Palermo: Di Matteo a rischio. Nuove intercettazioni

Palermo: Di Matteo a rischio. Nuove intercettazioni. Nuovo allarme per il pubblico ministero Antonino Di Matteo. L’allarme questa volta scatta per un’intercettazione. Un uomo di Cosa nostra rimproverava la moglie in macchina e non voleva che la figlia andasse al circolo del Tennis di Palermo perché è uno dei luoghi frequentati dal pubblico ministero Antonino Di Matteo. Aveva paura perché, aggiungeva incollerito, “lo devono ammazzare”. L’intercettazione è di qualche settimana fa ed è finita dal tavolo del procuratore di Palermo Francesco Lo Voi a quello dei pm di Caltanissetta e infine al Consiglio superiore della magistratura. Il Csm, infatti, per l’incolumità di un magistrato può decidere di trasferirlo in altro ufficio di pari livello. Una proposta in tal senso era stata avanzata nei mesi scorsi, ma Di Matteo aveva preferito restare a Palermo perchè non voleva che fosse lo stato d’emergenza a dettare il suo trasferimento. E infatti aveva poi fatto domanda alla Procura nazionale antimafia. Solo che il Csm gli aveva preferito altri tre colleghi.

Nel 2014 Totò Riina durante l’ora d’aria nel carcere di Milano Opera diceva che avrebbe voluto fargli “fare la fine del tonno”. Un anno dopo il pentito Vito Galatolo disse che era stato comprato in Calabria il tritolo per uccidere il magistrato. Dell’esplosivo, che sarebbe stato spostato, nessuna traccia. Contemporaneamente scattò l’allarme per la presenza di un furgoncino sospetto nei pressi del Tc2. In quel caso l’allarme parve rientrare. Dentro il mezzo non c’erano armi, come alcuni testimoni dissero di avere visto, ma pistole sparachiodi. Poi, via via sono arrivate le dichiarazioni di altri collaboratori di giustizia. Tutti convergono nel dire che il pm del processo sulla trattativa Stato-mafia è finito nel mirino dei clan.

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