari che si utilizzano per proteggersi dal sole. Vi si potrebbero trovare, infatti, delle sostanze chimiche pericolose che possono restare nel sangue anche per 24 ore con effetti non sempre salutari. Le quattro sostanze sono: avobenzone, oxybenzone, ecamsule e octocrylene. A dirlo è un nuovo studio della Food and Drug Administration degli Stati Uniti.
Lo studio aveva l’obiettivo di determinare se quattro principi attivi (avobenzone, oxybenzone, octocrylene ed ecamsule) di 4 filtri solari disponibili in commercio siano assorbiti nella circolazione sistemica. Di recente la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha messo in guardia sulla presenza di ingredienti potenzialmente pericolosi nelle creme che utilizziamo. Il nuovo studio ha rilevato che la concentrazione nel sangue dei quattro principi attivi continuava ad aumentare man mano che l’uso quotidiano persisteva. Inoltre, tali sostanze rimanevano nel corpo almeno 24 ore dopo l’utilizzo. In altre parole un solo giorno di utilizzo delle creme solari che avevano queste quattro sostanze era sufficiente a far sì che diversi ingredienti comuni dei prodotti per la protezione solare entrassero nel flusso sanguigno a livelli così alti da far avviare un’indagine sulla sicurezza da parte della FDA.
I quattro elementi fanno parte di una lista di ingredienti già posti sotto la lente di ingrandimento da parte delle autorità americane, sui quali sono in corso altre indagini. Il nuovo studio ha portato alcune novità sull’assorbimento sistemico, ossia attraverso la pelle e il corpo, di quattro ingredienti attivi presenti comunemente nelle creme solari.
1. L’avobenzone è il derivato di un composto chimico ed è il filtro UV più conosciuto al mondo dal 1973. Approvato dalla FDA americana nel 1988, l’avobenzone è in grado di assorbire i raggi ultravioletti in un’ampia gamma di lunghezze d’onda. E’ utilizzato all’interno di rossetti, creme e altri cosmetici. Nello specifico delle creme solari, è in grado di assorbire le radiazioni ultraviolette per trasformarle in lunghezze d’onda che non sono pericolose per la nostra pelle: in pratica trasforma l’energia della luce in energia termina. Tutto questo però non è senza rischi. I ricercatori russi hanno scoperto, infatti, che quando l’avobenzone si scioglie in acqua, è in grado di frantumarsi in composti chimici pericolosi. L’avobenzone sulla pelle umida, a contatto con l’acqua clorata, forma una serie di composti organici appartenenti alle classi degli acidi aromatici, degli aldeidi, dei fenoli e degli acetil benzeni. Fenoli e gli acetil benzeni clorurati sono i prodotti più tossici. Basta pensare che questi ultimi rientrano tra quelli utilizzati nella miscela utilizzata per i gas lacrimogeni.
2. L’oxybenzone è un composto organico usato principalmente come fotostabilizzatore all’interno di protezioni solari. E’ un filtro chimico che protegge la pelle dai danni provocati dai raggi UV. Come filtro svolge il suo lavoro in maniera molto efficace. È stato dimostrato, però, che l’oxybenzone penetra nella cute e agisce come fotosensibilizzatore. L’esposizione della pelle alla luce porta a un aumento della produzione di radicali liberi. L’oxybenzone, inoltre, è un derivato del benzofenone che è un elemento che può attaccare il DNA in presenza di luce. Alcuni studi mettono in collegamento l’aumento di casi di melanoma con questi ingredienti. L’oxybenzone, inoltre, può agire allo stesso modo degli ormoni estrogeni e causare così lo sviluppo di tumori alla pelle. Sempre per quanto riguarda l’oxybenzone i ricercatori sono preoccupati per il assorbimento percutaneo da parte dell’organismo. Secondo uno studio condotto su scala nazionale dalla US Center for Disease Control and Prevention, in America, tale composto chimico è stato ritrovato nel 96,8% dei campioni di urine esaminati. Significa che anche dopo l’applicazione di oxybenzone sulla pelle viene assorbito rimanendo all’interno dell’organismo. Una raccomandazione. Non applicare i prodotti che contengono oxybenzone sui bambini perché quanti non hanno ancora compiuto due anni non hanno pienamente sviluppato gli enzimi necessari per abbattere i derivati di questo composto. In Europa, i prodotti per la pelle contenenti più dello 0,5% di oxybenzone devono obbligatoriamente riportare la dicitura “Contiene oxybenzone”. Attenzione perché la maggior parte delle creme commerciali vendute in Italia prevede l’uso di questa sostanza.
3. L’Ecamsule è un composto organico che viene aggiunto a molti filtri solari per filtrare i raggi UVA. È un derivato di canfora di benzilidene, molti dei quali sono noti per la loro eccellente fotostabilità. Ha poco assorbimento percutaneo e piccoli effetti sistemici, quindi è considerato relativamente sicuro. Uno studio sui topi ha dimostrato che non aumenta la probabilità di promuovere il cancro della pelle.
4. L’Octocrylene è un filtro solare che appartiene alla famiglia dei cinnammati. Si presenta come un liquido giallo viscoso insolubile. Fornisce protezione nei confronti delle radiazioni UVB e UVA corte. È una molecola fotostabile, caratterizzata da elevata idrofobicità e proprietà solventi nei confronti di filtri UV solidi. Sembra essere un allergene forte che porta a dermatite da contatto nei bambini e soprattutto dermatite da contatto fotoallergica negli adulti. Uno studio del 2006 avrebbe dimostrato che l‘Octocrylene viene assorbito dalla pelle e causa la formazione di radicali liberi esposti alla luce. I radicali liberi oltre a causare le rughe possono danneggiare il Dna e provocare il cancro. Gli scienziati non hanno ancora dimostrato quanto dannosi siano i radicali liberi prodotti da Octocrylene.
Come leggere l’etichetta delle creme solari
1. Leggere il numero di SPF. Su ogni crema solare c’è un’etichetta in cui sono riportate alcune indicazioni riferite alla protezione. Il principale è il fattore di protezione solare (Sun protection factor, SPF). L’Spf indica il fattore di protezione solare, ed è una sigla che può spesso confondere. Il numero dell’Spf può variare da 6 a 50 e sta ad indicare la capacità della pelle di resistere all’esposizione ai raggi solari: quindi più è alto l’Spf, e più riuscirà a schermare i raggi.
2. Raggi UVA e UVB. Il fattore di protezione di questi raggi, in etichetta, è segnato con la scritta UVA cerchiata. Le creme solari aiutano a respingere i raggi UVB, ma meno gli UVA, che sono anche i più pericolosi: per questo è importante non stare troppe ore al sole, anche con la crema solare, altrimenti si va incontro a invecchiamento precoce della pelle e ci si espone al rischio melanoma. Nell’etichetta c’è anche la dicitura IR, cioè infrarossi, che sono quelli responsabili di quella sensazione di calore che causa rossore. Anche se viene indicata su alcuni prodotti come protezione IR, non c’è un metodo di misurazione ufficiale e standardizzato che ne dia garanzia.
3. Filtri chimici e fisici utilizzati. I filtri chimici assorbono la luce ultravioletta e la convertono in raggi che sono pericolosi per la pelle. I filtri fisici, sono invece delle barriere che riflettono i raggi solari, e che ci proteggono sia dai raggi UVA che da quelli UVB. I filtri chimici sono composti da ingredienti realizzati in laboratorio, mentre i filtri fisici prevedono l’utilizzo di ingredienti naturali come il biossido di titanio e l’ossido di zinco. Nelle creme solari troviamo solitamente entrambe le tipologie di filtri, tranne i solari bio che contengono principalmente filtri naturali.
4. Il simbolo Pao (Period After Opening), è indicato con un barattolo aperto. Si trova solitamente sul retro della confezione. Indica entro quanto tempo la crema può essere utilizzata dall’apertura. Di solito nelle creme solari troviamo la dicitura 12M, cioè che il prodotto scade un anno dopo la prima applicazione. Una volta aperta, infatti, le sostanze presenti nel filtro solare perdono di efficacia, e si rischia quindi una scottatura.