Il Papa ha nominato arcivescovo di Monreale Gualtiero Isacchi, del clero della diocesi suburbicaria di Albano, finora vicario episcopale per il coordinamento della pastorale ed Economo diocesano. Il nuovo vescovo prende il posto di mons. Michele Pennisi che aveva presentato la sua rinuncia per il superamento dei limiti di età. La notizia è stata ufficializzata durante una conferenza stampa al Palazzo Arcivescovile. Ecco cosa scrive il nuovo vescovo alla sua Diocesi.
Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa di Monreale, nel giorno in cui viene resa pubblica la decisione del Santo Padre Francesco, che ringrazio in spirito dì filiale obbedienza, di nominarmi pastore dell’Arcidiocesi di Monreale, desidero raggiungervi con un saluto.
Mi permetto di utilizzare le parole con le quali san Paolo salutava la comunità di Corinto: «alla Chiesa di Dio che in Monreale, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, [ … ]:grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!» ( Cor 1,2-5). Vengo tra voi per camminare con voi sulle vie del Vangelo di Cristo Gesù, nostra gioia. Vengo come pastore tra fratelli e sorelle. Vengo con molta trepidazione, consapevole che solo la grazia dì Dio può colmare la distanza che intercorre tra la mia persona e il servizio che Lui stesso, attraverso la voce materna de11a Chiesa, ha voluto affidarmi. Confido nella misericordia del Padre. Confido anche in voi, una Chiesa ricca di santità, che negli anni ha generato uomini e donne luminosi che ancora oggi, con la loro testimonianza, ci spronano a camminare insieme nella gioia del Vangelo. Vi chiedo particolare pazienza nell’accompagnare i miei primi passi.
Affido l’inizio del mio servizio al santo patrono Castrense e, pure, alla intercessione di madre Maria di Gesù Santocanale che domenica 15 maggio sarà elevata agli onori degli altari. Vengo per inserirmi nel percorso pastorale tracciato da santi pastori che, negli anni, si sono susseguiti alla guida dell’Arcidiocesi. Avrò bisogno dì tempo per conoscere e imparare, e intendo
farlo mettendomi in ascolto dell’intera comunità. A cominciare da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Michele Pennisi, che saluto e ringrazio per la benevola accoglienza e paternità; lo ringrazio per l’esemplare sapienza con cui ha guidato, nello spirito del Concilio Vaticano II, la Chiesa a lui affidata. Saluto con deferenza il Vescovo emerito Salvatore Di Cristina. Ricordo, nella mia preghiera, il defunto vescovo Cataldo Naro, di venerata memoria, insieme a tutti i pastori che nei secoli hanno guidato Ja Chiesa di Monreale.
So di venire in una Chiesa “bella” il cui duomo, considerato “il più bel tempio del mondo”, è solo pallido riflesso. Quando utilizziamo il termine “bello” in riferimento alla Chiesa, lo dobbiamo fare dandogli l’accezione neotestamentaria, dove “bello”, attribuito all’unico Pastore {Gv 10), significa vero, autentico, buono, che sa fare il proprio lavoro. È questa la bellezza della Chiesa di Monreale! Non tanto quella datale da mosaici, affreschi o strutture, ma quella trasmessa dagli uomini e dalle donne che si lasciano trasfornare dal Vangelo! Di tutti voi desidero mettermi in ascolto. Anzitutto di voi, fratelli nel sacerdozio, primi collaboratori del Vescovo, con cui desidero crescere nella comunione presbiterale e nello stile sinodale a cui, in questo tempo, siamo chiamati.
Un saluto particolare ai fratelli e alle sorelle delle altre confessioni cristiane presenti nel territorio diocesano, con i quali sarò felice di proseguire il dialogo già intessuto dal carissimo Mons. Pennisi. Un saluto sincero intendo rivolgerlo alle comunità di altre religioni con e quali la Diocesi dialoga e coopera in nome dell’unico Dio Padre di tutti perché, come scrive Papa Francesco nella lettera enciclica Fratelli Tutti. «come credenti pensiamo che, senza un’apertura al Padre di tutti, non ci possano essere ragioni solide e stabi11 per l’appello alla fraternità» (n. 272). Estendo un deferente saluto ai rappresentanti della vita pubblica e sociale, alle autorità civili e militari, a quanti operano nel mondo della scuola. della cultura e del lavoro, con i quali desidero,
anche io, costruire un dialogo stabile e costruttivo per un discernimento volto alla condivisione di scelte operative che costruiscano una società più solidale, giusta e umana.
Sono figlio di una famiglia che si è spostata, per motivi di lavoro, dal nord al centro Italia; ora sono chiamato a proseguire il mio cammino in una realtà che conosco solo dall’esterno, ma nella quale desidero immergermi per poter attingere alla sua “bellezza” e santità, e per la quale intendo donarmi in tutto ciò che sono e che posso. Porterò nel mio servizio episcopale, la ricca esperienza maturata nella Diocesi Suburbicaria di Albano, come viceparroco e parroco, in diversi Uffici pastorali diocesani, come direttore nel Seminario diocesano e infine come Vicario episcopale per la pastorale ed Economo diocesano.
Questa esperienza mi ha insegnato ad amare la Chiesa e a servirla donando tutto me stesso. Ho imparato che non “una persona” può fare la Chiesa ma è l’insieme delle diversità (l Cor 12,12-30) a costituire il vero corpo mistico di Cristo (Col 1, 24) in cui noi sacerdoti, vescovo in primis, siamo chiamati al “ministero delle giunture” che – come accade nel nostro corpo – rende stabile il collegamento tra gli arti, armonica l’interazione tra le diverse membra e possibile il camminare insieme. È questa la prospettiva nella quale intendo il mio servizio episcopale. È la prospettiva di Chiesa sinodale a cui il Sinodo della Chiesa Universale ci invita e dentro cui il Cammino della Chiesa Italiana ci vuole condurre. È la propositiva nella quale tutti voi, in questi mesi, avete già camminato attraverso i circoli sinodali. Tutto ciò richiede fiducia nella grazia di Dio, ma anche fiducia nei fratelli e nelle sorelle disposti a vivere la comunione nella corresponsabilità.
Di voi mi fido, a voi mi affido. Fratelli e sorelle, pregate per me e per la nostra bella Chiesa di Monreale.