Come è cambiata la vita con il coronavirus? «Niente sarà più come prima»: riflessione

1. Tanta gente ad oggi probabilmente non ha ancora capito, ma credo dovrà farlo abbastanza presto, che le cose non torneranno alla normalità ed anzi alcune cose non torneranno mai più. Per fermare il coronavirus, infatti, abbiamo dovuto cambiare radicalmente tutto ciò che facevamo. Adesso con il passare dei giorni cominciamo a vivere un’altra normalità. Le analisi di tanti studiosi che mettono a confronto la normalità di prima con l’attuale convergono nel dire che la normalità che si ha in questi giorni dell’Io resto a casa, per molti aspetti, non è tutta da buttare. Ecco perché cambierà il concetto di normalità nella vita degli uomini e nulla sarà come prima. Saremo costretti, infatti, a ripensare le interazioni sociali, cambieremo radicalmente stile di vita e con essi anche l’organizzazione dei processi produttivi. Insomma la vita non tornerà più come quella che si viveva fino a metà febbraio. E presto lo scopriremo un po’ tutti.
2. Il distanziamento sociale di questi giorni non terminerà subito e forse resterà per sempre con la nuova società che nascerà dopo il coronavirus. Abbracciarsi, stringersi le mani, baciarsi e vivere in mezzo alle folle non saranno più azioni normali e di tutti i giorni. Non saranno più vissute, infatti, con la normalità degli anni passati. La paura del contagio non scomparirà con l’annuncio che si può riprendere una certa normalità. Per tante persone abbracci e baci resteranno solo nei ricordi. Il ritrovarci dopo questa esperienza di isolamento, infatti, non sarà identico al ritorno da un lungo viaggio. Il ritrovarci dopo questo isolamento, infatti, porta con se la tragedia dei tanti morti che il coronavirus ha fatto con la complicità di alcune nostre incapacità.
3. Il coronavirus cambierà la sanità. Anzi questa è gia cambiata. Si dovrà investire, per questo, sulla medicina d’urgenza che in questi giorni ha fatto vedere i suoi limiti. Si dovrà investire anche sulla ricerca che, sempre in questi giorni, ha mostrato limiti giganteschi. Proprio perché non abbiamo investito nella medicina d’urgenza e nella ricerca saremo costretti per altro tempo a dovere subire altre epidemie. Il coronavirus, insomma, non sarà l’ultimo virus a mettere a repentaglio la vita dell’uomo. Ne arriveranno altri e tutti costringeranno a tornare nelle case per fermare il loro cammino. Chi pensa che basterà il vaccino per fermare il virus si ricrederà presto. La distruzione di del pianeta operata dall’uomo in questi anni produce anche virus e batteri difficili da controllare. Ad oggi in molti casi tutto questo si è potuto nascondere. Da domani con l’esperienza del coronavirus non sarà più possibile. Nel 2017 per malattie infettive, parassitarie, respiratorie e per sintomi non definito sono morte in Italia 107.588 persone.  Morti che non hanno fatto notizia ma che chiamano in causa la nuova sanità dopo il coronavirus.
4. Il coronavirus ha cambiato e finirà di cambiare la pedagogia e il concetto di educazione. La pedagogia, infatti, sarà costretta a studiare un’educazione e formazione dell’uomo diversa dalla tradizionale. Niente sarà come prima, infatti, nel campo dell’educazione. Lo stanno sperimentando in questi giorni docenti, studenti e famiglie ma anche vescovi e preti. Il digitale che ad oggi era rimasto fuori dai luoghi educativi, infatti, proprio in questi giorni ne è diventato il protagonista. Famiglia, scuola e chiesa hanno dovuto subito fare i conti con un’educazione mediata dal digitale. Lezioni scolastiche e giochi on line, messe e preghiere in diretta, video conferenze e chat in video hanno accorciato tempi e distanze. I dubbi del passati per certe pratiche a distanza sono crollati. Queste esperienze hanno fatto capire che tante cose si possono fare senza stress e fatica anche restando a casa propria. Il ritorno alla normalità non ci farà abbandonare le esperienze di questi giorni.

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