Un «laboratorio della Speranza» per le Madonie: lo chiede il vescovo Marciante

«Costruiamo un “laboratorio della Speranza”, investendo sulle perle preziose che possediamo: natura, cultura, insieme alle nuove tecnologie». Lo ha chiesto il vescovo Giuseppe Marciante alla fine della processione del Salvatore parlando in piazza Duomo ad una piazza gremita di persone. «Per noi oggi celebrare la Trasfigurazione del Signore – ha detto il Presule – vuol dire prima di ogni cosa respingere ogni sterile forma di inerzia, di passività che trasforma l’uomo in cadavere e che, di riflesso, potrebbe trasformare le nostre comunità in silenziosi cimiteri».

Marciante ha messo l’attenzione sui paesi delle Madonie che si spopolano. «Il fenomeno dell’emigrazione dei giovani ha ormai raggiunto una portata preoccupante. Assistiamo a una desertificazione dei nostri comuni. Se ne va il capitale umano dalle nostre terre, emigrano intelligenze, talenti, forze. Emigra la speranza. I nostri paesi sprofondano: è una situazione drammatica sulla quale non possiamo fare silenzio. Un’emorragia di fronte alla quale la Chiesa, come madre, deve interrogarsi e dare delle possibili risposte. In tanti cercano risposte nelle slot machine». Il vescovo ha annunciato che farà precedere l’apertura dell’anno pastorale della Chiesa di Cefalù da un incontro con tutti i sindaci dei Comuni della Diocesi. «Per iniziare insieme, nel rispetto di ruoli e competenze, un cammino di analisi sulle emergenze del nostro territorio. Occorre favorire a tutti i livelli una “cultura dell’incontro”, ascoltandoci vicendevolmente. Ascoltando il grido della nostra amata Sicilia. Come Chiesa dobbiamo compiere questo pellegrinaggio nella storia, nell’oggi lasciandoci accompagnare e proteggere in questo cammino da Maria, la prima dei credenti, nostra sorella nella fede a noi sempre vicina».

Parlando delle Madonie il Vescovo ha detto che il territorio della Diocesi è un incrocio formidabile, quasi unico di mare e di montagna. «Il nostro Pantocratore, il Creatore di ogni cosa con la sua mano benedicente non si arrende nell’amarci consegnandoci uno “spettacolo” che non può che condurci alla lode e alla contemplazione. Questa contemplazione della natura non deve arrestarsi al solo stupore, alla meraviglia. Deve aiutarci a spalancare le finestre sul nostro futuro, sul domani della nostra Cefalù, dei nostri Comuni. È giunto il tempo di progettare insieme; di osare insieme, a percorre con determinazione i passi del dialogo verso il bene comune».

Il vescovo Giuseppe aveva iniziato dicendo che a tre mesi dal suo arrivo «mi sento pienamente uno di voi: sono vostro padre nella fede, fratello in Cristo, amico e compagno di viaggio nei sentieri del tempo, nella storia che viviamo». Parlando di Cefalù ha detto di amarla e per questo intende servirla. «Lo ripeto la amo e voglio servirla insieme a ogni comunità, a ogni parrocchia della nostra Chiesa diocesana: anche la più piccola, la più sperduta, la più povera, la più abbandonata». 

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