Da ingegnere a chef: storia di un giovane chef cefaludese

L’amore per i numeri e per la cucina. Il rigore della matematica e quello della preparazione di un piatto. Sono due grandi passioni che hanno accompagnato la vita di Gero Buttaci sin da bambino. Due passioni che si sono tradotte in una vita in cui ha alternato gli studi universitari in ingegneria ambientale alle cucine di Palermo e Sutera.

Nato e cresciuto nel quartiere “rabato” di uno dei borghi più affascinati della Sicilia, Sutera, in provincia di Caltanissetta, è a Palermo che Gero Buttaci si forma professionalmente. Abbandona un futuro da ingegnere per i ricettari di cucina. Ad ispirarlo è la cucina della mamma e della nonna. Le ricette della sua infanzia oggi ritornano nel menu del suo ristorante a Cefalù. Praticantato sotto la guida degli chef Gianni Lettica e Sarah Bonsangue, non ancora quarantenne, Gero oggi si confronta con una cucina dinamica, creativa, ma sempre mediterranea. “La Sicilia ha un patrimonio unico che si nutre di un ecosistema variegato, – dice lo chef – ciascuno dei quali fa riferimento ad una tipicità di prodotti e materie prime che si traducono in piatti. Mi piace raccontare la storia dell’Isola, quella delle sue dominazioni e sovrapposizioni, rispettandone ed evidenziandone soprattutto la sua identità mediterranea. Ho preferito la dinamicità e l’imprevedibilità, nonchè l’adrenalina che solo la vita da chef ti può dare, piuttosto che la staticità di un lavoro dietro la scrivania”.

Perchè un giovane oggi dovrebbe scegliere un lavoro così duro ma ricco di soddisfazioni? “Perchè le possibilità di occupazione sono concrete – continua lo chef – soprattutto se sai fare questo lavoro con passione. E poi perchè é un lavoro che ti da molta adrenalina e gratificazioni”.

Alessandro Matalone

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