Geraci, dai 35 quartieri storici alle tradizioni fatte di serenate, cavadduzzi e palummeddi

Nei primi anni del ‘700 a Geraci Siculo c’erano 35 quartieri. Il segno di una comunità viva. Oggi molti usi e costumi del passato sono state perdute. Tra le cose che ancora oggi si conservano c’è la preparazione dei “cavadduzzi e palummeddi” (cavallucci e colombe) di caciocavallo modellato dalle mani dei pastori. Queste vere e proprie opere di arte contadina vengono offerte in occasione della festa in onore del SS.Sacramento  denominata “A carvaccata di Vistiamara” ovvero la cavalcata dei Pastori. Un’altra antica tradizione si conserva fra le anziane donne di Geraci ed è quella che le vede filare ancora la lana con il “fuso” e la “conocchia”. Con questa lana vengono realizzati indumenti di lana per la famiglia.

Altra tradizione che viene conservata è la “serenata alla zita” che il fidanzato, alla vigilia del matrimonio, porta alla fidanzata in segno di buon auspicio. Tradizioni ancora in uso anche per quanto riguarda alcuni indumenti che vengono indossati da quanti abitano a Geraci. In particolare alcuni indumenti che vengono utilizzati dai pastori e dai contadini in genere: i “cauzi di peddi” che sono gambali di pelle di capra, i “ scarpi di pilu” che sono scarpe di pelle e a ‘ncirata” che è un mantello di tela cruda con cappuccio reso impermeabile con olio di lino.

Nei mesi invernali molti uomini usano sia per il lavoro, sia per la festa “u cappularu”, un mantello di panno con il cappuccio, mentre le donne vanno in giro con “u sciallu” anch’esso di panno o di spugna. Tra le tradizioni che oggi fanno tendenza e moda c’è “u cappularu” tanto che molti visitatori lo acquistano per poterlo indossare anche in città, come riscoperta di una tradizione.

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