Una pagina di storia termitana misconosciuta: L’antica produzione delle paste alimentari

Nel Medioevo, il territorio di Termini Imerese fu sede di una florida produzione dell’antenato dello “spaghetto”, come è attestato sin dal Dodicesimo sec.

Infatti, intorno a tale secolo nel territorio di Tirma (arabizzazione di Thermae) in uno sparuto insieme di casupole lungo la strada da Palermo a Messina, un “mahall”, chiamato “at tarbî’ah” oggi Trabia, il viaggiatore arabo Al Idrisi (1099 circa – 1164 circa) vide realizzare “un cibo di farina in forma di fili”, i cosiddetti “itrya”.

In quel torno di tempo le fertili terre dell’entroterra imerese producevano frumento in gran misura. Il grano veniva stoccato nei grandi magazzini siti nella parte bassa della città, il noto Caricatore. Da lì trasportato con i carretti, confluiva nelle stive delle navi ormeggiati in rada, per essere esportato nei maggiori scali marittimi del Mediterraneo.

Occasionalmente si aveva la pasta chi sardi e la pasta ncaciata; quando c’era stufatu (la sola domenica o nelle grandi feste) la mamma calava i cavatuna (lisci o rizzi),

ed il Venerdì Santo era d’obbligo col nero di seppia, senza il formaggio ma con pane grattato. Per carnevale non mancavano mai i maccheroni casarecci e la salsiccia, e per Natale troneggiavano le larghe lasagne cecate (condite con ricotta). Per la ricorrenza della festività di S. Lucia, il popolino non mangiava pane e si nutriva di cuccìa (frumento bollito e condito con olio e latte) e i panillara facevano affari d’oro.

A causa del suo basso costo, spesseggiava la pasta con le zucchine, che i più grandi vantavano per i suoi miracoli terapeutici, ma che faceva torcere il muso ai giovani. E ne venne fuori il detto:

“Conzi metticcinni na visazza

Falla comu voi, sempri è ccucuzza”.

Ed è tradizione che un fraticello del convento di S. Antonio, oggi casa di ricovero per i vecchi, biascicasse il ritornello che segue:

“A lu luni (lunedì) ccè ccucuzza, A lu marti ccè ccaravazza (specie di zucca), A lu mercuri ccè ccrìcchia î parrinu (altra specie di zucca)

Sempri cucuzza, Santantuninu!”

La pasta condita con solo olio era detta pasta squarata o pasta bianca e la pasta saliata era la pasta all’olio, con una gratattina di formaggio. Altre qualità erano: la pasta â milanisa (con aglio e acciughe), la pasta câ muddîca (grattandovi sopra pane tostato invece di formaggio). E per quanto riguarda gli intingoli, si avevano u spizzateddu, i cacòcciuli ntianu, a ghiotta (brodetto di pesce e aglio), babbaluci a picchi-pacchi (con soffritto di pomodoro e cipolle).
Sasizzeddi (involtini di carne con carne tritata, uova sode, olio, prezzemolo, formaggio e mollica di pane), baccalaru mmiàncu (baccalà in bianco condito con olio e limone), milinciani abbuttunati (con delle tacche in cui si introducono acciughe salate, formaggio ed altro), frocia (frittatina d’uovo), capunata, ovu ciurusu, purpetti, favi pizzicati, crastu, iadduzzi oltre a molte qualità di pesce, quali: mirruzzi, sardi, anciovi, pìchiri, lamii, anciddi, scurmi, trigghi, purpi, sicci, ancileddi, lùviri, maccarruneddu, turrurici ed altre qualità che si potevano acquistare a bassissimo prezzo».

Termini Imerese (PA) Veduta dal Belvedere, anno 1905 circa.

Bibliografia e sitografia

J.B. Beccari, “De frumento”, in De Bononiensi scientiarum et artium. Instituto atque Academia Commentarii, II,1, pp. 95-108, Bologna 1745.

G. Prezzolini, Maccheroni & C., Longanesi Milano 1957.

G. Mondelli, “Essiccazione della pasta. Tecnologia in formato semplice”, parte 3a, in Pasta & Pastai, 18, 1999, p. 5.

Giuseppe Navarra “Termini com’era” GASM, 352 pp. 2000.

Dizionario delle cucine regionali italiane, Slow Food Editore, Bra 2010.

Le paste d’Italia, Gedi (Gruppo Editoriale), 2020.

Giuseppe Longo, 2018, “Il quartiere fuori Porta Palermo e l’infondata “leggenda” dell’origine del Carnevale di Termini Imerese”, Cefalunews.org – 24 agosto.

Giuseppe Longo 2018, “Il binomio Palermo-Termini, tra porte civiche, manifestazioni carnascialesche e “gustose” leggende metropolitane”, Cefalunews.org, 22 dicembre.

Andrea Sansone, Mulini e Pastifici a Termini Imerese dall’Unità d’Italia ai nostri giorni” Tipografia Zangara, Bagheria, 2018, 218 pp.

Antonio Contino, “Aqua Himerae idrografia antica ed attuale dell’area urbana e del territorio di Termini Imerese (Sicilia centro-settentrionale)” Giambra Editori, 300 pp. 2019.

Foto di copertina: Veduta del porto, anno 1935 circa.  Per gentile concessione di Francesco e Michele Ciofalo.

Foto a corredo dell’articolo: Veduta dal Belvedere, anno 1905 circa.  Per gentile concessione di Francesco e Michele Ciofalo.

Giuseppe Longo

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