Cinque avvisi di garanzia per il cedimento del viadotto Himera sull’autostrada Palermo-Catania. Arriva a conclusione l’indagine della Procura di Termini Imerese, guidata da Alfredo Morvillo, svolta con la collaborazione del compartimento polizia stradale di Palermo. Gli indagati sono il capo dipartimento della Protezione civile Calogero Foti, l’ex sindaco di Caltavuturo Calogero Lanza, il responsabile della protezione civile del Comune di Caltavuturo Mariano Sireci e due dipendenti dell’Anas preposti alla vigilanza del viadotto, Salvatore Muscarella e Giuseppe Siragusa. Le accuse delle quali devono rispondere sono omissione di atti di ufficio e attentato alla sicurezza dei trasporti.
Il cedimento di tre piloni dell’A19, avvenuto nell’aprile del 2015, sarebbe stato causato da una frana che avrebbe causato l’interruzione del traffico in autostrada per diversi mesi: la vicenda ebbe larga eco e pose la Sicilia al centro di uno scandalo nazionale per la condizione di arretratezza delle proprie infrastrutture. Un intero pezzo di carreggiata dell’autostrada, all’altezza di Scillato, è stato abbattuto. Il gruppo di M5S all’Ars, nell’estate del 2015, ha fatto realizzare una trazzera come by-pass, poi è intervenuto il governo con la costruzione di una bretella tuttora in funzione.
L’inchiesta, durata due anni, si è avvalsa di numerose audizioni e di un’ampia documentazione, fra cui il corposo esposto con 800 firme dell’associazione “Adesso basta” che ha tenuto acceso un faro costante sul problema dei trasporti nell’Isola. C’è stata anche la consulenza tecnica di un ingegnere geotecnico e di un geologo. Esperti che hanno studiato il versante che è franato e ricostruito i movimenti della frana.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, gli indagati pur essendo a conoscenza dell’evoluzione della frana – fra marzo e aprile del 2015 – non hanno adottato i provvedimenti dovuti per mettere in sicurezza il territorio ed evitare che un tratto di autostrada cedesse. E spezzasse a metà la Sicilia.
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