2000 ettari di Parco in fumo. Lo rivela uno studio condotto, tramite immagini satellitari, dall’Università di Reggio Calabria

La tecnologia del telerilevamento da satellite (remote sensing) ha consentito quasi in tempo reale di quantificare la superficie percorsa dai recenti incendi nel territorio del Parco delle Madonie. Lo studio è stato condotto dal gruppo di ricerca coordinato dal professor Giuseppe Modica del Dipartimento Agraria – Università Mediterranea Reggio di Calabria (vedi foto sotto).
Tramite l’elaborazione delle immagini rilevate dal satellite Sentinel-2 del programma Copernicus dell’Agenzia Spaziale Europea è stata mappata la superficie percorsa dal fuoco ed è stato possibile stimare un primo grado della severità di questi incendi: “Si tratta –  spiega il professor Modica – di immagini satellitari multispettrali  Sentinel-2, con confronto della situazione pre-incendio (06 Luglio 2021) e post-incendio (10 Agosto 2021). Si analizzano particolari regioni del cosiddetto spettro elettromagnetico, che rappresenta l’insieme delle possibili frequenze della radiazione elettromagnetica. Una piccola frazione è la regione della radiazione visibile all’occhio umano. Ci sono altre regioni dello spettro elettromagnetico non visibili ma rispetto alle quali la vegetazione si comporta in maniera molto caratteristica. In particolare, la vegetazione sana riflette buona parte della radiazione nella regione del vicino infrarosso (NIR, Near Infra-Red) e assorbe gran parte di quella nella regione dell’infrarosso a onda corta (SWIR, Short Wave Infra-Red). Comportamento opposto ha la vegetazione bruciata. Dunque, analizzando opportunamente la radiazione riemessa dalla vegetazione in queste due regioni, è possibile mappare le aree percorse dal fuoco. Inoltre, partendo da questa constatazione fisica, è stato negli anni definito un particolare indice, il cosiddetto Normalized Burn Ratio (NBR) che, se calcolato nel periodo pre-incendio e post-incendio, consente di ottenere il cosiddetto delta NBR (dNBR o ΔNBR). Opportunamente tarato, il ΔNBR è un ottimo ausilio al calcolo della diversa severità di un incendio nelle aree interessate. Nella nostra mappatura, abbiamo considerato il valore 0.1 come soglia bruciato/non bruciato (ΔNBR >=0.1) e soglie incrementali di 0.1 dell’indice ΔNBR per delineare via via le aree con maggiore severità degli incendi”.
Drammatico il risultato in termini numerici: quasi 2000 ettari su un totale di circa 43000 ettari di territorio protetto (quasi il 5%), in buona parte in zona B (circa 1000 ettari) è andato bruciato.
“Uno studio preziosissimo – Afferma il presidente dott. Angelo Merlino – che ci consente avere un quadro dettagliato dei danni subiti dal territorio a causa gli incendi. Un sentito grazie al professor
Giuseppe Modica e al suo team di ricerca anche a nome dell’intera comunità madonita. Questo studio, oltre che dal punto di vista scientifico, è anche molto importante perché fa prendere coscienza a tutti della fragilità del nostro territorio. E di come in poche ore centinaia di anni di storia naturale possono essere cancellati. Le zone verdi non possono restare solo un ricordo in vecchie foto satellitari”.

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