«Marziani» ♂ e «Venusiane» ♀

Spunto del titolo odierno, è il famoso libro di J. Gray (psicosessuologo e terapeuta familiare) “Gli uomini vengono da marte, le donne da venere”: poche, evocative parole che aprono un mondo sulle differenze tra i sessi. Uomini e donne sono diversi in tutto, l’Autore scrive: «comunicano in modo diverso, pensano, sentono, percepiscono, reagiscono, amano, provano bisogno e giudicano secondo differenti modalità». Questi aspetti fortemente mediati dalla cultura e dall’educazione, appaiono ovvi in termini razionali cioè tutti ne siamo a conoscenza, però nel concreto delle relazioni portano spesso conflitti o incomprensioni.

Che succede? Si tratta delle difficoltà ad accettare differenze connaturate e del nutrire al contempo aspettative sul comportamento altrui; spesso vorremmo che l’altro cambiasse, immaginiamo che possa agire o “sentire” come faremmo noi, non riusciamo ad accoglierlo/a “incondizionatamente” e proviamo delusione.

Tra tanti possibili, riporto solo un esempio: “lei” e “lui” di fronte a un problema.

Una donna sente il bisogno di parlarne, di sfogarsi e comunica al compagno le sue emozioni, lui “chiamato in causa”, prova a trovare una soluzione. Per sua natura, non può passargli per la mente che lei voglia solo essere ascoltata, per lui questo non ha molto senso, così le dà dei suggerimenti e cerca di aggiustare la situazione. Risultato: lei non si sente compresa, vorrebbe solo condividere e magari trovare in un abbraccio la confortevole presenza dell’altro; lui non vede miglioramenti nello stato d’animo della compagna, si sente inutile e non adeguatamente apprezzato nei suoi tentavi per aiutarla.

Al contrario, quando un uomo ha un problema preferisce non comunicare, «si rifugia nella sua caverna» dice Gray e ci resta fin quando non riesce a risolverlo da solo, estraniandosi da tutto ciò che lo circonda. Lei per sua indole non può comprendere che l’introversione sia un atteggiamento funzionale per lui e fa di tutto per essere presente. Risultato: lui non trova beneficio nella richiesta di condividere i propri vissuti, ha solo bisogno dei suoi tempi e della sua tranquillità, diciamo che “tornerà”, ma per il momento è indisponibile; lei interpreta nel silenzio del compagno il proposito di escluderla e teme che lui possa volerle meno bene.

Non vi sembra che il desiderio di fondo, l’“intenzionalità” come diciamo in Gestalt, sia di “andare verso” l’altro? Eppure l’effetto è quello opposto del non riuscirci o peggio dell’“andare contro”.

Spesso questo accade quando le relazioni sono gravate dal peso di molti “non detti”, da una mancata “apertura” o confronto sui vissuti diametralmente opposti che uomini e donne sperimentiamo e soprattutto se diamo alcune cose “per scontate”. Mi capita lavorando con le coppie, di ascoltare frasi tipo: «… ma se mi ama, dovrebbe capirlo da solo/a che … . C’è bisogno che io lo dica?».

Beh, direi proprio di sì; c’è bisogno, eccome!

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