Dal «cuore» … alla pelle

Oggi prendo ispirazione dal titolo di una nota canzone di A. Venditti, perché vorrei, parafrasandolo, far cogliere certi possibili rimandi tra ciò che non si vede e ciò che si vede, ovvero tra le emozioni e la pelle, tra

il “cuore” come metaforico luogo del profondo, dei sentimenti e la cute quale tangibile luogo di ciò che appare ed è visibile.

La pelle è un organo di confine, di contatto e di scambio, delimita l’interno dall’esterno ed è un’interfaccia tra questi due mondi, narra le esperienze di una vita, palesa le tracce dei nostri vissuti ed è in continua interazione con la nostra emotività. Così a volte, in un rossore o in un pallore ci “tradisce”, porta alla luce e in superficie la nostra sensibilità, manifestando ad esempio un imbarazzo, una vergogna, una paura.

Essa esprime la bi-direzionalità percettiva del senso del tatto nel “toccare” e nell’“essere toccati” ed è un organo di “relazione” con se stessi e con gli altri.

Spesso bersaglio di varie ed insidiose afflizioni psicosomatiche, l’epidermide subisce in questi casi, danni specifici ai propri tessuti. Così necessita di cure mediche che richiedono perseveranza e continuità, ma che possono risultare frustranti poiché la pelle si ammala perlopiù in modo cronico e recidivante; basti pensare all’alopecia in cui la perdita parziale o totale della peluria, di capelli, ciglia e sopraciglia è irreversibile o all’acne, i cui effetti a volte persistono anche molto dopo l’adolescenza.

Inoltre nelle dermatosi, sono presenti accertate conseguenze psicologiche per l’impatto e la forte valenza socio-relazionale dei sintomi, che non si possono nascondere.  

Questi sono stati spesso oggetto di vaghe, inconsistenti ma diffuse e “affascinanti” ipotesi, rispetto al poter esprimere significati metaforici per l’entità e la visibilità dei loro effetti.

Così ad esempio nell’iperidrosi, scomodo ed imbarazzante fenomeno di eccessiva sudorazione che non conosce stagionalità, la persona diventerebbe “scivolosa” sembrando sfuggire dal contatto con l’altro; il soggetto con psoriasi, attraverso l’ispessimento della cute e la comparsa di chiazze squamose, manifesterebbe modalità difensive, “schermanti” e di allontanamento dagli altri.

Mi limito a questi due casi perché li trovo suggestivi e indicativi per introdurre ciò che può accadere in alcune malattie psicosomatiche della pelle: il sintomo spesso è un paradosso.

Benché infatti, il suo effetto apparente sia quello di allontanare l’altro, può esprimere una ricerca del “contatto” come bisogno di potersi “affidare”; “ferite relazionali” del passato hanno segnato l’impossibilità di questo affidarsi, come del poter esprimere autenticamente bisogni e sentimenti, evidenziando una precoce crescita dell’individuo quanto una prematura acquisizione della sua autonomia.

Ma di questo vorrei dirvi un po’ meglio … dandovi appuntamento alla prossima settimana.

Cambia impostazioni privacy
Torna in alto