Il tempo scandito dal Sole di Sicilia: la meridiana di Termini Imerese

Il tempo scandito dal Sole di Sicilia: la meridiana di Termini Imerese
La Meridiana, o volendo utilizzare la definizione corretta “orologio solare” o anche “sciotere”, è uno strumento di misurazione del tempo basato sul rilevamento della posizione del Sole nel punto più in alto del cielo, il Mezzogiorno. Il tempo trascorso è mostrato mediante uno stilo che genera l’ombra proiettata dal Sole e che ne determina l’ora vera astronomica.

La nascita di questo strumento che indica il passare del tempo ha radici lontanissime.

Lo testimonia l’area archeologica irlandese di Newgrange nella contea di Meath, non molto distante da Dublino. In questo sito archeologico dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO si trova rappresentata la più antica dimostrazione di un primigenio orologio solare orizzontale provvisto di uno stilo verticale (probabilmente risalente al V-IV millennio a.C.) chiamato Sundial stone (pietra del quadrante solare).

In epoca neolitica, nell’estremo Oriente è attestata la presenza di un altro orologio solare,

nella lontana Cina nel Terzo Millennio a.C. Era costituito da un arnese rudimentale composto di un rozzo legno conficcato in terra sul quale il Sole ne proiettava l’ombra. Questo primitivo strumento fu perfezionato dai Babilonesi e dagli Egizi.
Questi ultimi attraverso l’innalzamento di un monolito, il caratteristico obelisco (una colonna alta e rastremata e ricavata da un unico blocco di pietra) che fungeva da grande gnomone.
Questo grande blocco lapideo, ricevendo i raggi del Sole proiettava la sua ombra su delle linee di riferimento rappresentate sul terreno. In seguito sempre gli Egizi realizzarono un altro sistema di misurazione del tempo chiamato “merkhet” una meridiana solare scoperta nella tomba di Tuthmosi III (sovrano della XVIII dinastia egizia, XV sec. a.C.).

La prima documentazione scritta sull’uso dell’orologio solare si trova nelle Sacre Scritture nel Libro dei Re (II, 20)

e si fa riferimento alla meridiana di Acaz, risalente al secolo, VIII a.C. Altri popoli svilupparono diversificati strumenti di misura del tempo. Contribuirono allo sviluppo della gnomonica anche le popolazioni del Nuovo Mondo, dell’Asia, del vicino Oriente e dell’Europa che grazie al loro ingegno innalzarono vere e proprie costruzioni; semplici meraviglie per l’osservazione del cielo, ne ricordiamo alcune: le “piramidi precolombiane”, gli “ziggurat” i giardini astronomici, i menhir, i dolmen e i cromlech.

In ambito greco,

secondo Diogene Laerzio nella sua opera “Vita dei filosofi” (II, 1-2) il filosofo, astronomo e cartografo Anassimandro di Mileto (610 a.C. circa – 546 a.C. circa) discepolo di Talete avrebbe introdotto nell’Ellade il quadrante solare e lo gnomone per misurare il tempo e individuare i solstizi. I romani, intorno al III sec. a.C. si avvalsero di questi quadranti solari importandoli e diffondendoli nell’Impero dalle terre di conquista durante le loro occupazioni militari.

L’arte della Gnomonica

continuò anche nel Medioevo, soprattutto negli ambienti monastici, dove l’importanza del tempo era fondamentale per i frati. All’interno della comunità la giornata era suddivisa nelle sedici ore complessive: otto diurne e sedici notturne. In quest’arco di tempo erano svolte le molteplici attività, compresa la recitazione delle preghiere, ufficio previsto dalla regola o canone monastico, ovvero, le ore canoniche come saranno successivamente definite. La Gnomonica ebbe il suo maggiore apice storico nei secoli XVII e XVIII.
Furono costruiti raffinati ed eleganti orologi con un’ampia diversificazione di quadranti caratterizzati dalle molteplici forme e gamma di colorazioni.
Infine nell’Ottocento gli orologi meccanici presero il sopravvento su quelli solari ma non furono del tutto soppiantati perché rimasero e rimangono sinora lo strumento per la misurazione del tempo congiunto alla posizione degli astri.

Come funziona un orologio solare?

Con l’ausilio di un’asta o stilo, chiamato “gnomone”, (parola che deriva dal verbo greco “gnwmon” (gnomone) vale a dire conoscitore, interprete, giudice, indagatore e da cui “gnwmono” (gnomonos) che indica “l’indicatore di cose”, “che serve o che dà la regola” per arrivare al vocabolo di gnomone inteso come “ago” dell’orologio solare) viene proiettata l’ombra del Sole su delle tacche che contrassegnano le linee orarie, le linee di declinazione e numeri, evidenziati su di un quadrante o quadro. E’ uso comune adottare delle colorazioni regolari per indicarne i numeri: la tinta rossa corrispondente all’orario estivo e l’utilizzo di colori freddi per le cifre concernenti l’orario invernale. Generalmente il “quadrante segna ore” è costituito (secondo il gusto dei committenti) da un riquadro dipinto sul muro, oppure ricavato da un pannello di marmo o pietra calcarea dove i raggi del Sole siano costantemente proiettati durante il giorno.
Lo gnomone secondo i casi può essere di diverso materiale: o uno stilo di ferro, in lega, di ottone, oppure realizzato da una lastra triangolare che ne assicura maggiormente la resistenza e la stabilità.

L’orologio solare è posto su di un piano verticale, il più diffuso (vedi prospetti di case, ville, palazzi) o orizzontale, dove il quadrante è disposto su di un supporto parallelo al suolo e sistemato per la stragrande maggioranza all’interno di ville, giardini, luoghi pubblici ecc. Quest’ultima tipologia ha il vantaggio di mostrare l’ora in tutto l’arco del giorno nei dodici mesi solari.

L’orologio generalmente è arricchito da un’iscrizione o motto in latino o in lingua corrente del proprio paese che ne mostra un doppio senso, un monito, un gioco di parole oppure un’arguzia di spirito. Lo studio degli orologi solari è chiamato gnomonica o di rado “sciaterica”.
Oltre alle due tipologie descritte in precedenza, sono da inserire nella classificazione di questi orologi, rispetto “al piano del quadrante” le equatoriali, le naturali, a camera oscura, le sfere armillari, le analemmatiche, le riflesse sul soffitto e le portatili. Altra tipologia riguardo alla “natura delle linee di riferimento tracciate sul quadrante”, sono annoverate quelle a ore astronomiche chiamate anche francesi, le babilonesi, le italiche, a ore canoniche e a orologio a tempo medio. Le Meridiane come insolitamente sono chiamate, sono delle vere e proprie rarità installate nei centri abitati e ormai molto sporadici a imbattersi per la loro desuetudine.

Purtroppo l’incuria sta portando questi veri e propri “economici orologi” alla loro scomparsa completa anche se devo dire che negli ultimi anni, si sia registrata una ripresa di realizzazione sia per scopo funzionale sia ornamentale.

Alla rinascita di quest’antica arte di misurazione del tempo si abbina anche l’impegno per il recupero e la valorizzazione di questi primigeni marcatempo.
Un esemplare di orologio solare, uno dei pochissimi esistenti a Termini Imerese città in provincia di Palermo è posto nel prospetto di un’abitazione che ne mette in vista quella che un tempo fu un’interessante esemplare a due quadranti con i rispettivi gnomoni.
Sfortunatamente questi orologi non sono più distinguibili a causa di un’abrasione o velatura compiuta su di essi. Tali interventi li hanno resi illeggibili a tal punto da renderne difficile il riconoscimento e di conseguenza la difficoltà di farli risalire all’epoca di realizzazione. Di questi funzionanti orologi solari che io da bambino osservavo entusiasmato e che molto vagamente oggi rammento nei particolari, mi rimane soltanto un pallido ricordo.

Bibliografia e sitografia:

Nicola Severino, Storia della Gnomonica, 1993.
Nicola Severino, Antologia di storia della gnomonica, 1995.
Nicola Ulivieri, I segreti degli orologi solari, 2015.
www.britannica.com

Giuseppe Longo

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