Che succede se mangi alloro crudo? Ecco la risposta. “Attenzione”

Da secoli presente nel “doppio ambito” della medicina e nella gastronomia, l’alloro risulta essere anche molto presente in diverse culture, rappresentando la forza e la saggezza. Del resto il termine stesso di Lauro ha conferito il significato di laureato che conosciamo: di fatto resiste la tradizione di donare una corona di alloro per i neolaureati come forma di riconoscimento di valore. Dal punto di vista biologico, quello che chiamiamo alloro è sostanzialmente un ramo di una pianta sempreverde che è un vero e proprio albero, che può raggiungere le diverse decine di metri di altezza. Si tratta di un vegetale sempreverde che viene utilizzato anche nell’ambito culinario sopratutto come condimento.

Che succede se mangi alloro crudo? Ecco la risposta. “Attenzione”

E’ bene definire le foglie di alloro, che presentano dei bordi ondulati di un bel verde scuro e da piccoli fiori gialli. Conosciuto anche come Lauro, con questo nome in molte regioni italiane si fa rifermento anche ad un’altra pianta non troppo diversa nota come Lauroceraso, che a differenza dell’alloro presenta delle foglie più  carnose, arrotondate, e senza un aroma vero e proprio. Quest’ultima variante è decisamente tossica ed ha funzione esclusivamente ornamentale. Ma mangiare l’alloro “giusto” crudo fa bene o male?

Tendenzialmente è meglio utilizzare le foglie di alloro come condimento, quindi per conferire sapore ed aroma grazie al caratteristico odore particolarmente pungente. In passato venivano considerate un toccassana come rimedio per il mal di pancia, e possono essere masticate anche se crude. Tuttavia senza una cottura vera e propria il sapore potrebbe risultare decisamente indigesto perchè particolarmente amaro, e non adatto a tutti, anzi possono provocare irritazioni allo stomaco ed un fastidio radicato presso il cavo orale, sopratutto in caso di soggetti particolarmente sensibili.

Molto meglio consumarle sotto forma di infuso, oppure come rimedio erboristico, essendo particolarmente diffuso anche oggi in diverse regioni d’Italia.

Vincenzo Galletta: