Il CED in trasferta: tra loro la nostra Simona Testa

Mio padre amava la musica. Quindi, ogni domenica mattina, il nostro risveglio era scandito da melodie diverse: a volte rock, altre più soft, alcune volte era musica “intelligente”, come la chiamo io, quella che sa raccontare, che ti insegna a comunicare, che è capace di risvegliare i ricordi del passato. Tra questi, c’era Franco Battiato, un menestrello della musica, un poeta travestito da persona comune. E ricordo ancora quando mio padre mi raccontò de “La cura”, la dedica che il cantautore siciliano volle fare alla sua mamma, mentre piano piano si spegneva e il suo animo si raggelava.

Ecco perché, quando Simona Testa, nostra concittadina ed eclettica artista a tutto tondo, mi ha omaggiato di un invito per partecipare allo spettacolo che la compagnia di ballo nella quale studia e lavora con meticolosità, stava per presentare a Cefalù, ho avuto un sussulto al cuore. Mi sono detta: “così giovani, insieme a Battiato. Proviamo, Simona non delude mai!” E per fortuna, sono andata!

Lo spettacolo di venerdì sera ha rappresentato ciò che nella mente di tutti noi è l’esatta rappresentazione di ciò che significa “cu nesci, arrinesci”. Eppure, Simona, che tanto deve avere combattuto per portare questa sua realtà nella nostra città, non ha mai dato la sensazione di volere scappare, anzi… lei resta sempre ancorata a casa sua, nei ricordi, nelle bellezze che ha intorno e nelle cose di tutti i giorni. E ha trovato un maestro, Alessio Di Stefano, un energico coreografo, con tante idee e una passione che sviscera delle membra e dalle parole, che ha saputo tirare fuori un potenziale immenso non solo dalla nostra amata Simona, ma tutte le ragazze sul palco. Avete presente quando qualcosa attira la vostra attenzione, fosse un libro, un film, uno spettacolo, e ad un certo punto, non si accorgi nemmeno che sia passata un’ora? Il corpo di CED, Connessione Energia Danza, ha fatto proprio questo, con la loro prima trasferta, giocando un po’ in casa di Simona e testando come viaggiare attraverso questo spettacolo dal titolo “La cura” di Franco Battiato. Le ragazze sono state un misto di bravura e meraviglia; emozionate, glielo si leggeva nello sguardo, ma è bastato poco perché si lasciassero andare e raccontassero, attraverso le musiche e le parole del maestro Battiato, il loro vissuto, quello che sono in grado di imparare, quello che vorranno diventare, quella passione che solo chi la vive e la possiede conosce e fa conoscere.

Permettetemi una considerazione personale: il teatro era gremito di gente, un applauso interminabile le ha accompagnate alla fine dello spettacolo. Poche parole da parte del sindaco, perché, del resto, cos’altro si poteva dire se non continuare ad applaudire? Ecco, quando cerchiamo intorno a noi qualcosa di bello, che sappia mostrarci, il bello, di cui abbiamo bisogno per andare avanti, per sentirci più forti, motivati, giustificati e – perché no! – idolatrati, mi piacerebbe che ricordassimo dei nostri ragazzi, che hanno tanto da raccontarci. Loro viaggiano, molti fanno solo voli pindarici, altri “riescono” e poi tornano a casa, a volte per sempre, a volte con una toccata e fuga. Ma ricordiamoci che quella toccata e fuga deve servire per far sentire loro il nostro appoggio e la nostra ammirazione. Come Simona, che ieri sera sorrideva, felice ed entusiasta, perché il pubblico di casa sua ha apprezzato e ha applaudito, in piedi, sei giovani donne, brave e belle, virtuose e semplici, capaci di cambiarsi in scena senza darlo a vedere, capaci di sorridere dopo essersi commosse. Questo è stato lo spettacolo della compagnia CED, guidata dallo straordinario Alessio Di Stefano.

Scatti di immagini, mi piace definire così quei momenti che ho impresso nella memoria e mi hanno permesso, ieri sera, di capire perché mio papà amasse così tanto la musica d’autore, quella bella, quella “intelligente”, quella che sa raccontare, che ti insegna a comunicare, che è capace di risvegliare i ricordi del passato. Abbiate cura di voi, ragazze. Ed emozionatevi ancora, per noi e per tutti coloro che non sanno vivere di emozioni.

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