Come si chiama il piccolo comune di Sicilia dove si mangiano i “cuddiruni” e gli abitanti si chiamano campofelicesi.

Nascosto tra le meraviglie della Sicilia, esiste un piccolo comune dove la tradizione culinaria è un vero tesoro da scoprire. Questo luogo incantevole è Campofelice di Fitalia, un comune che vanta una popolazione che ama definirsi “campofelicesi”. Tra le numerose delizie gastronomiche di Campofelice di Roccella, i “cuddiruni” occupano un posto speciale nei cuori e nei palati degli abitanti e dei visitatori.

I “cuddiruni” sono una prelibatezza tipica della cucina siciliana, una sorta di pizza condita con salsa di pomodoro, cipolla, acciughe, cacio, mollica, origano e un filo d’olio. Il risultato è una pietanza che unisce la croccantezza della base con la ricchezza dei sapori mediterranei del ripieno, rendendo i “cuddiruni” una specialità irresistibile per chiunque li assaggi.

Campofelice di Fitalia non è solo un paradiso per i buongustai, ma anche un luogo ricco di storia e cultura. Situato nella città metropolitana di Palermo, questo comune offre ai visitatori l’opportunità di immergersi nella vita autentica siciliana. Le strade del paese sono costellate di testimonianze storiche, con chiese e edifici che raccontano secoli di storia.

Come si chiama il piccolo comune di Sicilia dove si mangiano i “cuddiruni” e gli abitanti si chiamano campofelicesi.

Vi si trova il Museo civico degli Antichi mestieri locali all’ingresso del paese. L’esposizione è incentrata su reperti che documentano gli antichi mestieri della comunità rurale campofelicese ed è dedicata al recupero e alla valorizzazione dell’identità locale. Accanto agli oggetti del mondo contadino e della pastorizia, si possono ammirare angoli che ricostruiscono gli ambienti dei tradizionali mestieri: il calzolaio, il barbiere, e il bottegaio con la “putia”. Vi sono anche arnesi del mastro d’ascia (falegname). Un angolo, inoltre, è dedicato all’esposizione di fotografie d’epoca che documentano momenti di vita, di svago e di avvenimenti relativi alla comunità locale.

Fra e feste più belle il 19 marzo quella di San Giuseppe “Puvureddu”. Questa festa, per antica tradizione, è dedicata alla provvidenza per i poveri. In questo giorno viene allestita la caratteristica “tavulata”, una tavola imbandita con una gran varietà di cibi preparati dai fedeli. Il piatto tipico è la “pasta ri San Giuseppi”, una gustosa minestra condita con lenticchie, finocchietto di montagna e fave, cotta in una grande pentola e distribuita ai presenti. Per devozione si prepara anche il pane votivo, che viene distribuito ai partecipanti e a tutte le famiglie del paese.

Ad agosto, invece, si tiene a Festa di San Giuseppe “Riccu”. In questa occasione, si vuole ostentare la sfarzosità dei festeggiamenti con manifestazioni civili. Fra i riti religiosi, il 23 agosto si tiene una rilevante processione con il simulacro del Patriarca che tiene per mano Gesù Bambino. Anche in questa occasione si ripete la tradizione della “tavulata” con pietanze e dolci preparati dalla gente del paese, allestita davanti alla chiesa.

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