Polizzi piange la morte di Enzo al secolo Jyoti Ba: negli anni ’80 si era trasferito in India

Agli inizi degli anni ’80 aveva sconvolto con il suo pensiero i giovani di Polizzi Generosa. Enzo andava in giro vestito diversamente dai suoi amici. Indossava abiti indiani e con gli amici discuteva di vita, silenzio e amicizia. Tenti i pomeriggi e le serate trascorsi fra piazza XXVII maggio e piazza Carmine a discutere di amore, libertà e fratellanza. Enzo era un bambino diverso dagli altri. Quando la maggior parte dei suoi coetanei apprezzavano l’esperienza di crescere nel vero modello occidentale, egli era occupato a leggere tutto riguardo storia, filosofia e religioni. Era un adolescente ben preparato e all’età di diciotto anni trova la sua vita inutile e troppo materialista. Decide di visitare l’India. Era un disegnatore molto promettente ma finito il Liceo Artistico, seguendo il suo spirito, alla fine del 1980 andò in India.

«Gli anni settanta erano finiti – raccontava – e con loro tutti i sogni di una generazione più vecchia della mia. Era un’epoca di disillusione, gli anni ottanta si andavano aprendo con quella sensazione d’impotenza e apatia che inevitabilmente viene a crearsi ogni volta che si presenti un crollo d’ideali. Le nuove generazioni, cresciute nel consumismo,sembravano interessate solo ad un look giusto e alla moda. Nato com’ero nel 1961, mi ero trovato nel mezzo di due epoche,troppo giovane o troppo vecchio, né di una né dell’altra generazione. È così che seguii in India un amico… Avevo appena diciannove anni, il mio primo viaggio all’estero, pochi soldi e non una parola d’inglese. Come d’incanto mi ritrovai lì: decisamente un’altro mondo! Mi trovai completamente ignorante e nello stesso momento che me ne resi conto, l’accettai. Mi arresi così totalmente a ciò, che automaticamente iniziai semplicemente ad imparare, per non smettere più».

Era la fine di marzo quando Enzo va in india con un amico. Dato che all’epoca non c’era vaccino antiepatite, o se c’era nessuno l’aveva informato, Enzo si ammala. In cinque giorni di flebo e medicine si ritrova senza soldi e mancava ancora un mese prima del volo di rientro in Italia. Senza soldi vide che non c’era problema per il cibo. Incontra un’allegra famiglia stipata in pochi metri quadrati. Si trasferisce con loro. Quando arriva il momento per ritornare in Italia lascia loro tanti ricordi. Quando torna in India si trasferisce subito dalla sua famiglia indiana. Con la sua natura estroversa Jyoti, come si fece chiamare, incontra nuove amicizie fin nei villaggi dei dintorni e continua la scoperta del paese. Ad ogni estate Jyoti torna in Italia, non solo per ottenere un nuovo visto, ma perché l’estate a Polizzi è davvero speciale. Torna in India. nel 1996 incontra Naschi, una giovane svedese che si trasferisce in India col desiderio di sperimentarne la realtà al di là di ogni mito. Insieme iniziarono ad approfondire la relazione con le comunità pastorali Gurjar e Raika/Rabari. Con il profondo amore per la cultura pastorale, e il dolore nel vederla scomparire, Jyoti e Nashi fondano l’organizzazione “Marustali” per documentare e catturare la conoscenza dell’antico modo di vita, con speciale attenzione per il costume.

Jyoti e Nashi sono richiesti quali guide, per conferenze e per collaborazioni speciali. I giornali li cercano e su di loro scrivono diversi articoli. Enzo indossa il “saffa” il turbante di 8 metri di colore bianco per indicare anzianità, i più giovani lo indossano invece rosso. Indossa il bandi, una giacchettina maschile. Le juti sono le scarpe rajasthane, dette anche pagarchi. In India non è usanza cambiarsi. Di solito ci sono due cambi soltanto, e quando Jyoti e la sua compagna Nashi avevano viaggiato per il nord non si erano portati né zaini né niente, avevano tutto addosso.Il suo insegnamento affascina tanti. «Ricordate che la nudità è la vostra condizione naturale, pertanto cercate di stare nudi quanto più potete, lasciate libero il corpo, che respiri. Avvilupattevi nei migliori tessuti naturali, leggeri e vaporosi. Mostrate pure il vostro umore tramite essi. Ricordatevi, le vesti sono il primo biglietto da visita. Usate il vostro vestire per dire al mondo chi siete. Siate voi stessi, non seguite mode». Enzo guarda al mondo con quegli occhi che sanno vedere anche al buio. «Ricordate che non sono gli occhi che vedono ma la consapevolezza. Chi sa come il reale è ciò che non cambia, vede oltre le apparenze dell’illusorio mondo fenomenico, del molteplice, della luce, delle emozioni, dei colori.. dell’andare e il venire. Quando l’occhio della consapevolezza vede l’unitudine immutevole del tutto in ogni evento, il guardare è raggiunto. Imparare a guardare il buio oltre la luce». E a chi gli parlava di felicità e pianto rispondeva: «il mondo piange attraverso i miei occhi. Io non piango. E’ tutto il mondo che piange attraverso di me». 

Ciao Enzo.

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