Cefalù e il 25 settembre, una data importante nella storia della città

Il 25 settembre è una data importante per la città di Cefalù. 319 anni fa veniva nominato quale vescovo un frate francescano originario di Santo Stefano di Camastra che in 14 anni di episcopato operava in città e nella Diocesi una grande rivoluzione sociale e culturale. Una rivoluzione della quale non sempre parlano i libri di storia perchè arriva in un momento di passaggio nella Sicilia di quegli anni. Ne parliamo con il prof. Mario Macaluso, direttore del nostro giornale, che conosce molto bene la storia della Diocesi avendo portato avanti negli anni studi assai importanti.

Perché per Cefalù è una data importante il 25 settembre?
Perché il 25 settembre del 1702 viene nominato quale vescovo di Cefalù un frate francescano che per 14 anni vive e opera in mezzo ai poveri e ai bisognosi. Un frate vescovo che risolleva le sorti della città dalla condizione nella quale si era venuta a trovare sul finire del XVII secolo. La Cefalù di inizio secolo XVIII era una città con una pesante pressione fiscale da parte del potere di quegli anni. Una città dove scarseggiava il grano e si viveva una grande crisi alimentare. Una città nella quale il predecessore di fra Matteo, il vescovo Giovanni, uno spagnolo, muore in seguito ai soprusi che riceve da parte del marchese di Geraci. La Cefalù che accoglie fra Matteo è una città senza voce. Insomma la Cefalù di quei primi anni del ‘700 era una città talmente povera che nessuno se ne accorgeva.

Cosa succede con l’arrivo di fra Matteo a Cefalù?
I tantissimi poveri e bisognosi che vivevano senza dignità a Cefalù vengono riabilitati da questo vescovo Francescano. Una riabilitazione vera, reale e non a parole come succedeva spesso in quel periodo. Fra Matteo inizia subito quando fonda, alcuni mesi dopo il suo arrivo, il Monte di Pietà. Questa istituzione diventa subito luogo di dignità per i cefaludesi. La funzione di questi istituti in quegli anni, è bene ricordarlo, era quella di finanziare le persone in difficoltà, fornendo loro la necessaria liquidità. A Cefalù fra Matteo con il Monte di Pietà riesce a fare ripartire il lavoro di tanti contadini togliendoli di fatto dalle mani di usurai e aguzzini che invece impedivano tutto. Fra Matteo con il suo Monte di Pietà fa avere a tantissima gente i soldi che servivano per riprendere a lavorare coltivando le loro terre. E molte volte questi soldi venivano dati, per espressa volontà del Vescovo, a persone che non avevano alcun pegno da consegnare perché estremamente poveri.

L’opera di fra Matteo è solo sociale a favore della città di Cefalù?
Affatto. La sua opera sociale era anzitutto un’attività pastorale per riportare la Diocesi alla sua missione. Basta pensare che appena quattro anni dopo il suo arrivo a Cefalù celebra un sinodo Diocesano che è anche l’ultimo che è stato celebrato dalla nostra Diocesi. Un sinodo quello voluto e celebrato da fra Matteo che per quegli anni è anche rivoluzionario. Disegna infatti una chiesa povera a fianco degli ultimi e di quanti allora non avevano diritti.

C’è qualcosa di particolare che fra Matteo fa per la città di Cefalù?
Aiutò dal punto di vista finanziario la costruzione del convento dei Frati riformati nella contrada della Gallizza. Sono i frati che in seguito andarono ad abitare nei locali vicini all’odierna Chiesa di san Pasquale. Questi frati furono chiamati a Cefalù dallo stesso fra Matteo perchè aiutassero le povertà della città. Anche questo non è un fatto di poco conto. Fra Matteo, infatti, apparteneva ai frati Osservanti e in quegli fra Osservanti e Riformati le cose non sempre andavano a gonfie vele. Fra Matteo da questo punto di vista è davvero un grande vescovo perché non guarda niente quando si tratta di aiutare i poveri. I frati Riformati erano quelli che aspiravano a vivere una più stretta osservanza del precetto di san Francesco.

L’opera di Fra Matteo da chi viene portata avanti dopo la sua morte?
Purtroppo si arresta. Dopo la morte di fra Matteo la diocesi resta senza vescovo per ben 16 anni dal 1716 al 1732. E’ un periodo di storia piuttosto buio anche per la diocesi di Cefalù.

Ma chi era Fra Matteo?
Un frate francescano che fra i vescovi di Cefalù è chiamato Fra Giuseppe Antonio Muscella. Apparteneva all’ordine dei Minori osservanti ed era nato a Santo Stefano di Camastra il 29 luglio del 1652. Prima di diventare vescovo di Cefalù, il 25 settembre del 1702, era stato Provinciale dei Francescani di Napoli. Era un vescovo molto preparato e questo gli era riconosciuto in tutto il Regno. Quando il 21 dicembre del 1713 l’arcivescovo di Palermo incorona Re di Sicilia Vittorio Amedeo il discorso di circostanza viene pronunciato proprio dal vescovo Muscella. In questo discorso fra Matteo ha fatto una ricostruzione storica della genealogia del nuovo Re. Si racconta che Vittorio Amedeo lo abbia ringraziato dicendogli che tante cose della sua famiglia le ha apprese proprio grazie al discorso di fra Matteo. Questo vescovo è morto giovane il 22 giugno del 1716. Aveva appena 64 anni. Una effigie di questo Vescovo si trova in un quadro collocato nella chiesa di san Francesco a Cefalù. Qui fra Matteo ha fatto costruire una cappella dedicata all’Immacolata e vi ha collocato un quadro che raffigura san Bonaventura ai piedi della Madonna. In questo Santo fra Matteo ha fatto riprodurre la sua effige.

 

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