Liliana Segre scrive ai ragazzi della Scuola Media italiani

Cari ragazzi che oggi celebrate il Giorno della Memoria,  vorrei essere con voi, guardarvi in volto, negli occhi, conoscere ognuno di voi. Non è possibile a causa della mia età e della stanchezza e quindi ecco le parole che vorrei riportarvi a voce: ll mio impegno, la mia missione, è tramandare la Memoria, in un mondo pieno di ingiustizie è l’unico vaccino contro l’indifferenza.” “Sui vostri monumenti alla Shoah non scrivete violenza, razzismo, dittatura e altre parole ovvie, scrivete ‘indifferenza’: perché nei giorni in cui ci rastrellarono, più che la violenza delle SS e dei loro aguzzini fascisti, furono le finestre socchiuse del quartiere, i silenzi di chi avrebbe potuto gridare anziché origliare dalle porte, a ucciderci prima del campo di sterminio”. Oggi è passato tanto tempo, quasi tutti i testimoni sono morti.

Dobbiamo ricordare perché le cose che si dimenticano possono ripetersi. “Ricordare è sempre importante”. Il razzismo non è mai sopito, oggi riemerge è in molte forme, così come l’indifferenza generale, quando i senza nome eravamo noi ebrei. Oggi percepisco la stessa indifferenza per quelle centinaia di migranti che muoiono nel Mediterraneo, vorrei che tutti partecipassero con pietà e umana commozione al dramma di tanti bambini resi orfani e adulti perseguitati o cacciati di casa, ora come allora. Io sono una nonna, ho tre nipoti maschi, i miei gioielli, poco più grandi di voi. Quando sono diventata nonna del primo, Edoardo, ho capito che era arrivato il momento di iniziare a parlare, raccontare la mia storia.

Lo faccio per quei sei milioni di persone che non hanno potuto tornare e raccontare. Voi ragazzi siete i miei nipoti ideali, dopo tanti anni vi conosco bene come interlocutori, siete un pubblico straordinario, attentissimo, la vera eredità di testimonianza. Finché avrò fiato continuerò a portare il mio messaggio tra voi. Non posso pensare che tutti diventerete “candele della Memoria” ma se anche solo uno coglierà il testimone, saprò che ne è valsa la pena. La violenza, l’odio, la vendetta non devono mai avere il sopravvento sulla vostra umanità. Nella mia storia parlo di morte, di orrore e di odio, ma racconto anche la forza travolgente della vita e il ripudio alla vendetta e alla violenza. “Non dite mai: non ce la faccio, siamo fortissimi e dentro di noi si celano energie sconosciute”. Il mio messaggio vi invita a non dimenticare la tragedia e l’orrore che è stata la persecuzione razziale, ma vuole essere un invito a non perdere mai la speranza e a camminare, una gamba davanti all’altra. Che la marcia che vi aspetta sia la marcia della vita.

Un abbraccio a tutti.

Liliana Segre.

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