Quando il nome Unesco non va usato a sproposito

Non dieci milioni per i siti UNESCO, ma una grossa somma stanziata per i centri che li ospitano, e neanche tutti. Insomma, il nome UNESCO non va usato a sproposito. E’ la correzione che giunge da Aurelio Angelini, direttore della Fondazione Unesco Sicilia, dopo aver letto la notizia di uno stanziamento in Finanziaria, su proposta del deputato PD Nello Dipasquale che parla di “10 milioni di euro per la tutela del patrimonio storico, architettonico e monumentale dei siti UNESCO (area archeologica di Agrigento, Piazza Armerina, Villa del Casale, isole Eolie, le città barocche del Val di Noto, Siracusa e le necropoli rupestri di Pantalica). “Viene utilizzato impropriamente il nome UNESCO per destinare dieci milioni di risorse ad una parte dei comuni in cui ricadono i beni della World Heritage List, e non alla valorizzazione dei beni stessi – chiarisce infatti Angelini -. I dieci milioni sono destinati ad interventi migliorativi non dei monumenti, ma dei centri urbani. Fermo restando che l’iniziativa di rendere più belle le nostre città, è comunque meritoria e dovrebbe riguardare non solo i centri che hanno la fortuna di possedere siti UNESCO, è bene precisare che si tratta di risorse che non verranno direttamente utilizzate per migliorare e valorizzare i monumenti. Inoltre, si escludono da questo elenco due siti di grande rilevanza come Palermo arabo normanna e i comuni di Cefalù e Monreale, e i comuni che ricadono nell’area dell’Etna”.
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