Cosa succede a chi mangia la melanzana cruda? Attenzione alla risposta

1. Cosa succede a chi mangia la melanzana cruda? Alcuni siti internet consigliano di non mangiare la melanzana cruda perché contiene la solanina che è una sostanza tossica che viene in parte neutralizzata solo con la cottura. A rischio per la salute, sempre secondo questi siti, sarebbe in particolare la melanzana raccolta all’inizio della sua maturazione. La solanina provoca spiacevoli disturbi gastrointestinali ed ecco perché si consiglia di non mangiare la melanzana cruda. Il contenuto della solanina è inversamente proporzionale al grado di maturazione. Più la melanzana raggiunge le giuste dimensioni e minore sarà la concentrazione di solanina. Qualche sito fa notare che il rischio sarebbe inesistente. Per ingerirne una quantità tossica, infatti, dovremmo mangiare 2 chili di melanzane crude con la buccia.

2. Che cos’è la solanina? La solanina, che si trova anche nella melanzana, è una sostanza tossica che se viene assunta in dosi eccessive provoca nausea, vomito, diarrea e crampi allo stomaco. La solanina può provocare anche mal di testa e vertigini. Assunta in dosi particolarmente elevate, quindi in caso di grave intossicazione, può risultare addirittura mortale. Questa sostanza è scarsamente solubile in acqua. Durante la normale cottura se ne può solo ridurre la concentrazione senza, tuttavia, eliminarla. Melanzana, patata e pomodoro sono gli ortaggi in cui è si riscontra la solanina. In ogni caso, però, consumando per esempio la melanzana in modo adeguato, è improbabile assumere una quantità dannosa di solanina. Più la melanzana è colorata, più la concentrazione di solanina diminuisce.

3. La melanzana quali benefici apporta? La melanzana contiene molta acqua e per questo svolge un’importante azione drenante. La melanzana, inoltre, grazie al potassio che contiene depura il fegato favorendo l’eliminazione di scorie e tossine che altrimenti si accumulerebbero a livello epatico. La melanzana contiene vitamine e minerali che ne fanno un importante ricostituente. La melanzana, grazie ai suoi valori nutrizionali, è in grado di contrastare le anemie, poiché contiene il ferro, ma anche il rame che è utile alla formazione dei globuli rossi. La melanzana offre importanti benefici all’apparato gastrointestinale. La melanzana, infatti, è ricca di fibra e per questo promuove il transito intestinale, favorisce il processo digestivo, stimola la produzione di succhi gastrici, facilita l’assorbimento delle sostanze nutritive a livello intestinale.

4. Quali malattie previene la melanzana? La melanzana è una preziosa alleata nella prevenzione di malattie cardiovascolari, diabete e tumori. La melanzana, infatti, contiene acido clorogenico e nasunina che sono due molecole che hanno una notevole attività contro i radicali liberi. La ricerca scientifica ha dimostrato che la nasunina ha spiccate proprietà antiossidanti e svolge una specifica azione di inibizione dell’angiogenesi. Un processo implicato in diverse patologie fra cui il cancro. La nasunina si trova in pochissimi alimenti e la melanzana è quella che a livello naturale ne contiene di più. Questo fitonutriente è concentrato nella buccia della melanzana. Ecco perché è bene consumare la melanzana con la buccia, come d’altronde si consiglia di fare sempre con tutta la frutta e la verdura.

5. La melanzana aiuta chi ha il diabete? La melanzana ha un bassissimo indice glicemico (IG 15) e per questo è consigliata per prevenire e gestire il sovrappeso ma anche il diabete. Le associazioni americane di lotta contro il diabete, per questo, consigliano di introdurre nella propria dieta la melanzana perché sarebbe in grado di controllare il diabete di tipo 2. Tutto questo per l’elevato contenuto in fibre ma anche per il ridotto contenuto di carboidrati solubili che si trovano nella melanzana. Secondo qualche studio scientifico la melanzana avrebbe un alto potere antiossidante e l’attività inibente dell’alfa-glucosidasi. Questo è un enzima per il trattamento del diabete perché idrolizza gli zuccheri favorendone il rapido assorbimento, che può ridurre l’incidenza di malattie indotte dall’iperglicemia.

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