Gianni Manzo e quella rivoluzione gentile a Cefalù

«Da qualche anno ormai vivo a Verona, ma la mia presenza a Cefalù è rimasta intensa così come il legame con questa città. In questi giorni ho riassaporato il clima elettorale. Quattro candidati , quattro persone che conosco bene e con le quali ho rapporti amichevoli. Non voto perché non ho la residenza ma non voglio esimermi dall’esprimere la mia preferenza. Un modo per partecipare alla vita politico amministrativa di questa città alla quale sono profondamente legato». A parlare è Gianni Manzo che ha fatto parte della giunta Guercio come assessore alla cultura, ruolo da cui si dimise dopo cinque mesi.

Una scelta singolare e un po’ a sorpresa visto che eri stato assessore alla cultura con Guercio e che avevi abbandonato questo ruolo in dissenso con l’amministrazione di cui facevi parte.
E’ vero ho abbandonato in dissenso con l’amministrazione ma ho mantenuto un rapporto di stima e di affetto nei confronti di Pippo che comunque ho considerato la punta più avanzata di quella amministrazione. La mia è stata un’azione amministrativa innovativa e di rottura che, voglio ribadirlo, ha trovato il sostegno del sindaco Guercio per quelle cose che ho portato avanti. Ciò che è mancato è stato l’appoggio della burocrazia e delle forze di maggioranza impegnate più sulla ricerca di intese ed equilibri che sui progetti da portare avanti nella città.

Nonostante avessi il sostegno del sindaco hai però abbandonato.
Un sindaco si regge sulla base di una maggioranza che si compone di varie componenti tra di loro coalizzate. Non è semplice gestirla e spesso l’azione amministrativa risulta bloccata da veti incrociati e dinamiche di ostruzionismo interno. Io con la giunta di allora non ho trovato grande sintonia tranne che con Mauro Lombardo con il quale ho instaurato un rapporto personale di amicizia.

Perché Guercio ti ha scelto allora come assessore?
L’immagine di giornalista Rai funzionava, ma il sindaco capì subito che non ero portato al compromesso. Io nelle cose che faccio sono portato a mettere tanto entusiasmo e certo sono molto franco nei rapporti. Quando me lo chiese accettai perché mi resi conto che intanto avevo di fronte una persona per bene e intellettualmente onesto. Manifestai subito i miei propositi innovativi che lui condivise in pieno. Devo dire che restai colpito da questa sua volontà di scegliermi perché io non rispondevo ad alcuna esigenza di gioco politico. Mi chiedevo perché a me quell’incarico quando invece avrebbe potuto utilizzarlo come elemento di scambio con le forze che lo sostenevano. Da lì mi convinsi che la sua proposta era totalmente disinteressata e questo fu la base per una amicizia che si consolidò nel tempo anche in occasione di scelte diverse da parte mia.

Nelle elezioni che seguirono dopo la sua sindacatura tu appoggiasti infatti
Vittorio Sgarbi.
Si infatti aderii alla sua richiesta dopo un diverbio animato consumato anche nelle pagine del tuo giornale e dopo che lui ruppe con le forze che in un primo momento lo sostenevano. Fu il partito della rivoluzione, un termine che per me ha un certo richiamo. Pensavo che una sindacatura Sgarbi avrebbe potuto scompigliare l’assetto politico cefaludese e che potesse rappresentare un punto di partenza. Ma non fu eletto.

Adesso la tua scelta di sostenere Guercio.
Si una scelta convinta perché ho potuto constatare che non è la riedizione del vecchio. Punta sui giovani e sul loro entusiasmo ma non trascura l’esperienza di chi ha già avuto modo di coprire incarichi politici. In un certo qual modo è una rivoluzione anche la sua visto che punta ad un profondo rinnovamento con grande convinzione. Solo che a differenza di Sgarbi la sua è una rivoluzione gentile perché lui è una persona gentile.

Cambia impostazioni privacy
Torna in alto