L’Engim aveva ragione: i giudici condannano la Regione

Il Giudice condanna la Regione siciliana a pagare all’Engim sicilia le somme che questo deve a 29 suoi ex lavoratori. In tutto 845.636 di euro. Sono già ventinove le sentenze con cui il Tribunale di Termini Imerese, nella sua sezione lavoro, nelle persone dei giudici Roberto Rezzonico e Chiara Gagliano, ha affermato la responsabilità dell’Assessorato Regionale dell’Istruzione e della Formazione Professionale della Regione Siciliana nei confronti del centro di formazione professionale Engim Sicilia. In ciascuna delle suddette pronunce, il Tribunale ha condannato l’assessorato a pagare all’Engim le somme da questo dovute al lavoratore dipendente oltre a rifondere, sempre all’Engim, anche le spese di lite.  «Il tutto – commenta Salvatore Passarello, legale dell’associazione Engim Sicilia – in virtù della riconosciuta fondatezza della chiamata in garanzia, di natura impropria, effettuata da Engim Sicilia nei confronti dell’Assessorato Regionale, e “considerata l’essenzialità della formazione professionale ai fini dell’ingresso nel mondo del lavoro e quindi della tutela dei valori costituzionali fondanti la Repubblica (cfr. artt. 1, 4, 34 e 35 Cost.), la già avvenuta erogazione del servizio pubblico formativo da parte dell’Engim avrebbe comunque imposto l’erogazione del finanziamento per consentire all’Associazione di far fronte ai propri oneri contrattuali verso i propri dipendenti, e ciò anche nell’ottica dei doveri di buona fede e solidarietà economica e sociale».

In termini economici queste sentenze hanno determinato la condanna in capo dell’Assessorato Regionale Istruzione e Formazione Professionale per un importo complessivo di 845.636 euro. «L’azione dell’Engim Sicilia per il perseguimento e l’accertamento della verità – continua Passarello – continuerà con forza e determinazione così come tale è stato l’impegno della medesima in favore dei giovani del territorio cefaludese e madonita cui ha offerto un’opportunità che altri hanno concesso troppo spesso solo a parole».

L’Engim è una struttura dell’istituto “S. Di Giorgio” che si ispira al carisma della Congregazione dei Giuseppini del Murialdo. I padri Giuseppini, ispirandosi a San Leonardo Murialdo, iniziarono il loro progetto educativo e formativo, con i giovani e la comunità cefaludese il 17 novembre 1955, accogliendo e ospitando, nel convitto, i primi due orfani. In oltre mezzo secolo di attività hanno formato e ospitato migliaia di giovani nel settore elettrico, elettronico, elettromeccanico, meccanico e informatico, turistico e ristorazione, proveniente da più province. Tutto va avanti senza problemi tanto da ospitare centinaia di allievi nel corso di un anno scolastico. Fino al 2006 ospitava anche circa una sessantina di convittori provenienti dall’entroterra madonita e nebroidea e altre realtà esterna. I ragazzi che lasciavano le scuole medie del territorio bussavano al portone degli Artigianelli per chiedere una formazione professionale che non si aveva da nessuna parte nella zona. I problemi cominciano a sorgere negli ultimi dieci anni quando dalla Regione siciliana cominciano a non arrivare più con puntualità i fondi loro destinati. All’inizio si tampona ma quando i soldi destinati alla formazione professionale dell’Engim arrivano con sempre più ritardi la situazione si aggrava. Tutto questo porta lentamente dapprima al licenziamento del centinaio circa di dipendenti e nell’autunno del 2015 alla chiusura dell’Engim che si trovava sulla centralissima via Roma a Cefalù. Per la città di Cefalù è una perdita enorme. Con la chiusura dell’istruzione professionale, che per diversi anni aveva assicurato l’associazione che si ispira al carisma del Murialdo, tanti giovani non hanno più avuto la possibilità di formarsi in settori delicati quali quello elettrico, elettronico, elettromeccanico, meccanico. Molti ex dipendenti si rivolgono al Giudice e adesso dopo le prime sentenze c’è da ritenere che saranno in tanti che seguiranno le orme dei loro ex colleghi.

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